Ordinazione presbiterale 2022

28-05-2022

Ascensione del Signore

Ordinazioni presbiterali

sabato 28 maggio 2022 – basilica Cattedrale – Padova

Già da qualche giorno risuona nelle nostre Chiese una sommessa e continua preghiera di invocazione dello Spirito Santo: l’attesa della Pentecoste è al centro della preghiera della Chiesa.

La Liturgia, nella sua ricchezza, orienta la scelta delle letture evangeliche e delle orazioni, le antifone, gli inni della liturgia delle ore, componendo una corale invocazione, diffusa su tutta la terra, perché lo Spirito ci rinnovi, anzi continui a creare discepoli del Regno.

Noi stessi abbiamo scelto di collocare l’apertura del Sinodo diocesano nel giorno di Pentecoste affidandoci al soffio dello Spirito perché come rugiada scenda sulla Chiesa.

Oggi, solennità dell’Ascensione del Signore, invochiamo lo Spirito perché scenda sulla nostra Assemblea ed operi per questi nostri figli e fratelli le sue meraviglie. Lo Spirito ci immerga nella vita di Gesù, il Signore; ci modelli come uomini e donne che lo emulano e dolcemente renda anche Riccardo, Davide, Dario, Alberto, Fabio e Cristiano strumenti visibili del suo stabile servizio alle nostre comunità: perché il Signore è con noi tutti giorni, fino alla fine del mondo.

Ricordando la vita terrena di Gesù, Luca sottolinea che il Signore aveva “dato disposizione agli apostoli che si era scelto per mezzo dello Spirito Santo”.

Vorrei dare la mia testimonianza di fronte a tutti voi.

Un gruppo di giovani, qualche mese fa, mi ha chiesto perché ho scelto di fare il prete e come ho capito di dover scegliere questa strada. In quella occasione ho afferrato e dato parola ad una verità che era di sempre ma che non avevo mai trasformato in pensiero: ho risposto loro che io non avevo scelto ma mi sono sentito scelto. Allora, a 25 anni, non avevo consapevolezza piena della strada che stavo imboccando. Adesso affermo che Gesù mi aveva scelto per mezzo dello Spirito Santo. Non è stato semplice: volevo essere capace invece era necessario che fossi disponibile, semplicemente disponibile. La strada sembrava tanto in salita ma oggi posso dire che “finora il Signore mi ha soccorso”.

A partire da questa mia esperienza rivolgo i miei occhi a tutti voi qui riuniti: voi siete la Chiesa che è nata dagli apostoli: Uomini e Donne scelti da Dio. Scelti dal Signore Gesù mediante lo Spirito Santo per consegnarvi i suoi doni spirituali e umani. Scelti da Dio! Voi forse pensavate che io parlassi soltanto di questi diaconi candidati al ministero presbiterale. Invece no! Questa scelta del Signore Gesù riguarda tutti voi, anzi ciascuno di voi, perché per ciascuno c’è una chiamata. Questa è la vocazione!

“Mentre si trovava a tavola con essi” Gesù rinnova la speranza dei discepoli nella promessa del Padre: “voi sarete battezzati nello Spirito Santo”.

Essere battezzati in Spirito Santo vuol dire essere immersi in Gesù, imbevuti di lui, della sua disponibilità, della sua obbedienza al Padre, del suo amore per gli amici e per i nemici; significa continuare la sua dedizione totale per la formazione della comunità dei suoi discepoli…: quante attese e delusioni sono nate da questo suo ministero e quanto gli è costato questo servizio pastorale, Lui, il Buon Pastore!

Essere battezzati in Spirito Santo significa essere immersi nel cuore del Padre Celeste, il Padre di Gesù e della Chiesa, il Padre del creato e di ogni vivente (se così si può dire). Il Padre è il principio e l’inizio di tutte le iniziative che fanno riferimento all’amore. Lui ha voluto il mondo, ha voluto me e ciascuno di voi; lui ci ha cercati, come la moneta perduta; lui ci ha attesi, come figli; lui ha rivolto a ciascuno di noi il suo sguardo e ci attira nel suo vortice di amore, nel suo disegno di amore.

Mi sembra degno di nota sottolineare anche che Gesù “si trovava a tavola con essi”. Il clima è quello di familiarità e di fraternità, quello di un pasto consumato insieme. Non si trattava di una mensa dove c’era cibo ma di una tavola, un contesto dal quale nascono familiarità e fraternità, amicizie e confronti. È anche il luogo della crescita e della formazione quotidiana del cuore dunque. Essere battezzati in Spirito Santo significa anche che l’immersione nello Spirito del Padre celeste e del figlio Gesù si realizzano nella quotidianità della vita e dei gesti umani.

Un ulteriore passaggio del testo ricorda l’azione dello Spirito: “Riceverete forza dallo Spirito che scenderà su di voi”. La forza dello Spirito è un dono che viene dall’alto, la forza dello Spirito ci fa testimoni credibili e autentici. Solo la forza dello Spirito crea il discepolo – così come oggi crea voi come nuovi presbiteri – e lo rende capace di uscire facendosi carico del bene degli altri fratelli e sorelle. Per questa missione, lo Spirito dà forza al discepolo e lo trasforma in testimone.

La forza dello Spirito spinge i discepoli fuori, verso la città, nelle regioni circostanti, ma anche fino ai confini più lontani della terra. Oggi le distanze geografiche sono facili da colmare ma ci sono altre distanze, sono quelle del nostro cuore, delle nostre profondità interiori, delle nostre mentalità. I confini tra i quali si innalzano muri, non sono geografici ma esistenziali: è nella vita che ci perdiamo e disperdiamo, noi come tutti! È nella vita che il Signore ci invia in missione, là dove spesso ci precede, così che dobbiamo correre, come Filippo, per essere dove lui ci vuole.

Allora, concludendo, mi piace questa tavola, preparata per la festa dell’Ascensione. Da essa Gesù si stacca e sale al cielo ma gli angeli invitano a non continuare a guardare soltanto in cielo. 

Vi inviamo nelle nostre comunità perché possiate stare a tavola con tutti. Saper stare a tavola con tutti ma continuando a invitare, ad aprire relazioni. Andate anche alle tavole che non vi attraggono. Quelle dei lontani, quelle dei poveri in umanità. Quelle di chi è da tanto che non si fa vedere. Stemperate tensioni, create amicizie. Ma nello stesso tempo non fermatevi a questa dimensione orizzontale. I vostri occhi siano anche rivolti al cielo. Perché immersi nel cuore Figlio e del Padre. Così, seduti davanti ai volti che la vita vi metterà davanti, vi immagino capaci di portare parole di cielo, perché rivestiti di forza dall’alto. Parole che altri non hanno quando sono seduti semplicemente alla tavola, ma che da voi possono e devono sgorgare. Parole che non sono suoni vocali ma presenza, vicinanza, contatto. Questo è il presbitero secolare: abitare questo snodo, tenere insieme queste due direttrici: esattamente nell’incontro tra queste due tensioni, quella verso Dio e quella verso il prossimo, ci collochiamo con il nostro ministero.  Dio e uomo camminano insieme, spiritualità e incarnazione sono necessarie l’una all’altra. Un cristiano non può non occuparsi della guerra, della malattia, dell’immigrazione, della sofferenza, del dolore, non può dire “io prego” e basta. Un cristiano non può nemmeno occuparsi soltanto di queste cose, deve occuparsi anche di Dio, deve pregare Dio. Siamo su questo nodo che è composto dalla Croce. La tavola orizzontale e la direttrice verticale. Noi ci collochiamo proprio  a questo incrocio, al centro della Croce, proprio dove viene localizzato il capo di Gesù, in modo da indicare a coloro che guardano in alto e che contemplano il cielo che occorre guardare e abbracciare anche i fratelli e le sorelle; e a quelli che con tanta generosità si dedicano al prossimo, come Gesù ha comandato, che nulla possiamo senza il suo aiuto, senza guardare verso il cielo.

+ Claudio Cipolla
vescovo di Padova

   

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