Don Sergio Zorzi riposa tra le braccia del Padre

Le esequie martedì 11 aprile alle ore 10 in Cattedrale a Padova

Don Sergio Zorzi, da poco trasferito dalla Casa del clero all’Opera della Provvidenza S. Antonio, è mancato nella notte del mercoledì santo, 5 aprile 2023.

mons. Sergio Zorzi  – Giustina in Colle (PD), 29.07.1934 –Sarmeola di Rubano (PD), 05.04.2023

«Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole … e di quanto la terra fruttifica. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita».

Con queste parole di S. Gregorio Nazianzeno don Sergio salutava il 60° anniversario della sua ordinazione nel luglio 2019 e aggiungeva:

«Da 60 anni il Signore mi ha donato di stare ogni giorno alla sua presenza, a compiere il servizio sacerdotale».

Mons. Sergio Zorzi nasce a S. Giustina in Colle (PD), primogenito di Severino e Maria Tomasin. Dopo di lui in famiglia sarebbero arrivati Adelina, Gianna, Marisa, Guerrino e Aldo. Papà Severino era un venditore ambulante (di galline o angurie, secondo le stagioni) e si prestava anche come cameriere. Proprio a motivo delle ristrettezze economiche la famiglia si trasferisce nel 1951 nel milanese, a Cuggiono, mentre Sergio già frequenta il Seminario Minore: nella diocesi di Padova don Sergio sarebbe sempre rimasto piantato, nonostante i legami che lo legavano alla terra di emigrazione della famiglia, dove sempre si recava durante le vacanze e quando le circostanze lo permettevano.

Ordinato presbitero il 12 luglio 1959, viene inviato agli studi di Scienze naturali a Padova: consegue la laurea e prende l’abilitazione all’insegnamento a Bologna. Nel frattempo è anche cooperatore festivo ad Arzerello (1959) e, un anno dopo, lo è a S. Ignazio (Padova). Nel 1962 inizia la docenza di Scienze naturali e questioni filosofico-scientifiche nel Liceo del Seminario, mentre nel 1973 diventa Preside del Liceo del nuovo Seminario minore di Tencarola.

Alcuni anni lo vedono a servizio della FUCI (in un periodo tribolato e anche a fianco di don Cristiano Bortoli): prima come vice-assistente ecclesiastico (ottobre 1966), poi come assistente del Circolo maschile (1967) e di quello femminile (1968). Per restare nell’ambito universitario, don Sergio, dal settembre 1983 e fino al 1991, è vice-assistente del Collegio Universitario Gregorianum.

Nell’autunno 1988 diventa cooperatore festivo a Brusegana; nell’ottobre 1990 è vicario di San Canziano in Padova, fino a quando giunge la nomina a parroco della comunità cittadina di S. Benedetto (agosto 1993).

L’incarico si protrae fino al novembre 2014, quando viene nominato penitenziere nella parrocchia di San Benedetto e collaboratore nella nuova unità pastorale della Cattedrale. Con l’occasione si trasferisce presso la Casa del Clero.

Del dicembre 2019 è la nomina a canonico della Cattedrale, col titolo dei Santi Fabiano e Sebastiano. Negli ultimi anni aveva anche l’incarico di celebrare nei giorni festivi a San Canziano secondo il Messale antecedente alla riforma del 1970.

Per accostarsi alla testimonianza resa da don Sergio, la via più fedele non è individuare quanto da lui promosso o realizzato nel corso della vita, quanto piuttosto guardare alla persona stessa, alla qualità della sua sensibilità e interiorità, al suo modo di stare davanti agli eventi della vita. Si deduce subito, ad esempio, che gli incarichi di don Sergio si sono succeduti molteplici e diversi, non cercati e sempre in obbedienza alle richieste del Vescovo. Soprattutto sono stati svolti tutti con serenità e con slancio, come un tesoro da scoprire e da valorizzare, come una continua avventura spirituale capace di ringiovanire. Don Sergio non si identificava in esclusiva con qualcuno dei servizi pastorali esercitati: il motivo unificante dei suoi ambiti di lavoro erano la visione e la comprensione di tutta la realtà e della storia umana a partire dalla personale esperienza della persona di Gesù, vivo e Risorto. Don Sergio aveva la certezza di Gesù come di un “fatto” reale e vivo che riempiva la vita, che andava comunicato a tutti e ovunque, quasi una urgenza da riaffermare nella Chiesa. Di conseguenza, don Sergio godeva di una fede limpida, schietta, semplice, ma anche profonda e capace di animare la vita.

«Signore Gesù, Tu sai tutto! Ancora e sempre, Grazie!  Ancora e sempre, Eccomi! Ancora e sempre vieni!» (50° di ordinazione, 2009).

«Siamo in Lui una cosa sola. Come tutto diventa diverso … se è vero che quell’uomo è il Mistero fatto uno di noi, ricordarlo a 87 anni, ringiovanisce … Ma chi può essere contro di noi se Dio è per noi? Grazie, Alleluia». (29.07.2021)

«Cerco di non perdere di vista che sono cristiano, cosciente di quello che è accaduto di unico ed eccezionale. Dio ci ha visitati, la Chiesa è il segno umano della sua presenza, adesso, per noi, per darci speranza». (01.11.2022)

​Probabilmente don Sergio ha attinto provvidenzialmente, anche se non unicamente, la radice e la fonte di questa visione della vita dal Movimento di Comunione e Liberazione (il fondatore, don L. Giussani, era suo cordiale amico). Raccontando di alcune giovani di Gioventù Studentesca conosciute agli inizi degli anni ’70, scriveva: «Queste parlano di Cristo come se l’avessero visto per strada qualche istante fa. E questo era quello che cercavo anch’io».

Nel 1971 l’eco della contestazione studentesca risuonava ancora forte e chiaro. Il mondo cattolico stava vivendo la fase del post Concilio Vaticano II ed era attraversato da un anelito di rinnovamento. A marzo di quell’anno, alcuni studenti che avevano incontrato l’esperienza di CL nella loro città d’origine – a Rovereto, Adria e Chioggia – si iscrissero all’Università di Padova e si ritrovarono presso il Centro universitario di via Zabarella. Lo stesso anno le loro idee incontrarono quelle di un gruppo di seminaristi: fu l’inizio di un gruppo di persone che trovavano una corrispondenza a grandi domande, riproponevano il cristianesimo in modo essenziale e vedevano nel gruppo universitario di Comunione e Liberazione la possibilità provocatoria e affascinante di vivere da cristiani la sfida a essere protagonisti, sfida che il Sessantotto aveva lanciato. Don Sergio fu coinvolto nelle dinamiche e nelle relazioni del Movimento fin dagli inizi.

In generale, don Sergio non faceva mistero di una pronta apertura a tutte quelle situazioni e circostanze che gli sembravano in sintonia con la sua visione della vita e delle attività apostoliche della Chiesa: ne è venuta una grande lucidità e incisività nel ministero presbiterale, nella predicazione e nella guida spirituale, ma anche una rete di luminose esperienze di amicizia, come si può evincere dalla grande quantità di persone che nel corso degli anni si sono rivolte a lui come amico e riferimento spirituale, tra i giovani e i meno giovani.

Le vicende di salute hanno portato a chiedere l’ospitalità dell’Opera della Provvidenza nel febbraio 2023. Gli ultimi mesi della vita di don Sergio sono stati un calvario penosissimo: uomo limpido e preciso, sempre entusiasta e fiducioso come un fanciullo del Vangelo, viene scosso e quasi travolto da un periodo di confusione e di smarrimento. Scriveva il 14 luglio scorso:

«Mi trovo intellettualmente come potrebbe essere un villaggio su cui è passato un tornado: sentimenti, memoria, convinzioni, non sono più un patrimonio che è a mia disposizione, come e quando voglio. Resta l’appoggio della celebrazione del Mistero, ma senza che il cuore vibri della bellezza del contenuto di cui siamo custodi …  La chiamano depressione senile!».

Al disagio psicologico si aggiunge, poi, l’impossibilità a comunicare e deglutire, nonostante vi fosse ancora la lucidità della persona. Al compagno di ordinazione ed amico don Mario Morellato aveva chiesto l’Unzione degli infermi il 24 febbraio, per sussurrare subito dopo:

«Adesso tutto è a posto. Non manca nulla».

La morte ha raggiunto don Sergio nella tarda serata del 5 aprile scorso. Le esequie saranno celebrate nella Cattedrale di Padova martedì 11 aprile 2023 alle ore 10. Dopo il Rito, la salma proseguirà per Inveruno, prima della sepoltura nella tomba di famiglia a Cuggiono (Milano).

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