Don Savino Faggin riposa nelle braccia del Padre

Le esequie giovedì 26 gennaio 2023 alle ore 10 nella chiesa dell'Opera della Provvidenza S. Antonio

Don Savino Faggin è deceduto all’Opera della Provvidenza di Sarmeola nella serata di venerdì 20 gennaio 2023.
Le esequie saranno celebrate del vescovo Claudio giovedì 26 gennaio 2023, ore 10, nella chiesa dell’Opera della Provvidenza.

don Savino Faggin  

Padova, 10.03.1938 – Sarmeola (PD), 20.01.2023

Don Savino, primogenito di Aristide (detto Bruno) e Maria Bortolami, nasce a Padova (parrocchia di Voltabarozzo) il 10 marzo 1938. Nell’ottobre del 1949 entra in Seminario minore (Barcon):

«Non indossavo la divisa regolare, ma pantaloncini e maglietta (… non correvano tanti soldi allora!): un po’ mi vergognavo. Il rettore capì e mi disse: “Non è importante la divisa, ma il cuore che ama Gesù”. Le parole si impressero nella mia anima come cammino di luce».

Queste ed altre parole riportava don Savino sulla soglia dei cinquant’anni di sacerdozio, aggiungendovi altri ricordi del tempo del Seminario.

«In terza media, nella primavera del 1952, confronto vocazionale con il padre spirituale, mons. Giovanni Foffani: in me incertezze, paure. Mi rasserenò con dolcezza e fermezza: “Affidati alla Madonna!”. È rimasto per me un programma di vita, sorgente di speranza e di serenità.

Teologia, 1958-1962: anni intensi, che ricordo con profonda riconoscenza, con nostalgia ed anche con un po’ di rimorso, per non avere utilizzato in pieno i doni offerti dalla vita di Seminario con Superiori e professori bravi e preparati».

Il giorno 8 luglio 1962, don Savino diventa presbitero.

«Al mattino nella chiesa del Seminario, colma di ricordi, sogni, desideri, propositi, speranze giovanili, il vescovo mons. Girolamo Bortignon conferiva alla nostra classe di 36 giovani l’ordinazione sacerdotale. Avevo passato una notte agitata; al mattino, durante il conferimento dei poteri sacerdotali, al momento di mettere la mano destra sulla patena del calice, la mia mano cominciò a tremare (… e continua a tremare ancora e non vuole smettere…): in quell’istante si posò leggera e sicura sopra la mia mano la mano fraterna di don Giovanni Faggin e mi sostenne a nome di tutti gli amici di ordinazione: quel gesto fu un viatico per la mia vita, un sostegno ad essere vicino a chi soffre ed attende in silenzio il nostro aiuto».

Don Savino viene subito inviato come studente all’Università di Padova e, allo stesso tempo, ad Arino come cooperatore festivo.

Nell’autunno 1964 inizia l’insegnamento nel Seminario Minore per le classi medie e dopo qualche mese riceve anche l’incarico di cooperatore festivo a Piovene.

Nell’agosto 1966 è nominato insegnante al Collegio vescovile Atestino e subito dopo pure cooperatore festivo a Valbona. Nel frattempo, nel 1968, arriva la laurea in Lettere e filosofia con una tesi in storia del cristianesimo e il massimo dei voti.

Nel novembre 1971 diventa parroco di Prà di Botte, pur continuando la docenza all’Atestino.

«Primavera 1971: mons. Alfredo Magarotto mi chiama – allora insegnavo al Collegio Atestino – e mi chiede se vado a celebrare la santa messa alla domenica nella piccola parrocchia di Prà di Botte, restando ad abitare nel Collegio e continuando a fare scuola ai geometri: ne fui felice. Mi innamorai della parrocchia, della gente e mi trasferii arma e bagagli nel settembre dello stesso anno, con nel cuore questo sogno: di restarci per sempre (il primo amore non si dimentica mai!)».

Nel settembre 1977, invece, don Savino è inviato a Mejaniga come parroco. Nella comunità don Savino, attento al sociale, supplisce alla poca concretezza e al mancato senso dell’organizzazione con la mitezza, la semplicità, la generosità, l’omiletica significativa, le relazioni calde che gli aprono tutte le porte, anche in un contesto sociale molto caratterizzato.

«Il vescovo mi chiede di esercitare il ministero come parroco a Mejaniga. Ci sono rimasto fino al settembre 1991. Ho cercato di volere bene alla gente, buona e generosa, di insegnare loro a pregare e ad esercitare la carità. Non sono tanto appassionato per muri, costruzioni, organizzazioni; forse anche la salute non sempre efficiente ha favorito un certo cammino di interiorizzazione. D’altra parte ho immensa stima per chi sa programmare ed organizzare. Dopo 14 anni è stato più che giusto affidare la parrocchia a mani più attive. Per questo motivo ho chiesto una parrocchia più piccola, “mihi apta”».

Ecco che don Savino, nel settembre 1991, viene nominato parroco a Villaguattera.

«Ringrazio il Signore per questa comunità cristiana, brava, buona, generosa, che collabora con cuore grande e mi sta vicino con pazienza ed affetto».

Negli anni di Mejaniga don Savino aveva avuto accanto il papà Bruno, oltre alla mamma, che invece fu con lui per molti anni anche a Villaguattera («aiuto, esempio, guida e sostegno: mi ripete sempre: “Sii buono, prega e sii povero”»). In occasione del suo 50° di ordinazione, la parrocchia ha lasciato scritto:

«L’attenzione di don Savino non è tanto rivolta alle cose, quanto alle persone e alle famiglie che vede sempre e solo come scuola di carità. Vediamo un pastore che ha sempre adeguato il proprio passo a quello degli ultimi; ha percorso le strade semplici della sobrietà, del non superfluo, dell’amicizia autentica e del rispetto della dignità dell’uomo in tutte le sue espressioni. Un pastore che ha consegnato alla carità il primato della sua scelta di vita sacerdotale. Crediamo che tutto questo sia frutto di un continuo affinamento spirituale che richiede quella conversione quotidiana a cui costantemente ci invita il Vangelo. Una conversione non sempre facile da raggiungere.

Don Savino è un pastore che ha trasmesso e continua a trasmettere alla sua comunità la serenità del cuore, la speranza cristiana e la forza della preghiera. Tutto diventa per ciascuno di noi, anche inconsapevolmente, un graduale, ma continuo percorso interiore che costruisce fiducia, speranza, fede e carità. Questo è il carisma di don Savino: è un carisma che nella nostra comunità “si respira”, un carisma che non fa rumore, ma che raggiunge il cuore. Egli per noi non è solamente un parroco, ma è un autentico testimone del Vangelo, un amico, un padre che ci viene incontro, ci consiglia, aiuta, riconcilia e fa sentire la presenza di un Dio che ama per primo.

Vogliamo allora dire “grazie” a don Savino per questa sua sommessa e grande testimonianza che parla, più delle parole, al cuore di ciascuno».

Nel novembre 2017 don Savino era stato nominato Cappellano di Sua Santità. Nel maggio 2020 le condizioni di salute avevano richiesto il trasferimento all’Opera della Provvidenza di Sarmeola, dove la morte lo ha colto nella serata di venerdì 20 gennaio 2023.

La salma di don Savino sarà portata nella chiesa di Villaguattera mercoledì 25 gennaio, alle ore 16, per la preghiera della comunità cristiana che si protrarrà fino alle 22.

Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio nella chiesa dell’Opera della Provvidenza di Sarmeola giovedì 26 gennaio 2023, alle ore 10.

Alle sorelle Jole, Agnese e ai parenti tutti la vicinanza della Chiesa di Padova.

«Siamo sempre uniti come comunità nella preghiera, nella fede, nella speranza e nella carità, che risplende, soprattutto in questi momenti, luminosa, fraterna, solidale, eroica, “santità della porta accanto”, nella famiglia “chiesa domestica” e nei luoghi di dolore. (…) II Signore ci benedica, la Madonna ci accompagni. Un invito ad iniziare ed a concludere la giornata con l’Ave Maria e con l’Antifona mariana Sotto la tua protezione: regalano serenità e pace».

(Dalla lettera ai parrocchiani per la Settimana Santa 2020).

«Ricordo che anni fa andai a salutare all’ospedale di Este l’amico don Giuseppe Marin, venerato parroco di Valnogaredo: stava morendo, mi prese la mano e mi disse: “Don Savino, exspecto beatam spem”: non lo dimenticherò mai. Alla nostra età, mani al lavoro e soprattutto occhi al cielo!».

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