Ordinazione diaconale di Damiano Terzo (2023)

28-10-2023

Ordinazione diagonale di Damiano Terzo

Sabato 28 ottobre 2023

Padova, basilica Cattedrale

Omelia

In questa liturgia di festa giunga il mio saluto a tutti voi, a Damiano, alla sua famiglia, alla sua parrocchia e al Seminario.

In questi giorni mi è venuta in mente la mia bisnonna, morta quando avevo 8 anni.  Le devo i primi rudimenti della mia fede e della mia umanità. Di lei ricordo il vestito grigio scuro e lungo; non ricordo nessun discorso ma la sua vicinanza, il suo affetto e il suo invito a dire le orazioni. Lei era ritornata dalla migrazione in Brasile, dallo stato di Rio grande du Sol, nel 1.900 circa. Era partita per la povertà ed è tornata povera; è tornata con 8 figli. Subito dopo il ritorno suo marito, mio bisnonno, è morto in un incidente di lavoro. Per vivere si è risposata con un uomo che a sua volta aveva due figli; I suoi figli e figlie – che solo in parte ho conosciuto – hanno lottato per sopravvivere: hanno vissuto le guerre, hanno lavorato come braccianti senza alcuna protezione sociale, senza garanzie, con poca istruzione.

“Perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto” è la memoria delle nostre povertà, delle nostre storie di fragilità. Storie che riguardano le nostre case, le nostre famiglie, la nostra terra e la nostra società, così che ci riconosciamo nelle vicende che il libro dell’esodo racconta. Fino a pochi decenni fa c’erano pochi ricchi e tanti miseri, come succede ancora oggi in tante parti del nostro mondo, dall’Africa all’Asia alle Americhe ed anche nella nostra Italia.

Sento queste parole come se fossero rivolte a noi: ricordati che sei stato anche tu povero; che voi siete una società con una storia di gravi privazioni. Venite da “povera gente”: così tradurrei e adatterei per noi: “voi eravate forestieri”.

Si percepisce però una certa dissonanza tra la consapevolezza e la coscienza della nostra storia di forestieri e di poveri, e la grandiosità della nostra cattedrale o la magnificenza della nostra liturgia, con i suoi canti, le sue luci, i suoi colori, il profumo dell’incenso.

C’è distonia non solo con il nostro passato di poveri ma anche con il richiamo alle sofferenze di tanti uomini e donne di oggi, ed anche di tanti bambini. Non possiamo non portare nel cuore la situazione della Terra Santa e le immagini che ci sono arrivate di drammi e di tragedie indicibili in queste stesse ore, o la guerra in Ucraina, o la situazione dell’Afghanistan e di tante, troppe purtroppo, parti del mondo: stride il contrasto tra la nostra festa e le tante sofferenze di profughi che attraversano i deserti e i mari, che si presentano alle nostre frontiere ma non trovano rifugio ed accoglienza, stride con la situazione di tanti poveri che non hanno accesso al minimo vitale, di ammalati e anziani soli…

Verrebbe quasi da ripetere come il salmista del salmo 136: “Come cantare i canti del Signore in terra straniera?”

Si aprono per noi due due finestre: una aperta verso il Cielo, dove Dio, il pietoso, ascolta il grido e vede le sofferenze e le ingiustizie; l’altra invece su di noi.

Lo squarcio aperto sul cielo ci porta alla visione del Padre celeste, di cui ci ha annunciato Gesù. Il Signore Gesù e  tutti i suoi discepoli, alcuni dei quali invocheremo come intercessori nel presentare la nostra preghiera per Damiano, ci assicurano che Dio Padre ci vuole bene, ci segue, si fa carico di noi. Ci anima con il suo spirito di amore, di giustizia, di pace. E se siamo in difficoltà, se siamo forestieri, se ci sentiamo povera gente, resta accanto a noi.

Un’anziana signora, Ines, per indicare il suo momento di preghiera diceva: “vado a dire il bene”; voleva dire: frequentare gli orizzonti dell’amore del Padre, ritornare al Vangelo di Gesù, servire il Dio vivo e vero, orientare lo sguardo là nel cielo, là da dove attendiamo la venuta del Signore Risorto. Pregava per le persone a cui voleva bene e invocava il bene su loro.

Questo sguardo verso il cielo è prendere coraggio, è sentirci sicuri della sua mano potente, della sua Parola che anima la vita, della verità del Vangelo di Gesù. Cantiamo e lodiamo Dio, amiamo la vita, facciamo festa e guardiamo al futuro come tempo di aurora per noi, per la Chiesa e per il mondo intero. Arriverà la Pace in medio Oriente e arriverà anche in Europa; ci sarà giustizia tra tutti i popoli, nel mondo del lavoro, ci sarà serenità nelle case e nelle nostre relazioni amicali.

Poi c’è Damiano: la seconda finestra si apre su lui e su noi.

Gesù è la presenza del Padre nella nostra vita. È Dio che si è abbassato tra noi forestieri, pellegrini, poveri uomini, facendosi uno come noi, in tutto. È venuto con noi per indicarci le strade della vita, per aiutarci nella fatica di realizzarci pienamente come veri uomini e vere donne. Ci ha raccolti a partire dal punto più basso della terra (ricordate il battesimo nel Giordano), a partire dalla condizione più ignominiosa (un condannato a morte, e a morte di croce).

Della sua fede, delle sue scelte di vita, dei suoi pensieri e progetti ci ha dato una immagine quando ha lavato i piedi ai suoi discepoli, si è descritto nella parabola del samaritano, che vede e compatisce il dolore, nei suoi gesti di prossimità a tutti, ai più sofferenti in particolare. E in quel “tutto è compiuto” sulla Croce. 

Il Padre si è riconosciuto in questa storia di Gesù, storia di donazione, di umiliazione, di servizio… una storia bella di amore vero, pienamente umano perché divino.

Alla condivisione di questa sua storia ha chiamato tanti. Forse potremmo dire che noi qui presenti, in qualche modo, siamo tutti coinvolti, tutti chiamati al suo seguito. Damiano umilmente dice “Eccomi, seguo anch’io Gesù nella forma e modalità di servo, di diacono”.

Può osare questo passo nella fede in Gesù ed appoggiandosi alla fede delle nostre comunità con le quali sei cresciuto: la famiglia, gli amici, le parrocchie che ha incrociato, il Seminario.

Il suo eccomi è un dono per noi: innanzitutto per noi che abbiamo un ministero ordinato, presbiteri e diaconi, un giorno per coloro che saranno istituiti in un ministero come quello del lettorato, dell’accolitato o del catechista. Anche, e speriamo presto, per coloro che in forza del battesimo accettano di servire le nostre comunità, come sembra indicare il nostro Sinodo.

Ma per essere più precisi è un dono per tutti i discepoli di Gesù, soprattutto per coloro che vivono in missione nel mondo, negli ambienti in cui la vita umana attende di essere confortata ed illuminata dal Vangelo (non li ripercorro ma sono gli ambienti della vita normale).

Damiano è un giovane, anche lui come noi, figlio di povera gente. Noi lo accogliamo come un dono che il Signore vuole farci.

Vorrei dire, subito, con voi: Grazie, Signore Gesù!

Damiano ci rimanda a Gesù. Aprendo questa seconda finestra ci ricordiamo che Gesù è fedele, cammina con noi, chiama per stare con lui e per ricevere da lui una missione. Il nostro sguardo non si ferma su Damiano, ma si orienta su Gesù.

Anche la seconda finestra dunque porta a vedere l’amore del Padre e ad affidarci a Lui: steso per terra in segno di abbandono al disegno di Dio, il nuovo diacono assume una forma e un atteggiamento che ci ricordano, perché su lui modellati, quelli della vita di Gesù.

Oggi gli ordinandi potrebbero essere molti di più! I numeri però non modificherebbero il grande segno e annuncio della sua potenza di Risorto e della sua delicata attenzione per la nostra Chiesa.

Oggi gustiamo l’annuncio-rivelazione della sua presenza e azione nel sì di Damiano.

Ammetto, Damiano, che come i tuoi genitori anch’io, pur essendo molto contento, sono anche un po’ impensierito. Quali sfide dovrai affrontare domani? Ce la farai?

Aiutaci, Signore, a sostenere la sua generosa disponibilità!  Oggi sei libero nel dare la tua disponibilità, domani sarai disponibile nella misura in cui resterai libero come oggi.                     

Sono certo che il Signore ti sarà fedele, so che ti chiama ad amare seriamente ogni battezzato, anzi ogni creatura: per Lui, con Lui e in Lui. So che in questo modo sarai un vero uomo, so che saranno tanti i piedi da lavare e i forestieri da incoraggiare. So che devi dimenticarti di te stesso e spenderti pienamente.

So pure che questo è il disegno di Dio per ogni uomo e ogni donna, soprattutto per ognuno di noi: era lo stesso disegno di Dio per Gesù!

Ti accompagnino nella vita le parole del libro dell’Esodo. Ricordati che siamo stati anche noi forestieri, figli di povera gente. Gloriati di rimanere sempre tra la povera gente.

+ Claudio, vescovo

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