Ordinazioni presbiterali 2019 – Solennità dell’Ascensione

02-06-2019

SOLENNITÀ DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE

ORDINAZIONE PRESBITERALE

2 giugno 2019, Basilica Cattedrale di Padova

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Omelia

Siamo qui, attratti tutti quanti dal momento che voi, Pierclaudio, Marco e Giovanni state vivendo. È un momento di intensa fede. Anche noi cristiani, discepoli del Signore come voi, vogliamo vivere e partecipare dei sentimenti belli che vediamo nei vostri occhi, nel vostro sorriso, nel vostro cuore. Qualcuno di questi sentimenti vorrei portarlo all’evidenza e mostrarlo a tutti. Ci sono anche altri tesori in questo momento di grazia. A ciascuno è data la possibilità di soffermarsi, quando con un po’ di silenzio ripenserà a queste intense ore, e potrà contemplare, in questa frazione di giornata, quello che il Signore ha compiuto: una sua meravigliosa opera, un’opera del suo amore.

Il primo sentimento a cui prestare attenzione e che vedo in voi e la gratitudine, una profonda sincera gratitudine, nei confronti dei vostri familiari, dei vostri amici; anche nei confronti della vostra storia e della vostra Chiesa.

È molto bello questo senza questo atteggiamento anche se semplice e anche se non è esclusivo dei credenti. È accessibile anche agli amici, che con la dimensione spirituale della vita stanno ancora lottando. È affascinante, perché i giorni, i nostri giorni, la nostra quotidianità, sono talora segnati da ripensamenti e ripiegamenti; spesso i nostri giorni sono lunghi e monotoni, cosicché fatichiamo a scorgere il dono e i doni di cui viviamo. Per tanti di noi è come se tutto fosse dovuto: la salute, la cultura, il tempo, la vita; anche il sole, la luna e le stelle, il bel tempo, la famiglia e gli affetti, le amicizie, e per noi cristiani le comunità cristiane, il Seminario, le nostre belle esperienze di fede.

Nel momento in cui percorrete la strada della donazione di voi stessi al Signore, avete estratto dal cuore, e noi lo constatiamo dai vostri stessi biglietti con i quali ci avete invitato, un sincero e stupendo atteggiamento di gratitudine. Su di esso avete saputo soffermarvi e indagare. Avete cercato di afferrarne l’origine, il senso, e adesso, dopo tanta ricerca e tanti confronti, guardate verso l’alto proprio come i primi discepoli, guardate dove è Gesù. Mentre Gesù benediceva i suoi discepoli, si staccava da loro, si staccava benedicendo. Ancora oggi, seduto alla destra del Padre, il Signore ci benedice e ci accompagna. E noi, qui riuniti, riconosciamo che anche la vostra gratitudine è un dono della benedizione di Gesù, il Signore. Egli, come pastore, guida la nostra vita, la vita della nostra Chiesa e la storia del nostro mondo. Il vostro sguardo, orientato verso l’alto, aiuta anche noi a scorgere tra le nubi Dio stesso: il suo amore, la sua volontà, la sua grazia. Tutti insieme celebriamo questa Eucaristia ed esprimiamo a Dio la nostra lode per le meraviglie del suo amore. Grazie anche da parte mia e da parte della Chiesa di Padova per averci invitato a questa festa di lode e per permetterci di gustare la gratitudine che c’è nel vostro cuore. La vostra esperienza vi ha portati a dire grazie a Dio, e così inizia il vostro ministero, dalla gratitudine verso il Signore.

Chiediamo insieme che il Signore vi dia forza, grazie e gioia per poter raccontare la vostra gratitudine: da questo atteggiamento nasce l’annuncio del Vangelo, anzi voi stessi siete Vangelo!

Come Maria, la vita della nostra Chiesa e la vostra vita personale siano un canto di lode, il Magnificat, di risposta alle iniziative che Dio ha avuto per voi e per tutti noi.

C’è un altro atteggiamento che vorrei richiamare.

Come forse potete immaginare, dà un po’ di apprensione, a me almeno: é la vostra fiducia. Fiducia nei confronti delle comunità a cui sarete affidati e che ancora non conoscete, fiducia nei presbiteri, vostri compagni di strada, fiducia anche in me, vostro vescovo e nei miei successori, che appunto nessuno di noi conosce. Se fosse per un po’ di tempo, se fosse per qualche anno, se fosse per qualche dimensione o un settore della vita, se fosse per una disponibilità parziale… invece consegnate alla Chiesa tutti i vostri anni, tutte le vostre energie: quella che vediamo è una risposta generosa ad una vocazione. Come quando ci si sposa: per sempre, totalmente, esclusivamente.

In questa scelta di presentare tutta la vostra vita, pensate di trovare la vostra piena realizzazione e la vostra gioia: è questa appunto la vostra strada, la vostra vocazione. Avete ponderato anche il fatto che qualcuno non ce l’ha fatta: tra noi, come nel matrimonio, così nel ministero presbiterale, l’amore e la gratitudine vanno custoditi con cura, anche da parte vostra, e continuamente invocati e rinnovati.

Noi cristiani, preti, diaconi, vescovi, uomini e donne di vita consacrata, noi catechisti, animatori di liturgie, promotori e animatori di carità e di giustizia, siamo e restiamo povera gente: non appoggiamo la nostra fiducia in noi stessi ma nel Signore e nella relazione con lui. La nostra fiducia nasce dalla fede: nella Pasqua di Gesù e nell’impegno che lui si è assunto di donarci sempre e abbondantemente il suo Santo Spirito. Lui ne è il garante. Con il dono del suo Spirito anche noi usciremo dalla città o meglio, daremo continuità alla sua missione che prosegue, in modo nuovo, tramite ciascuno di noi, suoi discepoli.

Se voi, Marco, Pierclaudio, Giovanni, avete fede nel Signore e fiducia in tutti noi, ci contagerete. Sarete un esempio: lo sarete con la vostra giovinezza e il vostro “eccomi!” così straordinario, con la vostra gratitudine, con la vostra fiducia, con la vostra fede. Sì, certamente, anche il bene è contagioso!

Anche noi ci rinnoveremo e sapremo farvi da spalla perché possiate trovare appoggio nelle inevitabili difficoltà della vita, anche della vita ministeriale. Chi più ha forze ed energie spirituali sarà sostegno alla fragilità dell’altro. Lo dico pensando, oltre che a me, anche a tutti i laici cristiani qui presenti, anche per loro c’è spazio e occasione per essere sostegno per un prete.

Il Vangelo e la sua corsa sono affidati a tutti noi, in modi e forme diverse, perché ogni battezzato è chiamato all’annuncio del Vangelo e a vivere la missione della Chiesa.

Grazie dunque anche perché ci avete rivolto l’invito a essere presenti in questa solennità dell’Ascensione del Signore, e in questo modo ci chiedete di essere da noi accompagnati, non solo oggi. Ci spronate cioè a essere degni della vostra fiducia, e ci coinvolgete chiedendoci di rinnovare la nostra fede e la nostra testimonianza alla luce della vostra scelta vocazionale. Lo sappiamo, c’è un modo per rispondere al vostro invito, oserei dire un modo solo o perlomeno privilegiato: quello di aggregarci al vostro cammino obbedendo ciascuno alla propria vocazione. Anche noi ci rinnoveremo, il “noi” non è di maniera, perché sempre il Signore ci chiama, sempre siamo tutti quanti nel suo amoroso sguardo. Anche oggi e in ogni giorno che viviamo: nella vecchiaia, nella giovinezza, nella salute e nella malattia, sempre. La risposta è parte di una relazione ecclesiale che viene tenuta viva e si arricchisce con la testimonianza di ogni battezzato, oggi con la vostra.

E allora mi rivolgo a ciascuno dei presenti, a questa comunità ecclesiale, e alle tante più piccole comunità che la compongono, mi rivolgo a noi: se vuoi sostenere la vocazione al ministero di questi tre giovani, se vuoi aiutarli in un servizio così impegnativo, corrispondi tu alla tua vocazione, mettiti in cammino sulla strada del discepolato, in fretta come Maria, subito come gli apostoli, come Zaccheo. Sarà questo il regalo più bello che possiamo fare: condividere la stessa strada al seguito del Signore Gesù e insieme con voi tre.

Il Vangelo da annunciare, infatti, non è una dottrina, ma una vita, un’esperienza: è la tua storia con il Signore Gesù. È questa storia che dà coraggio e forza per andare nel suo nome e per parlare di lui. Andrai perché la tua esperienza sia conosciuta e possa innescare altre storie, altri incontri tra il Signore Gesù e la vita di un uomo di una donna, tra il Signore Gesù e la vita di una comunità, perché a poco a poco sia arricchita e diventi comunità di discepoli; andrai perché si creino relazioni tra il Signore Gesù e quelle zone di vita, di cultura, di mentalità che hanno bisogno di conoscere la sua Signoria e di essere raggiunte dal suo lieto messaggio. Nessuno può trattenere solo per se stesso l’esperienza dell’incontro con il Signore che arricchirà tante esistenze e vite in forme e vocazioni differenti.

Il modo particolare e specifico che viene affidato a voi è di edificare, di animare, di presiedere comunità di adulti che, come voi, si lascino raggiungere dal Vangelo e per gratitudine e con fiducia lo custodiscono e lo annunciano.

La gratitudine e la fiducia, infatti, presuppongono che voi non vi sentiate né protagonisti – racconterete quello che avete sperimentato, per grazia – né che vi sentiate isolati – siete insieme con tutti noi – ma umili servitori. Sarà sempre più necessario, infatti, che noi, ministri ordinati, ci collochiamo in zone meno esposte, che ci tiriamo un po’ in disparte e che, nelle comunità, lasciamo la scena ai vari ministeri che sapremo discernere, servire, incoraggiare e inviare. Nel nome di Gesù.

Chiesa di Padova, esulta di santa gioia,

per il mistero che celebri in questa liturgia di lode,

poiché nel Signore Gesù asceso al cielo,

la tua umanità è innalzata accanto a Dio

e tu, qui sulla Terra, vivi con lui la tua storia e lo raggiungerai nella gloria.

+ Claudio Cipolla, vescovo di Padova

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