Lunedì 12 dicembre 2022

Don Eliodoro Varotto riposa tra le braccia del Padre

Il funerale giovedì 15 dicembre, alle 9.30 nella parrocchia di Cristo Re

È mancato oggi, lunedì 12 dicembre 2022, don Eliodoro Varotto, figlio di Antonio e Mercedes Maria Tezzon, nato a Padova il 24 ottobre 1934, battezzato il  30 ottobre dello stesso mese e ordinato presbitero il 20 aprile 1968.


Don Eliodoro Varotto (Padova, 24.10.1934 –Sarmeola (PD), 12.12.2022)

Don Eliodoro Varotto nasce a Padova il 24 ottobre 1934 da Antonio e Mercedes Maria Tezzon. Gli anni della giovinezza sono plasmati nella comunità parrocchiale di Cristo Re, in particolare nell’ambito del patronato. Dopo il diploma in ragioneria, qualche anno di lavoro in banca e alcune esperienze di partecipazione sociale (che contribuiscono a formarne le idee, anche misurandosi con la contestazione, con gli squilibri e i problemi sociali), decide di entrare in seminario per diventare prete, tra le espressioni incredule di famigliari e amici per la sua decisione. In seminario si trova inserito in un gruppo di “ragazzi” di dieci anni più giovani di lui: l’inserimento non è facile, ma alla fine Eliodoro diventa “il vecchio”, il saggio, l’uomo maturo ed esperto della vita, il fratello maggiore cordiale con la pacatezza di “uomo navigato”. Sono quelli i tempi dell’immediato dopo-Concilio, dove ci si trova alla scuola di grandi maestri di teologia e, allo stesso tempo, si respira a pieni polmoni il tempo che prepara il ’68, dentro un’aria elettrizzata fatta di sogni, di speranze e anche di sofferenze, proteste e contraddizioni.

Don Eliodoro viene ordinato prete il 20 aprile 1968. È subito inviato come cooperatore al Cuore Immacolato di Maria in Padova, mentre l’anno successivo, e con lo stesso incarico, è a Solesino, dove viene ricordato come prete socievole e cordiale, apprezzato dai ragazzi e dai bambini che ama coinvolgere nella liturgia. Con il parroco, don Giovanni Giraldo, sperimenta probabilmente una sintonia di vita, di sensibilità e di approccio alle condizioni di quel singolare campo di lavoro, attento alle forme impegnate della fede e della vita cristiana anche nella società e nella storia. Don Eliodoro non manca di manifestare la sua fatica e la sua sofferenza con lucidità e talvolta con veemenza.

A Solesino si trattiene fino all’autunno 1977 quando parte come fidei donum per l’Ecuador. Nel paese sudamericano giunge assieme a don Stefano Zuin e inizia il suo servizio nella missione di Rocafuerte, nel Vicariato apostolico di Esmeraldas, dedicandosi alla cittadina e alle tante comunità della zona rurale, in compagnia delle suore Comboniane.

In un secondo momento si sposta nella diocesi di Ibarra, nella parrocchia di Gonzalez Suárez, successivamente destinato a lavorare come assistente degli indigeni nella zona di Peguche, Intag e Otavalo: don Eliodoro si dedica ad esperienze di inculturazione della fede tra gli indigeni con i quali organizza riunioni periodiche e per i quali traduce alcuni testi del catechismo e della Parola di Dio. Don Eliodoro vive in queste comunità rurali una pastorale itinerante, analoga a quella praticata nelle altre diocesi, puntando alla costituzione di comunità di base rette da un laicato maturo e responsabile. Come presbitero le visita periodicamente amministrando i sacramenti e curandone la crescita quanto umana che cristiana. Lo si ricorda per la sua attenzione nei confronti della sensibilità religiosa ‘naturale’ degli indios (dai quali è sempre ricambiato) e nel contempo per il dialogo con le altre confessioni cristiane presenti nel territorio. Al suo fianco vi sono le suore Salesie. Il Vescovo F. Franceschi, che pur aveva tolto tutti i missionari dalla zone più isolate e disagiate, apprezza molto il suo lavoro con gli indios e gli permette di continuare l’attività di animazione ad Ibarra (prestato al vescovo locale) fino al suo rientro a Padova. Nel contesto ecuadoriano, don Eliodoro si mostra persona acuta, buono di animo e caritatevole, preoccupato per le grandi situazioni di necessità che avverte attorno a sé, ma allo stesso tempo di spirito ironico e totalmente dedicato. Preferisce lavorare da solo invece che in gruppo, anche se motivato da generosità e serietà.

Rientra in Italia nel 1989. Dopo una breve sosta a Solesino ed un’altra breve sosta in Ecuador, a partire dalla primavera 1991 pone la sua residenza nella casa di famiglia, nella parrocchia di Cristo Re. Carico di ricordi belli, nella parrocchia delle origini è animatore appassionato del gruppo biblico al quale propone sussidi prodotti in proprio, in quanto innamorato del Vangelo. Forte dell’esperienza missionaria, che ricorda con sincera nostalgia, uomo dal tratto pratico e schietto, partecipa alle iniziative di carità e alla formazione della San Vincenzo.

Nel maggio 1993 inizia il suo servizio nella pastorale degli immigrati. Qualche anno prima era nata la Fondazione Migrantes come organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana: la Caritas di Padova, con don Lucio Calore, comincia a differenziare le competenze e gli ambiti di lavoro e don Eliodoro viene coinvolto.

Nel corso degli anni si è evidenziata in don Eliodoro una personalità forte, ben squadrata, solida, talora ruvida e polemica, ma certamente schietta e impulsiva. Sapeva vedere i limiti e i problemi dell’ambiente in cui si vive (quello della società civile, come quello della Chiesa) ed aveva la franchezza di esprimere le proprie contrarietà e le personali divergenze, da persona vivace e originale, robusta e reattiva, che rifiuta il conformismo e la passività, le parole inutili e le impostazioni formali.

Con il rientro in Italia, si erano manifestati i sintomi di diverse patologie i cui segni si erano già avuti anche in Ecuador. Alla fine, nel settembre 2016, don Eliodoro trova casa all’OPSA. Il passaggio è duro: sono anni di silenzio e di immobilità. Mostra di gestire bene la sua solitudine, pur nello scorrere ripetitivo della vita quotidiana: non frequenta la preghiera comune dei preti residenti, ma si applica in modo ordinato alla Parola di Dio, all’orazione e alla coltivazione di rapporti di amicizia.

La morte lo raggiunge all’inizio della giornata del 12 dicembre 2022, in maniera veloce e improvvisa, come se la Provvidenza gli avesse riservato una morte più conforme alla sua pazienza e alla sua sensibilità.

Le esequie di don Eliodoro saranno celebrate dal vescovo Claudio giovedì 15 dicembre, alle 9.30, presso la parrocchia cittadina di Cristo Re.

 

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