I CINQUE CONFETTI DELL’AMORE

Vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla da NOI in famiglia Avvenire del 14 novembre 2021

Quando si mandano gli inviti al matrimonio si usa regalare cinque confetti augurale da parte dei futuri sposi. Vediamo cosa succede, immaginando questi cinque doni augurali come cinque momenti di un cammino.

Primo passo IL SENTIMENTO

Come accade l’innamoramento? L’amore si accende come innamoramento: qual è la sua dinamica, che cosa comporta l’emozione, il sentimento e l’affetto? Innamorarsi indica il momento passivo della libertà che matura gradualmente attraverso il gesto attivo dell’amore. Nell’amore umano è scritto un duplice movimento: nel primo movimento l’uomo e la donna si lasciano sorprendere dall’incontro con l’altro/a che lo/a attrae e lo/a fa sentire unico/a; nel secondo movimento l’amore dell’altro/a che emoziona, coinvolge, affascina percepisce nell’altro/a non solo il tu ideale, ma coglie pian piano il suo carattere promettente, introduce la dinamica della parola, comincia a promettere. Qui il linguaggio cristiano compie il primo passo: ha la forma di una ri-flessione, cioè domanda di “flettere” su qualcosa che c’è già, che è già all’opera e che va illuminato con la nostra parola e la nostra vicinanza: Il primo passo fondamentale della relazione amorosa deve illustrare il rapporto tra sentimento e promessa. Il sentimento , infatti, è dato all’uomo e alla donna come una sorpresa, una meraviglia, un’energia (momento passivo)per dire all’altro la parola della promessa, la promessa che lega all’altro e che vuole costruire con lui/lei un legame buono, una scelta ed un progetto di vita (momento attivo): Nel momento in cui si guarda al futuro l’amore che sorprende ed emoziona diventa affezione che parla e promette: le sue parole sono tutte verbi al futuro, aprono al domani, dichiarano intenzioni e azioni, vogliono trasformare l’esperimento in esperienza: Anzi, l’uno promette all’altra molte cose buone e così gradualmente impara a promettersi, a formulare una scelta di vita. Questo primo passo approda ad una domanda: che rapporto c’è tra sentimento e scelta di vita?

Secondo passo L’ALLEANZA

Cosa significa un legame stabile? L’affetto, in quanto promette e si promette, porta con sé la forza di legarsi all’altro, mentre l’altro si lega a noi. Nella lingua della promessa all’altro e nell’azione di legarsi all’altro è contenuta una dinamica che si consolida in un rapporto stabile, in una capacità di confidarsi, in una volontà di fidanzarsi, di prestare e di ricevere “fede”, anzi di consolidarsi nella “fedeltà”: In questo modo si scopre l’altro come un alleato alla propria altezza, con cui è possibile stringere un patto che dura, una relazione che ci fa sentire e ci rende unici e singolari. Il “fidanzamento” (che si usi o meno la parola”) è il momento in cui si presta credito al fatto che i sentimenti e i gesti dell’amore possono diventare affidabili, sono un “gioco serio”, continuano ad essere principio di sapere, mentre intimano la reciprocità del consegnarsi all’altro e l’unicità della fedeltà. Due persone che chiedono di “sposarsi in chiesa” domandano di essere accompagnate in ciò che è già contenuto nella loro richiesta. Nella loro domanda è presente un’invocazione potenzialmente religiosa: “Ce la faremo?”, “Bastiamo noi soli?”, “E’ possibile sognare un cammino comune, un legame buono, una volontà di fedeltà, fondandosi solo sulle nostre forze?”. Non bisogna sottovalutare la domanda di chi chiede di sposarsi in chiesa, non va ridotta solo al suo carattere tradizionale o convenzionale. La tradizione porta la consapevolezza che la promessa di fedeltà può essere usata solo con un’“intenzione” religiosa o almeno trascendente. Molti si fermano qui, non riescono a procedere oltre, fondano il loro patto solo sulla propria volontà, anche se la vita li mette spesso di fronte all’esperienza della crisi, della difficoltà, della disillusione, persino dello scacco. Per questo siamo dinanzi ad una soglia di trascendenza: la fedeltà dell’uomo della donna può essere promessa solo se radicata su una fedeltà più grande, sulla presenza del Terzo.

Terzo passo LA FEDELTA’

Cosa richiede un legame definitivo? Chi domanda di sposarsi in chiesa ha già un legame attivo, l’ha già sperimentato e magari l’ha anche reso pubblico (civilmente). La sua richiesta parte già da un legame stabile e chiede che diventi stabilizzante e stabilizzato. Anzi, in qualche maniera intuisce che matura diventando un gesto definitivo. Passare dal legame stabile, ma sempre con un’uscita di sicurezza, ad un legame definitivo, che si taglia i ponti alle spalle, sembra oggi un triplice salto mortale. Incomprensibile in una cultura del tutto è rivedibile, Sta qui oggi il punto cruciale da comprendere e praticare. Il terzo passo da fare è proprio questo. Questa è anche la forma adulta della libertà che realizza l’universale nel particolare, il tutto nel frammento e ci dona un volto e un nome unici, per cui si può essere persino ricordati nella storia. In ogni caso la definitività dell’amore ci libera dall’incostanza, dal ripiegamento narcisistico, della dipendenza dalle emozioni passeggere, dà consistenza, forza ed energia, per ogni nuovo inizio: ci fa comprendere che è un legame che si trasforma e va rinnovato ad ogni stagione della vita. Qui sta al centro la fede teologale (in Dio): solo essa rende possibile di scommettere sul tempo che passa, solamente con essa si può anticipare e sfidare il futuro. Per costruire un legame stabilizzante, anzi perchè tale legame diventi definitivo, l’uomo e la donna invocano la presenza reale di Dio. La fede fiduciale si lascia mettere in cammino dalla fede che s’affida: essa si consegna all’amore preveniente di Dio. Ciò che l’uomo (o la donna) sembra trovare alla fine di un cammino del tutto umano, lo scopre operante sin dall’inizio nell’amore che ha la forza del divino. L’eros dell’uomo e della donna accoglie la grazia di Dio che lo precede, lascia che la Sua promessa lavori dal di dentro l’amore umano. L’amore terreno giunge a maturazione con il dono della grazia di Dio. Il matrimonio come realtà terrena e come mistero di salvezza attua così il meraviglioso scambio tra libertà e grazia.

Quarto passo IL SACRAMENTO

Cosa c’entra il sacramento cristiano? Il sacramento cristiano porta a compimento il passaggio precedente. La grazia di Dio, il suo amore preveniente, la promessa di Dio che plasma e lavora dal di dentro l’amore umano, ci dice che il luogo in cui essa si realizza avviene nella pasqua di Gesù, che si dona nell’Eucarestia della Chiesa. Che cosa s’intende che il matrimonio è un sacramento? Il sacramento del matrimonio cristiano è esattamente la “grazia di agape” che lavora dal di dentro la “forza di eros”, talvolta caotica e incerta, talaltra travolgente e dirompente, in ogni caso bisognosa di maturare nella forma di una dedizione che ha i tratti pasquali. Amoris Laetitia dice che il sentimento e l’affetto maturano attraverso l’”amicizia più grande” (maxima amicitia, AL 123) e l’intesa reciproca giungono a compimento nella dedizione cristiana. In questo passo il momento cristiano sembra essere in primo piano. Il sacramento è il dono di Dio accolto nello scambiop degli affetti nelle scelte e nelle promesse dell’uomo e della donna. La situazione umana con cui la nostra prossimità alla storia dell’amore di una coppia ha compiuto un cammino di compagnia, diventa ora testimonianza di un dono  insospettato e inaspettato che abitava già al centro di quella storia e di quelle promesse: Dio c’entra con il matrimonio , perché sta al centro di esso con il sacramento , cioè con il dono concreto di una presenza che lavora dal di dentro l’eros e dona letizia (amoris laetitia!) all’amore umano: Il dono di agàpeè assolutamente gratuito, ma si attua nella “fede coniugale” dell’uno verso l’altra.

Quinto passo IL CAMMINO

Cosa comporta la vita nel matrimonio e nella famiglia? Il percorso fatto sinora dischiude un nuovo cammino, una “consuetudine di vita” (totius domesticae conversationis consortium, un “destino comune” (cum-sors) che si nutre di tutta la consuetudine della vita domestica, San Tommaso). Raccogliendo il nostro percorso possiamo dire in sintesi: l’accoglienza del dono promesso plasma dal di dentro l’eros umano, rendendo l’altra persona unica per me e diventando io unico per lei. Solo nell’incontro dell’amore stabile e stabilizzante, forte e maturante, l’io prende il suo volto inconfondibilmente unico e singolare. L’amore ci fa diventare una persona unica e singolare! Il tratto singolare e singolarizzante dell’apertura all’altro (proprio anche di ogni legame fraterno e amicale) diventa ora nel rapporto sponsale, assolutamente unico, energia che trasforma il mondo e la vita. Come la nascita di un bimbo è il miracolo del mondo che si rinnova, così il patto sponsale è la meraviglia che veste il mondo di grazia e di festa. Il matrimonio cristiano diventa in tal modo un punto di partenza, un cammino disteso nel tempo, dove si sperimenta che l’altro riempie giorno per giorno la vita del coniuge. La vita quotidiana insieme, abitata dal sacramento, è fonte di pienezza e di gioia, è forza per sostenere la pazienza del quotidiano, è consolazione per guarire le ferite della vita, è speranza per costruire insieme una storia comune. E’ una storia di attese e desideri, di scelte e di realizzazioni, è una storia che fa della vita a due uno “spazio di esistenza” (J. Ratzinger) e che diventa feconda per i due sposi stessi, attorno a loro e nella loro carne, fino a generare la vita in pienezza, realizzando l’unico bene (A. Rosmini) che è la comunione di vita nei coniugi e il frutto dell’amore nei figli. Questo è il totius domesticae conversationis consortium!

Vescovo di Novara

 

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