Don Florindo Spezzati è tornato al Padre

Le esequie giovedì 5 ottobre alle ore 10 nella chiesa parrocchiale di Lughetto

Nel primo pomeriggio di domenica 1 ottobre il cuore di don Florindo Spezzati ha cessato di battere, in pneumologia  dell’ospedale del Dolo. È stata una prolungata agonia di un organismo che i molti anni di lotta con il morbo di Parkinson non avevano fiaccato, anche se progressivamente ne avevavo ridotto la mobilità.  Nella sua fragilità corporea degli ultimi anni, avendo bisogno di tutto e di tutti, aveva accettato di affidarsi  alle mani degli altri con grande serenità.

Don Florindo era nato nel 1924  a Bojon, penultimo di tredici figli. Aveva percorso tutto l’iter seminaristico, in buona parte in tempo di guerra, ed era stato ordinato prete nel 1949 con l’ultimo gruppo consacrato dal vescovo Carlo Agostini, già patriarca di Venezia. I suoi primi quindici anni di prete li vive come cooperatore in città: alla Madonna Pellegrina con don Antonio Bogoni e a Pontevigorazere con don Albino Galeazzo. Nel 1964 viene inviato “provvisorio” a Lughetto, un paesetto di 600 anime nell veneziano. Vi rimane per tutta la vita: 41 anni come parroco e per gli altri anni come residente.

Ha amato la sua gente, anche se pochi andavano in chiesa. Ha aperto centro sportivo con due campi da calcio, tre campi da tennis e un bar perché a Lughetto ci fosse un punto di incontro per tutti, rossi o bianchi. A chi andava in chiesa parlava in chiesa, a chi non ci andava parlava come un padre al bar o sui campi da gioco. Per lui erano tutti suoi figli, e tutti lo hanno sentito come un padre. Ha favorito ed ha visto lo sviluppo culturale e sociale del paese, divenendo un punto di riferimento per quanti avevano qualche difficoltà. Durante il suo servizio di parroco, dal 1971 al 1989, ha svolto il compito di insegnante di religione nelle scuole medie di Campagnalupia e di Codevigo.

Nato in una famiglia numerosa ha sempre conservato con essa un forte legame. Ha preso con sè il papà (morto a 101 anni) e la mamma, aiutato per 35 anni dalla sorella Emma. Gli ultimi otto anni li ha vissuti ospite in un piccolo appartamento del nipote Maurizio, assistito con molta cura dal giovane moldavo Lilian.

In questo stile ha guidato la parrocchia. Nei ricordi stesi per il 50° di Messa lui stesso scrive: «L’idea guida fondamentale è stata quella di Famiglia, cioè fare della parrocchia una sola grande famiglia, come vuole il Padre eterno. Perciò tutte le inziativa sono state finalizzate a questo scopo: favorire la comunione fraterna nel rispetto reciproco, nel vero aiuto anche a chi soffre o è nel bisogno». Quando negli ultimi anni, ormai in carrozzina, concelebrava la messa, alla fine tutti lo andavano a salutare e gli portavano i bambini come si fa con un padre o un nonno.

Potremmo dire che la sua terza famiglia sono stati preti. Si è trovato con loro talvolta anche in disagio quando il suo non fare distinzione fra bianchi e rossi in una zona dove la contrapposizione politica assumeva anche una forte colorazione religiosa, non era condiviso dai parroci vicini. Ma lui  rispondeva sempre con libertà e coraggio, con rispetto e pazienza. La stima dei preti si è mostrata nel fatto che per tre volte volte è stato nominato vicario foraneo. Si sentiva bene con i confratelli preti ed ha desiderato di partecipare alle loro riunioni  finchè gli è stato possibile, con una presenza “scanzonatamente saggia”. Era desideroso di ascoltare dai confratelli le cose che stavano cambiando, senza rimpianto per il passato, ma con grandi aperture per il futuro, lui che aveva anticipato e poi vissuto concretamente il Concilio Vaticano II.

Ha fatto molta carità, con discrezione e con generosità. È vissuto sempre poveramente. Era appassionato della Parola di Dio. Non ha mai smesso di aggiornarsi, di leggere e di studiare. Era un uomo di grande preghiera. Il suo ritornello era: Dio è padre e ci ama tutti come figli. La sua fede profonda gli ha dato anche una grande libertà di pensiero e di parola, la sua grande umanità gli ha dato semplicità, sincerità, capacità di relazioni,  un occhio limpido e un sorriso che scendevano fino in fondo al cuore.

Don Florindo ha conservato  la sua passione per la musica, arrampicandosi a suonare sull’organo in chiesa, esercitandosi alla fine sul pianoforte in casa. Noi crediamo che ora partecipi con gioia alla sinfonia del paradiso.

L’Eucaristia di ringraziamento, di suffragio, di commiato sarà celebrata nella chiesa parrocchiale di Lughetto giovedì 5 ottobre alle ore 10, presieduta dal vescovo Claudio. La salma sarà sepolta nella tomba di famiglia nel cimitero di Lughetto.

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