Don Francesco Longhin riposa tra le braccia del Padre

È mancato martedì 17 ottobre 2023 – Le esequie sabato 21 ottobre, ore 10, nel Duomo di Candiana (Pd) – Notizia in aggiornamento

Don Francesco Longhin – Candiana (Pd) 12.11.1939 – Sarmeola di Rubano (Pd) 17-10-2023

Don Francesco Longhin era nato a Candiana (PD) il 12 novembre 1939 da Silvio e Giuseppina Lina Crivellaro Dante.
Ordinato presbitero il 7 luglio 1963, fu inviato come cooperatore a Cittadella, poi come collaboratore festivo a Camin (1964-1965) e Pontevigodarzere (1965-1966), mentre frequentava a Padova la Facoltà di Lettere e risiedeva in Casa del clero. Divenuto insegnante nel Seminario minore per le scuole medie, poi educatore del Liceo (nelle sedi di Thiene e Tencarola), poté esercitare il ministero festivo a Fellette. Dal 1975 fu rettore di San Vincenzo in Thiene fino alla nascita della parrocchia, della quale divenne il primo parroco quattro anni dopo. Di lì a poco fu anche vicario foraneo (vicariato di Thiene, 1980-1989), membro del Consiglio diocesano per la Gestione economica (1983-1988) e membro eletto dai vicari foranei per il Consiglio presbiterale.

Nell’aprile 1987 fu inviato come parroco a Tencarola e divenne nuovamente vicario foraneo (vicariato di Selvazzano, 1993-2002). Nel 2010 fu nominato parroco di Salcedo, dove si è trattenuto fino all’estate 2023, quando, a seguito di una veloce e grave leucemia, dovette concludere il suo servizio di parroco e fu trasferito all’Opera della Provvidenza, dove la morte lo ha colto nel pomeriggio di martedì 17 ottobre.

Le esequie saranno celebrate nel duomo di Candiana dal Vescovo Claudio, sabato 21 ottobre 2023, alle ore 10.

Il profilo che segue è ripreso da un testo personale che don Francesco aveva steso il 30 luglio 2014.

 «La gioia di ricordare! Ne ho voglia. Ne provo un gran bel desiderio. (…) Sarà per un bisogno sempre più vivo di ricordare, per capire meglio, godere per tutto il bene ricevuto, per avere nuove spinte a procedere. Sarà per questo che provo un forte interesse a ritessere la mia storia personale, familiare, comunitaria, ecclesiale.

Nato a Candiana, ricca di storia e di arte, in particolare con il suo “Duomo di campagna”! Grande Candiana! Per la gente buona e intelligente, laboriosa e portatrice di tutti i valori che danno senso e sicurezza alla vita, personale, familiare e comunitaria. 

Nato da Silvio e Giuseppina. Una vita intera non mi è stata sufficiente per capire quanto mi hanno voluto bene, quanto bene mi hanno continuamente donato, quanto grandi, unici, meravigliosi sono stati! Il dono più grande di Dio, messomi a disposizione per tanti e tanti anni. Dono d’amore che ancora continua più abbondante e importante che mai! (…)

Terminate le scuole elementari, eccomi in Seminario, al Barcon di Thiene, lunedì, 16 Ottobre 1950. Dal giorno della Prima Comunione, infatti, lo ricordo bene, ripetevo con fiducia infantile, ma consapevole e fiduciosa, la preghiera: “Signore, se vuoi, fa’ che io diventi prete!”. In seminario al Barcon di Thiene: indimenticabile quel primo giorno dell’ingresso, 16 Ottobre 1950, quando fui accompagnato dalla mamma, dal nonno Emilio e dall’allora cappellano don Francesco Bertoncello. Emozioni, trepidazioni, qualche singhiozzo soffocato … ma con l’aiuto del Signore sempre avanti. Quanta protezione, quale sostegno, che fiducia da parte del Signore! Solo con il passare degli anni, ripensando a quel momento di crescita, quali grazie e meraviglie! Davvero il Signore “mi ha sollevato su ali d’aquila” e mi ha portato alla meta! La scuola: certamente un dovere esigente, ma non un peso insopportabile, un’occasione per conoscere, crescere, maturare. Sia pur lentamente, faticosamente … ma i risultati non sono mai mancati. Anzi si è acceso l’amore, l’interesse, il piacere per qualche conoscenza particolare, fra tutte la musica, ma anche la matematica, la letteratura … La vita di comunità, piuttosto limitata più che educata e sviluppata. (…) La formazione spirituale senz’altro valida, incoraggiante, rasserenante, illuminante, soprattutto con i bravi padri spirituali: don Aldo Pesavento e don Giovanni Foffani.  Indimenticabile quell’immagine della Madonna in cappella al Barcon, punto di riferimento per tanti sguardi d’amore, tanti desideri fiduciosi, tante invocazioni filiali … ritrovata poi in Seminario minore di Rubano, sotto il cui sguardo e protezione per tanti e tanti anni ho potuto svolgere il servizio di confessore dei seminaristi. (…)

Cittadella, la prima, indimenticabile esperienza da prete! Quanta trepidazione, ma anche quale impegno ed entusiasmo. Accanto all’arciprete mons. Aldo Pesavento, che era stato mio padre spirituale in Seminario minore a Thiene. Paterno e di una sensibilità unica e finissima. Mi incuteva se non timore, certamente una notevole apprensione, soprattutto alla Messa vespertina della domenica sera, vederlo seduto lì in presbiterio con il tricorno con il fiocco rosso, ad ascoltare la mia omelia. Ricordo le prime confessioni, la visita ai malati, i funerali. È allora che ho incominciato a sentirmi veramente “voce del Signore”, “pescatore di uomini” come avevo sempre desiderato di essere. Particolare impegno per l’insegnamento alla Scuola Media Pierobon di Cittadella e per il piccolo coro dei ragazzi che preparavo come voce bianca per la Corale parrocchiale e le Messe del Perosi e anche per il canto solenne dei Vesperi.  Ma durò così poco!

Casa del clero e gli studi (1964-66). Come raccontarlo questo periodo, se è incominciato senza che mi fosse chiesto alcun parere e se si è concluso tanto miseramente, perché l’Università l’ho sì frequentata, ma senza mai raggiungere la laurea? Un fallimento? No, perché è stata scuola di vita anche questa esperienza! Il Signore mi ha protetto, sopportato, confortato, illuminato, guidato … come mai prima! Anche i Superiori sono stati comprensivi e benigni: lo riconosco con verità e per questo li ringrazio. Lo studio mi piaceva anche, ma non mi entusiasmava di certo, non m’innamorava. Era la vita pastorale che mi attraeva. Ed infatti, sia pur da cappellano festivo, mai ho interrotto il servizio pastorale, qualche predicazione particolare … che mi hanno sempre attratto e fatto sentire prete.

Seminario: a Thiene (1966-70) e a Tencarola (1970-75) E per nove anni sono stato in Seminario. Dapprima come insegnante e poi come assistente dei Liceali. E delle due esperienze certamente per me la più gradita e proficua è stata la seconda, come animatore e accompagnatore, educatore di questi allora promettenti giovanotti, ora in gran numero preti. Con il rettore mons. Anselmo Bernardi era facile, piacevole, sempre positivo collaborare: era comprensivo, saggio e paziente.

Nel frattempo ho vissuto la grande esperienza a Fellette, come cappellano festivo, per sette anni. (…) Erano gli anni dell’immediato dopo Concilio. E la liturgia, i giovani, il gruppo famiglia, ma anche il catechismo, l’intera vita di comunità domandavano e offrivano allo stesso tempo tante nuove e stimolanti possibilità. E sono stati quelli gli anni di entusiasmo, di un cammino insieme verso nuove forme di fede educata, condivisa e vissuta. Il canto e il teatro, ma anche la pubblicazione mensile di ‘Voci nuove’, il Carnevale dei Ragazzi, la Festa della mamma, le gite …: quanto hanno impegnato, quanto tempo ed energie hanno richiesto! Ma sono stato veramente felice di averle donate! È qui che ho imparato “a fare il prete”!

San Vincenzo in Thiene (1975-1987). Con grande comprensione e saggezza i miei Superiori hanno capito che era meglio lasciar perdere il progetto studio e insegnamento, per dedicarmi pienamente alla vita pastorale. E così dal 5 Ottobre 1975 sono passato a Thiene, nominato rettore della comunità di san Vincenzo. E da allora, esattamente dal 18 ottobre 1975, con me, donandomi tutto, anche i miei genitori che tanto l’avevano desiderato. Una comunità piccolina, che si stava allora configurando e organizzando, distaccandosi dalla grande parrocchia del Duomo di Thiene. La costruzione della scuola Materna fu il primo, grande, oneroso impegno in quanto comunità indipendente. (…) Ma è allora che si è rivelata la presenza di tanti fedeli laici generosi, capaci, impegnati. E con loro, con tante iniziative pian piano tutto si risolse. C’era allora l’entusiasmo, la voglia e la gioia di realizzarci come una bella, vivace, veramente significativa comunità cristiana. Tanto più che per volontà del vescovo Girolamo Bortignon, il 1 Gennaio 1980, anche la comunità di san Vincenzo fu eretta a parrocchia. (…) È qui che ho imparato “a fare il parroco”!

Tencarola (1987-2010). La richiesta per Tencarola è stata del vescovo Filippo Franceschi. La Comunità cristiana di Tencarola era già ben oltre la fase iniziale del dopo Concilio. Aveva un laicato ben formato ed impegnato, anche per il carisma caratteristico del mio predecessore don Lino Boldrin, che ha saputo individuare, chiamare, valorizzare le ‘persone giuste’ per compiti particolari, per esperienze nuove. Ogni settore della vita pastorale era ben organizzato e nulla sembrava mancare alla pastorale parrocchiale. Il Cpp era già il motore di tutta la pastorale parrocchiale, con fedeli laici ben formati e capaci. (…) L’importante fu capire tutto questo dinamismo, sostenerlo, animarlo e rinnovarlo con costanza e fiducia. È allora che si è fatto sempre più evidente e necessario mettere Dio al primo posto, perché solo così si mette tutto a posto! Quanto bene mi hanno fatto Il Crocifisso dalle braccia spalancate, le Confessioni, come penitente per ricevere il perdono, il conforto, la sicurezza dell’aiuto del Signore e come ministro suo, per esserne voce, prova d’amore, consolazione e incoraggiamento; tante Messe nei giorni di festa e in quelli del dolore e l’Adorazione voluta e proposta puntualmente. Davvero il Signore onorato, invocato, riconosciuto con amore e riconoscenza come il Dio in mezzo a noi, davvero mai si è lasciato battere in generosità! Quali frutti di bene ci ha donato il Signore! Anni di grande fervore, di richieste d’ogni tipo, di situazioni anche nuove, per il mutare della società, per lo spostamento continuo di tanti parrocchiani, con l’arrivo sempre più numeroso di stranieri. Quello che potevo dare ho cercato di offrirlo sempre, con piena disponibilità e fiducia. Ma il Signore mi ha veramente sempre sostenuto, sopportato, accompagnato. Grazie, Signore! Anche perché è qui che ho imparato “a fare il cristiano”!

Salcedo (2010). L’ho chiesto esplicitamente il cambio della parrocchia, dopo la visita pastorale, convinto che dopo 22 anni e mezzo a Tencarola fosse bene cambiare per me, prima del logorio completo, e per la Comunità di Tencarola che aveva il diritto di novità e di freschezza. Il vescovo Antonio Mattiazzo ha ben capito e subito ha proposto Salcedo, dulcedo!, come qualcuno subito mi suggerì. È qui che ho imparato “a essere figlio di Dio”! Da lui sempre amato, perdonato, sopportato, consolato, illuminato, guidato … in ogni istante della vita. Qui, a Salcedo, in questa comunità, piccola ma così ricca di vitalità, ho trovato una nuova vitalità, a ritmi più lenti e tranquilli, in una comunità che ha “molto d’antico”, in radicamento sereno e convinto alla vita cristiana trasmessa, almeno finora, di generazione in generazione. Qui, dove ci sono almeno due manifestazioni molto evidenti e caratteristiche: la devozione a sant’Anna e il volontariato che unisce e dà vita alla comunità. Giorni intensi, ma belli e appaganti, capaci di suscitare anche in me stimoli nuovi per la pastorale in particolare, aperture nuove della mente e dell’anima, esperienze nuove di fede e vita partecipata con la comunità, come finora non era ancora avvenuto. E tutto con facilità, spontaneità, quasi senza fatica o preoccupazioni soffocanti. Anche se, pure qui, a Salcedo, non mancano difficoltà col passar del tempo sempre più evidenti e preoccupanti. (…)

(Riprendendo le parole del santo Curato d’Ars) Ti amo, mio Dio, e il mio desiderio è di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita. Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente. Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo, voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro; “Ogni battito del mio cuore per Te, Signore”. Mio Dio, fammi la grazia di (vivere e) morire amandoti e sapendo che ti amo.

E sentendomi, ogni giorno, continuamente, da Te amato, perdonato, confortato, aiutato, illuminato, sopportato, mandato. Vieni, vieni, Signore Gesù: io mi fido, mi affido, confido in Te!  Maria, ti aspetto alla morte mia!

Ultime volontà. Riposo finale a Candiana con tutti i miei cari, vicini in terra, più vicini ancora in cielo!

 «Don Francesco Marcolin (parroco di Candiana fino al 1960), il Lunedì di Pasqua, ci assicurava che alla risurrezione: “Le anime dei giusti saranno agili e sottili, tutte bellezza e amore”».

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