La terza porta della carità

Entriamo nel Duomo di Monselice

monselice2

 

La terza porta è imponente e ha il calore che nasce dalle relazioni costruite e cercate.

Entriamo nel Duomo di Monselice.  Quattro le chiavi da usare: quella del dono e del lavoro, dell’accoglienza e dell’essere famiglia.

chiave   La chiave del dono

Regalare del proprio a chi ha meno: tempo, cibo, vestiti, denaro… Ognuno offre quanto e come può. Ma il risultato è davvero sorprendente. A Monselice è aperto il Centro di ascolto Caritas vicariale che, oltre a farsi carico di tante situazioni di bisogno, coordina le Caritas parrocchiali e provvede alla formazione dei volontari. «Sono quindici i volontari Caritas della parrocchia impegnati su diversi fronti – spiega il parroco, don Sandro Panizzolo –  dal sostenere l’apertura dello sportello di ascolto del centro vicariale (il lunedì pomeriggio e venerdì pomeriggio, dalle 15 alle 17, e il mercoledì mattina dalle 9 alle 11) alla distribuzione di borse spesa».

L’anno scorso 3 mila euro in borse della spesa sono stati consegnati a famiglie e singoli in difficoltà, anche grazie a un accordo col Banco alimentare e alcuni supermercati della zona come Despar, Alì e Lando. «Per Natale alcune associazioni e scuole fanno raccolte di cibo che poi ci regalano e  in tutte le domeniche di Avvento in chiesa viene proposta anche in chiesa, diversificata per generi alimentari».

Grazie a un lascito consistente del signor Pippa, la Caritas parrocchiale ha attivato un fondo di 150 mila euro per le parrocchie del Duomo, San Giacomo e Redentore che va a sostenere, in accordo e su segnalazione dei servizi sociali del Comune,  alcune famiglie in difficoltà, nel pagamento di utenze, spese per libri o gite scolastiche. In patronato funziona anche un doposcuola Caritas (il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 16.30), proposto da una ventina di insegnanti volontari, che seguono personalmente i ragazzi per i compiti.

«Ogni anno, inoltre, una 40na di famiglie si impegna nelle “adozioni di prossimità”: ognuna di loro versa ogni mese 10, 20, 40, 50 euro alla Caritas parrocchiale, garantendo un’entrata certa su cui si può far conto».

chiave   La chiave del lavoro

Il lavoro dà dignità alle persone e aiuta a ritrovare e dare senso a una vita segnata dalla sofferenza. Anche su questo fronte, importante è l’impegno della comunità del Duomo. «Abbiamo attivato tramite il Fondo straordinario di solidarietà varie offerte di lavoro, proponendo un pacchetto di proposte e richieste come associazione Noi, scuole Sabinianum e parrocchia. In questo momento abbiamo assunto 8 persone: dalla signora rom al detenuto che svolge qui in patronato, e non in carcere,  il lavoro riabilitativo. Tutti i nostri “assunti” sono seguiti da due volontari che con competenza e passione si preoccupano degli aspetti burocratici e amministrativi e della suddivisione dei compiti e mansioni».

chiave   La chiave dell’accoglienza

L’accoglienza ai profughi resta un grande capitolo aperto. «Un anno fa 11 profughi sono stati “cacciati” dagli ostelli di Monselice e Battaglia Terme: per tre settimane li abbiamo ospitati in patronato. Si è attivata quindi una convenzione con il Comune che ha dato loro per dormire gli spazi dell’ex pretura. Durante il giorno vivevano nella sala San Giuseppe in patronato (dove potevano anche lavarsi), pranzavano alla mensa dei frati e cenavano in patronato grazie a quanto regalava una gastronomia».Un gruppo di volontari della parrocchia e di diverse associazioni ha attivato un corso di italiano e avviato un processo di inserimento lavorativo. «Quasi tutti a oggi frequentano le scuole medie e alcuni hanno già trovato lavoro – spiega con entusiasmo il parroco – Da novembre nella parrocchia di San Giacomo, il consiglio pastorale ha accettato di avviare il gruppo solidale San Giacomo – Duomo e ha messo a disposizione per l’accoglienza l’ostello per i pellegrini di Santiago: i profughi vivono qui, tutto a spese delle due comunità. L’altra sera ho partecipato a una cena: hanno cucinato tutto gli ospiti ed è stato un momento di grande integrazione e scambio. Uno dei ragazzi è stato cuoco anche ai nostri campiscuola estivi! Sono persone molto affidabili e per bene: ho dato loro le chiavi della sala del patronato senza problemi. I due laureati hanno trovato lavoro. Uno lavora come insegnante di lingue presso l’istituto Cattaneo: preside e colleghi sono davvero entusiasti. Le cose sono sorprendenti!».

La parrocchia del Duomo è coinvolta anche nel progetto vicariale “Rifugiato a casa mia”, maturato con Caritas diocesana. «Abbiamo messo a disposizione 10 mila euro e affittato due appartamenti in cui ospitiamo due famiglie con bambini e ragazzi, una a Pernumia e una a Monselice, sostenendo le spese di affitto e le utenze. Ma la cosa bella è che tutte e due le famiglie sono seguite e accompagnate da un gruppo di volontari. I bambini frequentano le scuole cattoliche di Monselice. Il progetto è stato reiterato fino a giugno 2017».

 

chiave   La chiave dell’essere famiglia

Una comunità ricca quella che abbiamo scoperto dietro la porta del Duomo di Monselice. «Una comunità viva che al proprio interno aveva già presente alcune dinamiche di attenzione e prossimità all’altro – sottolinea don Panizzolo –  Senza escludere anche le ombre: c’è un impegno forte alla carità, ma nel territorio anche una conflittualità difficile. La predicazione e insistenza, richiamata da papa Francesco, sulle opere di misericordia ha però mosso qualcosa in positivo. Ha rafforzato la dinamica caritativa già in atto dando un guizzo ed energie in più. Mi piace pensare che stiamo vivendo una carità di famiglia, in cui i fratelli aiutano i fratelli in difficoltà! Tanti si vergognano di chiedere: questo non deve accadere… Trattarci e considerarci fratelli dev’essere ciò che ci contraddistingue».

Claudia Belleffi

condividi su