«Per gli animatori l’ora di una nuova formazione»

Le Sale della Comunità come risorsa pastorale

Gli operatori culturali di sale della comunità, circoli cinematografici e comunità cristiane continuano con passione a organizzare rassegne tematiche, cineforum specializzati e proposte mirate su grandi domande del nostro tempo. Intanto attorno a loro sono cambiate molte dinamiche che richiedono costante aggiornamento. L’affermazione della serialità dei contenuti e il radicamento della comunicazione social sono influenze che un buon animatore non può tralasciare.

«Le tecnologie digitali – spiega Matteo Asti, studioso dell’Università Cattolica – hanno infatti trasformato la nostra idea di film e portato i media verso un processo di convergenza in cui tv, smartphone e pc fanno più o meno le stesse cose. Questo non implica la fine dei media tradizionali: il cinema si sta espandendo negli altri media sotto forma di opere viste sulle piattaforme web, serialità televisive o videogame sempre più cinematografici». Questioni non trascurabili quando del cinema si fa uno strumento al servizio della pastorale.

È il punto decisivo sul quale invita a riflettere monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e direttore delle Comunicazioni sociali in diocesi di Milano: «Si fa ineludibile una solida formazione di chi fa ricorso al cinema per finalità pastorali – riflette –. I film non sono cave dalle quali estrarre solo ciò che interessa ma opere artistiche che danno voce al mondo poetico e narrativo di chi le ha create. Vanno dunque anzitutto rispettati per ciò che sono, fino in fondo, come in un viaggio dentro un mondo che ci interroga e che può aiutarci a capire».

«Molti degli stimoli che il cinema contemporaneo ci offre – dice Paolo Perrone direttore della rivista Filmcronachee collaboratore del sito www.saledellacomunita.it– ruotano attorno a questioni brucianti della nostra quotidianità e possono essere organizzati in aree tematiche sensibili e formative: la ‘geografia umana’ e le ‘periferie esistenziali’, il rapporto tra noi e l’altro, i disequilibri sociali e le distanze generazionali, la ricerca di senso e la presenza del sacro sono argomenti ricorrenti sul grande schermo ». Questi filoni si possono trovare in film ‘piccoli’ e autoriali come in lungometraggi da Oscar. «Ogni proposta al pubblico – agiunge Perrone – deve nascere da informazione, competenza e passione: occorre vedere quant più film possibile, analizzarli criticamente e aggregarli per analogie, facendosi aiutare nella comunicazione da new media ricondotti alla loro naturale funzione di ‘mezzo’».

È sempre più necessario quindi «puntare sulla qualità del prodotto e sulla buona strutturazione dei singoli film – dice don Marco Sanavio, direttore delle Comunicazioni sociali della diocesi di Padova –. Quanto alla relazione con il pubblico, nella fase di promozione si possono innescare interazioni significative attraverso i social network e la messaggistica istantanea. Conta stimolare l’ermeneutica della rassegna in corso d’opera attraverso un’interazione mista, in sala e attraverso le mediazioni elettroniche, per generare una ‘comunità di visione’ con un appetito meno compulsivo di quello generato dalle serie tv, mantenendo piuttosto i contatti digitali per proposte successive». «Da molti decenni il cinema è un prezioso alleato per la pastorale sul territorio – è la conclusione di Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film –. Oggi chi desidera occuparsi dell’animazione della parrocchia o della sala della comunità con il cinema, oltre alla voglia di mettersi al servizio della comunità e a una buona una preparazione nelle discipline della comunicazione, può contare sulla proposta formativa dell’Ufficio comunicazioni sociali Cei con il corso Anicec così come sulla consulenza della Cnvf».

Arianna Prevedello

Fonte: Avvenire – 20/02/2108

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