Cantieri di carità e giustizia

Per mettere capacità e talenti a servizio della povertà

Proseguono i lavori del progetto Cantieri di carità e giustizia, annunciato dal vescovo Claudio in occasione della festa di sant’Antonio (13 giugno 2016) e avviato dalla Diocesi di Padova in collaborazione con la Fondazione Emanuela Zancan onlus. Un progetto in tre tappe (passato-presente-futuro) che mira a sviluppare pratiche condivise a “corrispettivo sociale” per individuare forme di contrasto alla povertà che vedano i poveri stessi protagonisti.

Oggi, mercoledì 22 febbraio, dalle 15.30 alle 17.30, si tiene nella Sala Anziani di Palazzo Moroni a Padova un seminario di studio organizzato da Diocesi di Padova e Fondazione Zancan dal titolo Cantieri di carità e giustizia: capacità e talenti a servizio della povertà. Nell’incontro si farà il punto sulle prime due tappe del progetto: la memoria della storia di carità e giustizia a Padova con la presentazione di un primo quaderno che ne raccoglie la sintesi (Alle radici della carità a Padova, Quaderno 1); l’individuazione di capacità e talenti a servizio della povertà, ossia la mappa delle capacità pubbliche e private, ecclesiali e civili, che permetterà successivamente di evidenziare i vuoti da colmare, le collaborazioni da migliorare per non sprecare le possibilità a disposizione. Da queste basi si svilupperanno i veri e propri “Cantieri di carità e giustizia” ossia le pratiche di lotta alla povertà con i poveri.

Il seminario di mercoledì 22 febbraio, a cui sono state invitate in particolare le realtà di solidarietà che in questi mesi hanno aderito al progetto, partecipando a incontri e rispondendo a un dettagliato questionario che ha permesso la mappatura, vede i saluti introduttivi del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla e del commissario straordinario del Comune di Padova, Paolo De Biagi. A seguire il giornalista Francesco Jori traccerà la storia cittadina della carità (Alle radici della carità a Padova). Prenderanno quindi la parola Maria Bezze della Fondazione Zancan (Una città capace di carità e giustizia) che illustrerà la mappatura dettagliata delle risorse presenti nella città a contrasto della povertà e il direttore della Zancan, Tiziano Vecchiato che individuerà la traccia per passare Dal Progetto ai Cantieri veri e propri.

Dopo il dibattito con i partecipanti le conclusioni e le prospettive di lavoro saranno evidenziate da don Marco Cagol, vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni e il territorio.

Il seminario sarà ritrasmesso sulle frequenze di BluRadioVeneto (88.70 e 94.60 e per l’Altopiano di Asiago 91.90) in due puntate, lunedì 6 e martedì 7 marzo, alle 21.

 

SINTESI DELLA STORIA DI CARITÀ A PADOVA E MAPPATURA

«Fare memoria insieme, come città, è fondamentale: ci permette di non perderci, di non smarrire l’orientamento, di ridare un volto umano a questa città. Lo sguardo alla storia è una premessa decisiva per aprire anche oggi cantieri di innovazione che, partendo dalla carità possono ri-strutturare la nostra città, a misura dei più poveri, perché nessuno sia lasciato indietro. Non possiamo permetterci di fermare noi, appartenenti alla generazione presente, il fiume di carità e giustizia che ha dato volto a questa città». Così il vescovo di Padova nell’Introduzione al Quaderno 1 dei Cantieri di Carità e Giustizia (Alle radici della carità a Padova) in cui si fa memoria di quanto maturato in secoli di impegno di singoli, istituzioni, realtà religiose.

Una storia che attraversa i secoli e incrocia nomi e realtà: sant’Antonio, Gregorio Barbarigo, Giuseppe Sarto, Luigi Pellizzo, Girolamo Bortignon, ospedale francescano, ospedale giustinianeo, Monte di Pietà, casse di risparmio, casse rurali, banche popolari, Opera della Provvidenza Sant’Antonio, Cuamm… e tante tante altre a volte più nascoste e più contenute, ma ugualmente significative.

Il Quaderno illustra alcune tra le tante testimonianze di carità e giustizia che da anni operano in città: Camilliani, Canossiane, Figlie di Maria Ausiliatrice, Fondazione IRPEA, Cappuccini, Conventuali, Francescani, Maestre di Santa Dorotea di Venezia, Servi della Carità, Guanelliani, Suore di Maria Bambina, Terziarie Francescane Elisabettine. Solo uno spaccato di una realtà molto più articolata, vasta e complessa.

A Padova sono 73 le realtà che hanno risposto al questionario propedeutico alla mappatura delle esperienze di “carità e giustizia” nel territorio. Accanto a queste vanno anche considerati il Comune di Padova e l’esperienza del Fondo Straordinario di Solidarietà per il Lavoro (non inclusi nella mappatura). Il 70% è rappresentato da organizzazioni che gravitano attorno al mondo religioso (diocesi, vicariato, parrocchia, istituti religiosi); il 22% ha forma associativa.

Poco meno della metà (48%) operano nel territorio da meno di vent’anni, ma esistono ben otto situazioni (11,1% del totale) che contano oltre 100 anni di vita (tra queste le Cucine Economiche Popolari, la Mensa dei Poveri dei Frati Minori Cappuccini San Leopoldo e l’Opera Pane dei Poveri della Basilica del Santo); altre 10 (13,7%) hanno oltre 50 anni di attività e altrettante sono relativamente giovani, ossia esistono da cinque anni al massimo.

Quasi tutte queste realtà entrano a diretto contatto con le persone che aiutano (94%) e in alcuni casi (17%) svolgono attività di supporto ad altre organizzazioni come Caritas, Cucine Economiche Popolari, Servizi Sociali del Comune, Comunità di Sant’Egidio, Croce Rossa, Banco Alimentare.

La tipologia degli interventi è varia, anche se prevale l’ascolto, la distribuzione beni di prima necessità (viveri, vestiario, farmaci), gli interventi di assistenza economica, il supporto informativo e l’accompagnamento. In misura minore si evidenziano attività inerenti l’educazione e la formazione, l’integrazione, il sostegno al lavoro, la mensa, l’accoglienza. Mediamente ogni organizzazione tra quelle mappate realizza cinque tipologie di intervento, fermo restando che l’attività di ascolto non è mai esclusiva ma si accompagna sempre ad altri tipi di sostegno. Ne emerge una tipologia di aiuto rivolta in particolare a “rispondere” al bisogno immediato.

Gli interventi sono per il 79% dei casi di natura continuativa, un 21% è occasionale; per lo più sono aiuti erogati nella sede dell’organizzazione (68% dei casi); in un 16% delle situazioni è a domicilio. La condizione di bisogno è sottoposta a qualche forma di verifica in circa metà di queste realtà (48%), per il rimanente è ad accesso libero, specie per quanto riguarda le attività di supporto e tutela al lavoro, l’attività informativa, la consulenza legale e l’accompagnamento.

Rispetto all’anno precedente si registra un andamento costante rispetto alle persone aiutate per circa la metà delle organizzazioni (52%), il 44% ha visto un aumento di “prestazioni”; un 4% una diminuzione.

Analizzando il panorama, complessivamente risultano impegnate in queste attività di sostegno circa 2.600 persone, per la maggioranza (72%) volontari; solo per il 6% delle organizzazioni i loro volontari sono in prevalenza giovani (meno di 35 anni); per 7 organizzazioni su 10 i volontari sono in maggioranza over 50enni. Queste organizzazioni utilizzano in buona parte risorse interne (26%) mentre un terzo circa (36%) si affida a risorse interne ed esterne. Un 38,6% si affida esclusivamente a risorse esterne (singoli, enti pubblici ed enti privati). Molte di queste realtà (61%) ricevono beni in natura per poter fronteggiare le situazioni di povertà, per lo più si tratta di generi alimentari e solo in misura minore di vestiario.

Tra i dati raccolti dalla mappatura emerge che l’azione caritatevole e di solidarietà è strutturata in una rete molto articolata: il 94% delle realtà mappate dichiara infatti di avere relazioni con altri, in primis Caritas e Comune di Padova (il 37% con il privato non profit; il 33% con realtà di ambito religioso; il 27% con enti pubblici e il 3% con il privato profit). Una rete di relazione e di contatti che riguarda in primo luogo il coordinamento sulle persone seguite (26%); le informazioni/consulenze (15%); la fornitura di beni (13%) e le progettualità specifiche (13%).

Ma quali sono le problematiche che si presentano maggiormente tra i poveri? Il principale problema presentato – oltre a quello economico – riguarda la mancanza di lavoro (53%) o la precarietà occupazionale (16%). Un 7% circa registra problematiche legate a situazioni di separazione o divorzio e un altro 7% è penalizzato dalla mancanza di reti familiari o amicali.

Alla domanda conclusiva rispetto al giudizio sulla propria “capacità di contrasto alla povertà” un 19% delle realtà sottolinea la capacità di far fronte a situazioni di emergenza e un 12% ritiene adeguata la propria capacità. Il 67% reputa insufficiente la propria capacità di contrasto alla povertà rispetto alla domanda. Alcune soluzioni possibili per migliorare questo aspetto vengono intraviste nel potenziamento delle reti, delle azioni per facilitare la ricerca di lavoro e nell’azione comunitaria.

«I risultati della mappatura – sottolinea Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan – ci parlano dei potenziali a disposizione della città. Riguardano soprattutto gli aiuti da sviluppare oltre l’emergenza per lottare contro la povertà con le persone, valorizzando le loro capacità. I “Cantieri” svilupperanno le infrastrutture di umanità necessarie per lottare contro la povertà con i poveri, senza di loro non è possibile».

«Alcuni dati che emergono da questa prima mappatura – fa eco don Marco Cagol, vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni e il territorio della Diocesi di Padova – ci dicono che Padova ha dei grandi doni e potenzialità e fanno emergere delle possibilità interessanti. Da qui dobbiamo partire per una rinnovata collaborazione tra pubblico e privato sociale per studiare progetti innovativi di contrasto alla povertà che mettano insieme le diverse risorse e competenze, superando la logica della risposta all’emergenza per attivare vere azioni di prevenzione ed emancipazione, ma soprattutto che considerino i poveri una risorsa per se stessi e per la comunità».

Fonte: Ufficio Stampa

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