Rapporto annuale dell’Ente Diocesi di Padova (bilancio)

Sabato 29 ottobre 2016

Una Chiesa trasparente è una chiesa credibile oltre che vera. A tre anni dall’avvio di un processo di rivisitazione della Curia di Padova, un altro tassello arriva oggi a comporre il mosaico di una Diocesi che desidera guardarsi dentro con chiarezza per poter meglio individuare i percorsi di Chiesa “in uscita”, rispondente al Vangelo di Gesù.

Così, sabato 29 ottobre 2016, nel teatro dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola (Rubano – PD) si è tenuta una mattinata che segna una pietra miliare nella storia della Chiesa padovana: la prima presentazione pubblica del Rapporto annuale della Diocesi di Padova, corredato da stato patrimoniale e conto economico, il tutto raccolto nel fascicolo “devo fermarmi a casa tua… RAPPORTO ANNUALE 2015”. Alla mattinata, presieduta dal vescovo Claudio, sono stati invitati i membri degli organismi di comunione diocesani – Consiglio pastorale diocesano, Consiglio presbiterale, Consiglio diocesano gestione economica, Collegio dei consultori, Collegio dei vicari foranei – tutti i membri dei Consigli parrocchiali per la gestione economica, i responsabili degli uffici e dei servizi diocesani, i dipendenti e i collaboratori.

«Ci proviamo!» è il messaggio del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, che individua ed evidenzia due parole chiave: trasparenza e responsabilità. «È questo il binomio che vogliamo provare a tradurre in azioni concrete. Sono atteggiamenti umani che ci ha ispirato il Vangelo di Gesù, ma che abbiamo imparato anche dal dialogo con la società intera alla quale siamo debitori perché ha spinto la Chiesa a comprendere meglio l’importanza di impegnarsi nel mettere insieme un bilancio serio e di renderlo pubblico, provocando in molti cristiani un processo che ha smosso intelligenza, volontà e sensibilità. Se impariamo a gestire con responsabilità e trasparenza il nostro patrimonio, apriamo una porta al dialogo, la nostra parola diventa credibile e forse possiamo creare le condizioni per arricchirci tutti del Vangelo, che è il nostro vero e unico patrimonio».

La presentazione del Bilancio è frutto di un lavoro di tre anni in cui si è intrapreso un nuovo sistema contabile a livello locale e centrale; è cambiata la modalità di presentazione dei rendiconti delle parrocchie alla Diocesi; ma soprattutto si è attivato un lavoro di formazione e sensibilizzazione nel territorio – in particolare a livello di Consigli parrocchiali per la gestione economica – per aumentare la consapevolezza della necessità di conti sempre più rispondenti alla missione della Chiesa.

Venendo ai numeri. Il conto economico 2015 dell’Ente Diocesi di Padova vede un totale di costi pari a 10.930.541 euro e ricavi per 10.475.934 euro, con una perdita di esercizio di euro 454.607. Il 20% dei costi sono stati destinati a coprire le attività pastorali specifiche e di funzionamento; il 18% riguarda il personale, le consulenze professionali e i collaboratori; il 41% è rappresentato dai contributi erogati per la carità, il culto e la pastorale; il 18% sono accantonamenti, tra cui oltre un milione di euro per un fondo emergenze appositamente attivato lo scorso anno.

Per quanto riguarda i ricavi: il 15% da attività, il 39% da contributi CEI, il 13% da contributi pubblici e privati e il 21% da offerte e donazioni, il rimanente da proventi straordinari.

Entrando più nello specifico, nel 2015, la Diocesi di Padova ha erogato per la carità 1.318.096 euro da contributi CEI; 935.885 euro per aiuti Caritas e 768.300 euro per le missioni, per un totale di circa 3 milioni e 22mila euro. A questi si aggiungono altri 2 milioni e 699 mila euro devoluti a enti diocesani e parrocchie in forte situazione di difficoltà.

Per quanto riguarda i contributi CEI relativi all’8 per mille, nel 2015 ne sono stati assegnati 4.011.831 euro, così distribuiti: 1 milione e 710 mila euro sono stati destinati a esigenze di culto e di pastorale; quasi due milioni (1.958.229) a interventi caritativi (l’erogazione può avvenire fino al marzo dell’anno successivo, quindi una parte comparirà nel conto economico 2016); 343.597 euro a sostegno di restauri di beni culturali, in particolare per sette parrocchie e per la biblioteca dell’Istituto teologico Sant’Antonio.

Guardando, invece, allo stato patrimoniale, circa 27 milioni, pari al 66%, riguarda il patrimonio immobiliare nella quasi totalità utilizzato per fini istituzionali, tra cui sono compresi Palazzo Vescovile e Casa del clero; a seguire, il 17% è riferito a immobilizzazioni finanziarie, solo in minima parte disponibili, in quanto per lo più vincolate dal fondo accantonamento TFR e dal fondo emergenze, un 3% è riferito alla partecipazione in Antoniana sas, Euganea editoriale Comunicazioni srl, Seicom srl, Hub srl.

«Il Bilancio – commenta don Gabriele Pipinato, vicario episcopale per i beni temporali della Chiesa – è il frutto maturo della gestione dei beni della nostra Chiesa. Ci permette di fare un attento esame di coscienza, nel verificare in quali voci di spesa sono andate impiegate le risorse a disposizione e ci suggerisce scelte necessarie per cambiare nella direzione del Vangelo e migliorare negli anni, volgendoci al futuro con sguardo lungo, profetico e strategico per comprendere quali strutture e quali strumenti siano indispensabili per l’azione pastorale della Diocesi. Non possiamo poi dimenticare che accanto a questi “numeri”, per certi versi aridi, si affianca tutto un mondo di “bilanci nascosti” composti dal servizio amorevole e gratuito di molte persone impegnate nelle comunità e di quanti sono coinvolti direttamente negli organismi di comunione, nella catechesi, nell’animazione liturgica, nelle attività delle Caritas parrocchiali e vicariali e nella sensibilizzazione e animazione missionaria».

Come “segno” evidente di questo impegno della Chiesa di Padova nell’utilizzare al meglio le proprie risorse e cogliendo l’opportunità data dal Giubileo Straordinario della Misericordia, che ha richiamato fortemente l’attenzione e la centralità della carità nella vita della comunità cristiana, il vescovo Claudio, al termine della mattinata, ha annunciato che in occasione della chiusura della Porta della Misericordia della basilica Cattedrale, domenica 6 novembre, benedirà una “Porta della Carità” in un appartamento, di proprietà della Curia diocesana. Sarà destinato a diventare un luogo stabile di carità: un’abitazione per persone bisognose, perché «i poveri sono i privilegiati della misericordia divina».

«Desideriamo rispondere – ha detto il vescovoin modo semplice, utilizzando risorse già presenti e disponibili, all’appello che papa Francesco ha fatto lo scorso aprile in occasione del Giubileo della Divina misericordia, in cui chiedeva un’opera strutturale, un “ricordo vivente” dell’Anno della Misericordia».

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