Omelia Solennità dell’Epifania – 2018

Festa delle genti - Tempio della Pace (Padova)
06-01-2018

 

Per tutti gli uomini e le donne c’è una stella che spunta e indica una strada: è un orizzonte, un sogno. Sono gli stimoli interiori che danno coraggio e forza per mettersi in cammino.

La stella è il desiderio di bene, di pace, di giustizia, è il mio desiderio di incontro con Dio. Ma, ancora più semplicemente la stella è il mio bisogno di affetto, di sicurezza, di calore; è il mio desiderio di avere un futuro e di offrire un futuro alle persone a cui voglio bene e di cui mi sento responsabile e custode. La stella mi precede, è davanti a me, è sempre davanti.

Forse potremmo parlare di vocazione: la stella è la mia vocazione, è la voce che mi chiama continuamente e che viene da Dio. Per ognuno c’è una stella che rimanda a Dio stesso.

Proprio ieri sera sono stato con un gruppo di giovani in formazione per essere educatori. Li invitavo a vedere dietro la loro generosità non soltanto un proprio atto volontario, il frutto di una propria valutazione, ma a vedere in questa scelta una trama disegnata da Dio, una chiamata del Signore.

Quella stella è il simbolo di tanti percorsi interiori e personali che Dio ci indica per farci crescere e per dare un significato alla nostra esistenza.

I Magi possono muoversi liberamente. Anche questo aspetto della Libertà è importante: è libertà dalla povertà, dalle oppressioni, dall’ignoranza, dalla schiavitù e dalla miseria. La libertà è la condizione necessaria per vivere dignitosamente, per essere uomini e donne. È la libertà di seguire la propria strada, la propria vocazione; la libertà, appunto, di essere se stessi e di vedere la propria stella.

Quando ci sono le condizioni della libertà e ci sono stelle da cui lasciarsi guidare, l’orizzonte manifesta tutta la sua bellezza e la sua ampiezza. Con entusiasmo allora si parte e ci si avventura nella vita. Allora si è felici.

Auguro a tutti, donne e uomini liberi, di non rinchiudersi in se stessi, egoisticamente, ma di mantenere vivi i propri sogni, di lasciarsi guidare dalla Stella, di seguire la propria vocazione, di non aver paura di Dio che chiama: con coraggio come hanno fatto i Magi, siamo chiamati a partire rischiando, indagando domandando. Camminare nella libertà con un orizzonte indicato da Dio: questa è vita! Questa è una vita bella e buona che noi cerchiamo.

C’è chi non si muove perché non ha un orizzonte o non ha il coraggio di seguire una strada che parli di futuro, di speranze, di ideali; c’è chi non parte perché non ha conservato la capacità di sognare.

Cari immigrati voi siete un segno di vitalità. In un contesto culturale ripiegato su stesso, in forma quasi adolescenziale, dedito a conservare e consumare il proprio benessere difendendolo da chi sta elemosinando, come il povero Lazzaro, una briciola, in un contesto di crisi spirituale profonda, senza un orizzonte, senza una stella, voi siete i benvenuti!

Umanamente e spiritualmente avete osato per amore dei vostri figli e delle vostre mogli o mariti, per fiducia nel futuro, per obbedienza a una vocazione.

Vi siete spostati dal vostro paese talora rischiando la stessa vita e ora siete qua, con noi, testimoni della forza di attrazione di una stella. Avete risposto a una chiamata che si è presentata come bisogno di un lavoro, di futuro per la propria famiglia, di ricerca di senso per voi stessi.

Che il Signore vi accompagni e susciti uomini e donne che sappiano aiutare e servire i vostri orizzonti. E nel farvi carico dei vostri doveri sociali, siano riconosciuti i vostri diritti.

Ma oggi il mio pensiero va, e vorrei mi accompagnaste con il vostro cuore, a chi non ha la libertà di muoversi perché non è libero. Ha sogni, ha desideri di bene, di pace, di giustizia ma non può muoversi e deve assistere alla disperazione e alla morte dei propri cari, li deve lasciar crescere senza scuola, senza ospedali, senza nutrimento, senza libertà politica…

Anche tra voi molti sono esperti di queste forme di disumanità e avete rischiato. E grazie a Dio sembra che ce l’abbiate fatta anche se pure qui le cose non sono semplici.

Ma che ne è di tanti “contenuti o detenuti” in campi profughi dalla Terra Santa alla Libia al Venezuela? O che vivono in paesi che sono luoghi di guerra, di povertà e fame?

Tanti hanno sogni, hanno visto una stella che li chiama a difendere i loro bambini e le loro donne, a cercare per loro pane, salute, istruzione, casa…, che li chiama a cercare pace. Ma chissà quanti sono quelli che non hanno la libertà di partire!

Noi come comunità diocesana stiamo facendo quanto ci è possibile per dare libertà: molti di noi stanno condividendo la vita in paesi poveri – una ventina legati a me e altri 700 riferiti a congregazioni religiose – alcune nostre organizzazioni stanno realizzando servizi essenziali nel campo della istruzione e della sanità.

Oltre 25 milioni di euro sono stati investiti lo scorso anno (2016) per aiutare a non essere costretti a scappare dai propri paesi e dalla propria terra, costruendo scuole, ospedali, formando operatori sociali. Questo è il nostro impegno come ufficio missionario, come Cuamm e altre realtà della Chiesa di Padova.

Per questo possiamo dare il benvenuto anche ai profughi perché quello che potevamo fare per non “costringere a partire” lo stiamo facendo. Se tutto il mondo, soprattutto politico, si facesse carico delle sofferenze di grande parte della terra le migrazioni sarebbero solo quelle frutto della libertà.

Per questo invitiamo a fare spazio nelle nostre case e invitiamo le nostre parrocchie e i nostri comuni ad ascoltare e ad avere misericordia di chi segue la propria stella, testimone di vita.

Pensiamo insieme e preghiamo per quanti non riescono a partire e piangono perché viene deturpato e spenta la loro vita.

Cari cristiani, come possiamo non ascoltare il grido di dolore, le loro urla, i loro pianti? Come non percepire anche i silenzi di chi non ha più nemmeno speranza e non ha più voce?

I profughi ci parlano di un mondo che sta male e che attende giustizia.

Può risaltare chiara, bella, incoraggiante la parola di Isaia: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te».

A questa parola fa riscontro il salmo che proclama come il popolo e i poveri sono del Signore appartengono a lui, come se fossero la sua famiglia. Se non agiscono gli uomini, sarà lui, Dio, a giudicare il suo popolo secondo giustizia e i suoi poveri secondo il diritto.

E poi soprattutto mi sembra risuonare fortemente nel nostro cuore e nella nostra chiesa la promessa del Signore: egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto; egli avrà pietà del debole, del misero ed è lui che salverà la vita dei suoi miseri.

La comunità dei credenti qui riunita, in rappresentanza dei tanti immigrati che vivono nel nostro territorio, proviene da ogni popolo e da ogni lingua, e proclama di fronte al mondo la chiamata a un’unica famiglia umana universale.

Celebrando l’Eucaristia sappiamo di assumerci il mandato di rendere possibile per ogni uomo e per donna il realizzarsi della propria vocazione e sappiamo anche che c’è una vocazione, una Stella, per il mondo intero chiamato a essere un mondo di pace, un mondo fraterno in cui regnano, appunto, giustizia e pace.

+ Claudio, vescovo

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