Consacrazione di Erika Franzon nell’Ordo Virginum

Padova, basilica Cattedrale
21-04-2024

Consacrazione di Erika Franzon nell’Ordo Virginum

 Domenica 21 aprile 2024

61a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

Padova, Basilica Cattedrale

 

Omelia

Il Buon Pastore ci ha convocati in una solenne assemblea. C’è clima di festa e di gioia perché siamo legati, in forma diversa, ad Erika ed è stato tramite lei che il Signore ci ha radunati in cattedrale. Nasciamo da quel cielo che la cupola del nostro antico battistero illustra: nasciamo dal cielo, dall’amore di Dio creatore e salvatore, dal cielo dove vivono nella gloria Angeli e Santi. Quella è l’assemblea costituita per sempre, da dove siamo nati e dove siamo attesi. Quegli occhi ci seguono con amore, ci accompagnano e ci sostengono durante questo nostro pellegrinaggio nel tempo e nella storia degli uomini. Il Buon Pastore sa che il nostro tempo è impegnativo da vivere, sa che ci sono guerre ed ingiustizie, malattie e sofferenze; vede anche le nostre distrazioni rispetto al percorso che ha disegnato per noi ma ci vuole bene: gli occhi spalancati di Gesù, il Signore, e di Maria dicono l’attenzione del cielo per il nostro camminare. Gli occhi sono spalancati su Erika, su ciascuno di noi, su di te ma anche su tutti noi insieme. Sono posati su noi come persone, su noi come comunità, su noi come popolo cristiano, su noi come uomini e donne del terzo millennio.

Tra lo sguardo dei Santi e di Gesù buon pastore e tutti noi si pone, oggi Erika, con quell’invito che ci ha fatto pervenire a casa. La nostra presenza è una risposta e anche se le informazioni sono tutte conosciute, siamo in attesa di scoprire altro: sentimenti belli, emozioni mai provate, parole nuove, gesti e riti sconosciuti.

Il fatto è molto serio e urtante: una donna, Erika, di 36 anni, energica e capace nel disporre delle proprie giornate e delle proprie attività, a cui non mancano prospettive di carriera, sceglie di donarsi totalmente al Signore. Erika dona tutto di sé anche la sua affettività, la sua sessualità, la sua capacità di essere madre e di generare figli secondo le logiche della creazione di Dio.

Ci ha chiamati a “vedere” la sua scelta, a parteciparvi e ad esserne testimoni, soprattutto nei giorni ed anni che verranno per ricordarla a lei stessa innanzitutto. Penso infatti che ci sia implicita anche la richiesta della preghiera e del nostro sostegno.

È addirittura molto provocante che ciò che è al centro della vita, la forza della natura di cui il Signore ha dotato la nostra umanità per dare continuità alla vita umana, ciò che Dio creatore ha benedetto come cosa buona, molto buona venga messo in secondo piano. La definizione stessa non è usuale: Ordo Virginum; Erika viene iscritta pubblicamente nell’elenco delle Vergini.

In realtà è soltanto una delle forme di donazione e di amore che rimandano al Vangelo e che la storia della nostra Chiesa custodisce, ma oggi parlare di verginità è proprio inusuale, strano, provocante.

Perché Erika fai questo? Sei fuori di te? E poi non pensi di poter essere un po’ illusa?

Lasciamo che dalla nostra umanità, carissimi fratelli e sorelle, escano tutte le ovvie obiezioni. Lo so, passano proprio dal nostro cuore.

Ma cerchiamo, in questo rito, la risposta che la santa e apostolica Chiesa, che dal cielo scende e vive su queste nostre terre, offre.

Il Vangelo, quello del Buon Pastore, attraverso l’immagine di un gregge e del suo pastore, ci parla in realtà di una relazione e di un legame di fiducia esemplari per i cristiani: tra un cristiano e il Vangelo, tra un cristiano e Gesù. Questo legame è così intenso da essere percepito come legame diretto, previo, che precede ragioni e convenienze. Un legame di fiducia grande ed assoluto. Nasce da questa profonda fiducia e da questa fede la disponibilità alla sequela ovunque il pastore conduca: è un atteggiamento di affidamento totale, di abbandono tra le braccia del Signore. In questo abbraccio vediamo sbocciare la decisione di Erika.

La seconda lettura parla di una speranza, non ancora rivelata pienamente, di assimilazione a Gesù; lo vedremo così come egli è e saremo simili a lui. Lo sguardo rivolto al Signore risorto, che sta al centro del cielo e della terra e che ha assimilato a sé Maria, la visione di ciò che sembra umanamente impossibile, diventano di attrazione: come un grande amore, una grande forza di amore a cui non ci si può sottrarre.

Il libro degli Atti parla di un uomo il cui nome è al di sopra degli altri nomi e che viene presentato come l’unico nome importante. La propria vita viene dedicata a lui: quel nome, quello di Gesù, è prezioso come una perla, è il tesoro nel campo. È così prezioso e bello che un uomo e una donna lasciano perdere tutto come spazzatura per conquistare quel tesoro. Una creatura si lascia attrarre dalla visione del Creatore, anzi dal Primogenito della creazione nuova nata con la Pasqua e vede Gesù come suo tesoro: Lui è il nome più bello che possa essere pronunciato sotto il cielo.

Ma noi, invitati a questo evento ecclesiale della consacrazione di una vergine, dobbiamo cercare una risposta alle domande del nostro cuore e chiederci se sia vero quello in cui Erika crede o se non sia una pura illusione.

Ci sono risposte che in certi momenti della vita non possono essere eluse: ha senso la donazione e l’offerta della propria vita a Gesù?

L’amicizia con Erika, l’affetto che abbiamo nei suoi confronti, la stima che nutriamo per lei pongono a noi questa domanda in forma radicale, ancora una volta.

Erika si commuoverà ma di gioia! Proprio come una giovane che ha scoperto il suo tesoro; è vestita, lo vediamo, come una sposa perché intende donarsi al suo sposo. È vestita di bianco il colore della Risurrezione, quello della veste battesimale, quello della nuova creazione. Per amore, con gioia, Erika dona tutto di sé al Signore Gesù, di fronte a noi che siamo membra del suo corpo glorioso e che si presenta a lei e al mondo con la nostra carne.

La sua scelta è quindi ad un tempo un annuncio forte e fragile. È un urlo ad alta voce come quello delle sentinelle rivolto alla nostra società, alle nostre città, a tutti noi uomini e donne, anche a noi cristiani; è una notizia proclamata con voce dolce e fragile come quella delle creature a un mondo sempre più sicuro di se stesso e che conta su se stesso.

Un annuncio fatto offrendo per sempre, al Signore, tutto: corpo e anima. Nessuno le sottrae la vita; lei come Gesù sente nel cuore la gioia di donarla: è simile a lui!

A nome della Chiesa alzo anch’io la mia lode al Signore che continuamente ci parla e continuamente si occupa di noi.

In realtà Erika si offre strumento del diffondersi dell’amore del Signore Gesù per noi, è come un ambone dal quale il Vangelo viene proclamato; non solo ci dice la sua fede nel Signore, ma anche l’attenzione, la preoccupazione del Signore Gesù per tutti noi e per ciascuno di noi: è lui che l’ha cercata ed è lui che si rivolge a tutti: a me, a te a ciascuno di noi, così come si è rivolto a lei.

Erika resterà nel mondo ma è e sarà del Signore; resterà nel mondo del lavoro, nella sua casa, nelle sue relazioni di amicizia, resterà nella sua comunità per ricordarci che lavoro, affetti, comunità trovano la loro forza e la loro pienezza nel Signore.

Due gesti spiegano questa scelta:

Ad Erika consegnerò la liturgia delle ore perché con la Chiesa, a nome della Chiesa, talvolta in sostituzione della Chiesa renda lode a Dio e invochi il diffondersi fedele dei segni del suo amore nel mondo.

Le consegnerò anche l’anello nuziale per indicare che è tutta del Signore, a Lui legata, di Lui sposa.

È stoltezza o profezia? È pietra da scartare o pietra angolare?

La sua verginità indica sterilità o fecondità pasquale?

La nostra risposta dipende dalla relazione con Gesù, il Buon Pastore, ed allora la scelta di Erika diventa un invito alla speranza, ad una grande speranza, per tutti noi e per il mondo intero: c’è una pienezza di vita, di amore e di felicità che ci attende.

+ Claudio Cipolla, vescovo

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