Don Igino Cardin riposa tra le braccia del Padre

È mancato mercoledì 27 gennaio all'ospedale di Feltre - I funerali lunedì 1 febbraio alle ore 14.30 nella chiesa di Borca di Cadore (Bl)

Un altro lutto ha colpito il presbiterio padovano. Nella serata di mercoledì 27 gennaio 2021 ci ha lasciati don Igino Cardin. Era ricoverato all’ospedale di Feltre.

Nato a Campodarsego il 25 febbraio 1929. Dopo il percorso di formazione, era stato ordinato presbitero nella chiesa del Seminario maggiore patavino il 4 luglio 1954. Dal 2013 era ospite della “Casa Santa Maria Gloriosa – Casa P. Kolbe” a Pedavena.

A parte alcuni anni impegnati nel seminario della diocesi di Sabina-Poggio Mirteto, don Igino ha vissuto tutto il suo ministero nella diocesi di Belluno-Feltre, sempre a servizio delle comunità della valle del Boite, San Vito, Borca e Vinigo. Vicedirettore fin dal 1954, dal 1971 divenne direttore dell’Istituto Dolomiti Pio X (attuale Park Des Dolomites). Nel 1986 divenne delegato regionale per la pastorale del tempo libero. Nel 1979 venne annoverato tra i cappellani di Sua Santità, divenendo “monsignore”. Il 7 settembre 1994 venne insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Per volontà di don Igino, il funerale sarà celebrato lunedì 1 febbraio, ore 14.30, a Borca di Cadore (Bl), dove la salma sarà anche sepolta.
La celebrazione sarà presieduta dal vescovo di Belluno-Feltre, mons. Renato Marangoni.


Mons. IGINO CARDIN (Campodarsego, 25.02.1929 – Feltre, 27.01.2021)

Don Igino Cardin era nato il 25 febbraio 1929 a Campodarsego, dove anche era stato battezzato il 10 marzo successivo. Figlio di Cesare e Genoveffa Picchetti, era l’ottavo di quindici figli, dei quali quattro tuttora viventi (una sorella, suor Ginetta, è stata missionaria in Giappone dalla metà degli anni ‘50 e vi è rimasta tutta la vita, senza mai far ritorno in Italia). Le forti radici familiari hanno dato al sacerdozio di don Igino la fede, la fedeltà, la coerenza e la generosità.

Entrò nel Seminario “Barcon” di Thiene durante il tempo della guerra, quando l’edificio stesso era occupato dai tedeschi che, fortunatamente, si prodigavano per dar da mangiare anche ai ragazzi presenti.

Ordinato prete nella chiesa del Seminario il 4 luglio 1954, nel settembre successivo, a causa della salute cagionevole, fu inviato come vicerettore al collegio Dolomiti Pio X di Borca di Cadore, dove avrebbe trascorso gran parte della sua vita, mettendosi pure a disposizione delle parrocchie di San Vito, Borca e Vinigo.

L’edificio, Palace Hotel Des Dolomites, era stato costruito agli inizi del ‘900 dalla Compagnia Italiana Grandi Alberghi. A seguito delle vicende del secondo conflitto mondiale, il Demanio vi aveva chiamato i padri Cavanis perché utilizzassero la struttura come un collegio scolastico, nello spirito del loro carisma. Nel 1954 il vescovo Girolamo Bortignon acquistò il complesso lasciandolo funzionare come collegio e prevedendo che fosse usato per i seminaristi durante il tempo estivo. Chiuso il collegio vero e proprio, l’istituto continuò come convitto ospitando decine e decine di adolescenti che frequentavano le scuole del posto. Per questo motivo, molti sono i preti che si sono succeduti a Borca come insegnanti, oppure, fino a quando anche il convitto non cessò il suo servizio, come vicedirettori ed educatori, accanto alla figura di don Igino. Attualmente l’edificio ha ripreso il nome originario di Park des Dolomites.

In mezzo all’esperienza cadorina di don Igino, l’unica pausa temporale è contenuta tra gli anni 1963 (settembre) e 1971 (marzo), quando fu inviato come direttore spirituale nel Seminario di Magliano Sabina (Ri).

L’antica diocesi suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, che si estende tra le province di Roma, Rieti e Terni, già dal 1951 aveva come rettore del proprio Seminario don Mario Mortin, poi chiamato al collegio Barbarigo (1967). In quegli anni la Diocesi andava organizzandosi sia territorialmente, sia con la presenza del vescovo residenziale. Oltre a don Igino, nello stesso Seminario hanno operato don Gabriele Antoniazzi (deceduto nel 2008) e don Piergiorgio Sandonà. Di certo, la conoscenza personale e le origini dei vescovi di quel tempo hanno reso possibile la collaborazione tra le due Chiese di Padova e Sabina-Poggio Mirteto.

Nel marzo 1971 don Igino tornò a Borca di Cadore come direttore dell’Istituto Dolomiti Pio X, prendendo il posto di don Vittore Colao col quale aveva già collaborato in precedenza. Don Igino era orgoglioso che tanti ragazzi trovassero al Pio X un luogo dove crescere e abitare e si dedicava loro con vera passione e sforzo, da persona esigente, ma comprensiva e rispettosa. Innamorato del parco dell’istituto, cui si dedicava con cura, era pure contento del fatto che la successiva ospitalità della casa fosse rivolta alle famiglie e ai loro figli, anche piccoli (situazione al tempo non prevista dagli alberghi della vallata). Per restare nel Cadore, aveva anche rifiutato una proposta di servizio a Roma: il turismo “sociale” era così connaturato in don Igino che fu nominato negli anni ’80 delegato regionale per la pastorale del tempo libero ed ebbe anche in diocesi incarichi relativi alla pastorale del tempo libero. Don Igino era contento di spendersi «in un settore e forma di apostolato nuovo che la Chiesa del Vaticano II ha promosso».

L’11 gennaio 1979 gli era stato conferito il titolo di Cappellano di Sua Santità, mentre il 7 settembre 1994 quello di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Nei confronti dei famigliari (tantissimi sono i nipoti e i pronipoti) don Igino ha tenuto una relazione continua e generosa, anche scendendo più di qualche volta a Campodarsego a bordo della sua Vespa, quando questa era l’unico mezzo di trasporto posseduto. Ha sempre custodito un pensiero grato per il fratello Dino, salito a Borca ad aiutarlo nella ristrutturazione del Pio X e che poi avrebbe preso casa a Villanova di Borca di Cadore. Don Igino era certamente un prete conforme allo spirito operativo, leale, sinceramente disinteressato della tradizione padovana, cui aggiungeva la sua nobiltà d’animo, l’esperienza e la saggezza, la semplicità e la cordialità.

Nel 2006 fu nominato il nuovo direttore del Pio X e don Igino chiese di essere accolto nella canonica di Borca, accanto al vecchi parroco al quale succedette rimanendo nella comunità fino al luglio 2013. Lo si ricorda come dedito al confessionale, in un servizio silenzioso e prezioso che molti hanno cercato e gradito. Sono anche gli anni in cui tanti turisti, già ospiti del Pio X, passavano a salutarlo, testimoniando relazioni ben coltivate. La cassetta della posta era sempre piena di lettere con i timbri postali più disparati: molto tempo era da don Igino dedicato a scrivere lettere alle persone conosciute nel corso del tempo e che hanno continuato a cercarlo anche quando in canonica non c’era più.

Don Riccardo Parissenti, pievano di San Vito di Cadore e parroco di Borca di Cadore, ha scritto per il foglietto parrocchiale:

«Al messaggio con cui gli annunciavo la morte di don Igino, don Luigi Del Favero, nato e cresciuto a Venas, ha risposto così: “Ai nostri paesi ha fatto del bene!”. Credo che molti nella Valle del Boite possano sottoscriverlo, ricordando mons. Cardin e quanto ha rappresentato l’istituto Pio X, quando era una struttura che aiutava la crescita di ospiti e valligiani, nell’ambito scolastico, culturale e religioso. Proprio a Venas, ogni volta che con don Igino ritornavamo in macchina insieme, dopo qualche riunione con i preti a Pieve o a Belluno, appena vedeva il Pelmo esclamava: “Ricordo l’autunno del 1954, quando giovane prete mi hanno mandato a Borca e arrivato qui ho visto i colori del bosco e il Pelmo”. Fu amore a prima vista!»

Nell’estate 2013, per il manifestarsi di alcuni problemi di salute, decise di ritirarsi presso Casa Santa Maria Gloriosa, centro residenziale per religiosi collocato all’interno del complesso San Massimiliano Kolbe di Pedavena (Bl), opera di proprietà della Provincia Patavina di Sant’Antonio dei Frati Minori Conventuali di Padova. Don Igino non si lamentò: aveva nostalgia del Cadore, ma accettava quanto la vita gli stava riservando. Anche da quella dimora continuava a vedere le montagne, fino a che non è venuta meno la lucidità della sua persona. Negli ultimi giorni era stato ricoverato in ospedale a Feltre, ne era uscito, poi era stato ricoverato di nuovo e la morte lo ha raggiunto nella tarda serata del giorno 27 gennaio.

«La mia voce è debole, io sono povero, Signore, per rivolgerti un adeguato Grazie! Ti offro ora la mia vita, con la morte che tu vorrai predisporre perché il mio grazie sia più vero».

Don Igino aveva espresso il desiderio che, se la morte lo avesse colto nel territorio bellunese, le esequie si celebrassero a Borca e la salma fosse sepolta nel cimitero locale. I funerali si terranno, quindi, lunedì 1 febbraio nella chiesa di Borca di Cadore, alle ore 14.30, presieduti dal Vescovo di Belluno-Feltre, Mons. Renato Marangoni e all’ombra del Pelmo don Igino troverà sepoltura.

«Dal Paradiso, dove spero di andare per la Misericordia del Signore, pregherò in maniera speciale per tutti e dalle vette splendide del Pelmo e dell’Antelao vi seguirò».

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