Don Giampaolo Tiengo riposa tra le braccia del Padre

don Giampaolo Tiengo  Chioggia (Ve), 20.07.1939 – Sarmeola (PD), 26.05.2022

«Verso le 4.30 don Giampaolo ha seguito il Risorto nella sua Ascensione». Con queste parole è arrivata all’alba del 26 maggio 2022 la comunicazione della morte di don Giampaolo, qualche giorno prima della Solennità dell’Ascensione.

Don Giampaolo era nato a Chioggia il 20 luglio 1939 da Cesare, agricoltore e Maria Fornaro. Con la famiglia abitò prima a Ca’ Bianca di Chioggia, poi a Valli di Chioggia. Assieme a lui vi erano il fratello Giuseppe, attualmente residente a Bollate (MI) e la sorella Lina, deceduta nell’aprile 2021. Introdotto in Seminario da don Guerrino Fabbian e dopo aver compiuto tutto il percorso del Seminario, fu ordinato presbitero dal vescovo mons. Girolamo Bortignon il 7 luglio 1963, assieme ai compagni di una classe molto numerosa.

Venne mandato come cooperatore a Ponte San Nicolò: «Alla scuola del parroco don Mario Nicolè ho imparato le cose principali della vita sacerdotale». Dal settembre 1970, invece, fu cooperatore a Borso del Grappa e sostituì don Italo Girardi, morto tragicamente in montagna per salvare un ragazzo che stava per annegare. Nell’autunno 1977 fu nominato arciprete di Boccon: «In questo periodo, oltre agli altri impegni pastorali, ho dovuto curare il vigneto e la cantina, per aiutare l’amministrazione della parrocchia».

All’inizio di settembre 1991 ricevette la nomina di parroco di Montemerlo (subito dopo morì improvvisamente don Guerrino Panozzo, cui doveva succedere, tanto che l’entrata in parrocchia avvenne con toni più dimessi). A Montemerlo don Giampaolo sarebbe rimasto 26 anni. 

Forte di carattere, ligio al dovere, alle indicazioni diocesane e alle tradizioni locali, era anche timoroso nelle scelte e nelle decisioni proprio per non venir meno a quanto meritava rispetto. La Cronistoria di Montemerlo racconta le piccole grandi cose pastorali, fatte di scuola materna, catechismo, lavori sulle strutture, aspetti economici difficili, sacramenti, giovani e famiglie, consigli pastorali, rogazioni, cura degli animatori. Annotava: «Appare evidente e urgente la necessità di formare dei veri e coraggiosi collaboratori soprattutto fra i giovani. E questo sembra un’impresa difficile. Comunque qualcosa si cerca di fare».

Don Giampaolo era sobrio nel celebrare e allo stesso tempo solenne: le celebrazioni dovevano risultare curate e i ministranti seguiti con dedizione. Di animo buono e discreto, dolce e paziente, uomo socievole e di compagnia nei momenti di festa, era anche schivo nelle relazioni, forse per timore di risultare meno pastore e meno prete. Dava fiducia alle persone, vedendone i tratti positivi.

Don Giampaolo ha amato le parrocchie che ha servito, ma aveva molto a cuore la famiglia d’origine: ha avuto cura della mamma per molto tempo e ne ha accompagnato la morte, avvenuta negli anni di Montemerlo (2011), con molta tenerezza. Aveva pure un bellissimo e forte legame con la sorella e il fratello, quantunque abitassero lontani.

Pregava tanto per le vocazioni sacerdotali e religiose, sempre desiderando raccogliere qualche frutto del suo ministero: «C’è bisogno di una nuova ripresa. C’è un grande bisogno di Apostoli che si dedicano alla causa del Regno di Cristo. Bisogna pregare molto perché il Signore non ci abbandoni».

Non sono mancate nel tempo le sofferenze ad accogliere i molteplici cambiamenti che riguardavano lo stile e la vita delle comunità cristiane, con tutti i mutamenti portati dal tempo, il cambiamento delle abitudini, i numeri che si modificavano, le scelte pastorali complesse. Non erano immediate la collaborazione e le decisioni comuni, ma non venivano meno in don Giampaolo la dedizione, l’umiltà e la passione per il Vangelo.

Se spesso parlava del sacrificio come condizione per arrivare a Dio, è rimasto un «servo buono e fedele», che ha davvero speso la vita per il Signore. Sicuramente don Giampaolo era tanto contento del suo essere prete, del servizio reso al Signore e del bene che di Lui sentiva attraverso le persone conosciute. 

Dal 1996 al 2002 era stato vicario foraneo di Teolo per due mandati. Già nel maggio 2016 aveva presentato al vescovo la rinuncia alla parrocchia di Montemerlo, scrivendo:

«Il parroco a volte si sente impacciato e spesso ha l’impressione di sentirsi sorpassato, di non capire bene le persone e i doveri che ha verso di esse». Alla comunità di Montemerlo, invece, aveva lasciato scritto nell’autunno 2017: «Sono stato investito allora di un grande onore e di un grande compito. In quel giorno ho ricevuto l’incarico di rappresentare Gesù in mezzo a voi e quindi di compiere l’opera della salvezza di Cristo. Devo tanto ringraziare il Signore di tutte le grazie che mi ha concesso. Ma devo ringraziare anche tutti voi, della vostra bontà, degli aiuti che mi avete dato, della fede che ho respirato in mezzo a voi, degli esempi di vita cristiana che ho visto in tanti di voi. Ho battezzato circa cinquecento bambini, ho ammesso alla Prima Comunione e alla Cresima circa 700 ragazzi. Ho accompagnato alla vita eterna circa 700 nostri fratelli e sorelle, condividendo con molte famiglie sofferenze a volte molto grandi. Abbiamo anche vissuto insieme tanti momenti di festa e di gioia. Mi sono sentito bene tra di voi».

Nell’autunno successivo prese dimora a Rovolon come collaboratore dell’unità pastorale di Bastia (Bastia, Carbonara e Rovolon), prestandosi per i servizi pastorali fino a che la salute lo ha permesso. Nel novembre scorso si era reso necessario un intervento chirurgico a seguito del quale don Giampaolo non si è più ristabilito. 

Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio a Montemerlo, lunedì 30 maggio 2022, alle ore 10. La salma verrà poi portata nel cimitero di Ca’ Bianca di Chioggia, dove riposano anche i genitori di don Giampaolo.

«Lodo tanto il Signore perché mi ha sempre aiutato. Dico a tutti i miei cari amici, a tutti i miei parrocchiani: Fidatevi sempre del Signore. Fate molto conto della sua Parola. Vivete in intimità con Lui attraverso i sacramenti; non preoccupatevi troppo dei soldi e delle cose materiali, lasciate perdere le beghe che rompono l’armonia, vivete in pace con tutti.

Stiamo sempre uniti attraverso l’Eucaristia, la fede, le opere dell’amore, fino al giorno ultimo ed eterno».

(Dal Testamento spirituale, Villa Immacolata, 09.11.1994)

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