Messa di inizio anno accademico con il vescovo mons. Claudio Cipolla

Mercoledì 15 novembre alle ore 18.30 nella chiesa di Santa Sofia a Padova

Si tiene mercoledì 15 novembre, memoria di sant’Alberto Magno studente dell’ateneo patavino, alle ore 18.30 nella chiesa di Santa Sofia a Padova la celebrazione eucaristica di inizio anno accademico presieduta dal vescovo di Padova mons. Claudio Cipolla. La celebrazione, rivolta in particolar modo a studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo dell’Università, è animata dai giovani dei collegi cattolici e dei centri di pastorale universitaria e ques’anno si inserisce nel cammino del Sinodo dei Giovani. Molti universitari, anche fuori sede, hanno desiderato far parte di un gruppo sinodale.

«La chiesa di Santa Sofia – evidenzia don Roberto Ravazzolo, delegato per la pastorale dell’Università e direttore del Centro universitario – è da anni “sede ufficiale” delle celebrazioni con gli universitari. Il nome Sofia rimanda, infatti, alla stessa divina Sapienza che vogliamo invocare per quanti sono impegnati in cammini di formazione e di ricerca. Si tratta inoltre di uno degli edifici di culto più antichi della città: la bellezza e la storia di questo luogo sono esse stesse un messaggio. L’invito alla celebrazione è rivolto agli studenti, ma anche ai docenti e al personale tecnico-amministrativo, a tutti quelli che sono chiamati a fare dell’Università una communitas a servizio delle persone e della società».

Quello di mercoledì 15 novembre è un appuntamento molto atteso da chi vive l’Università, continua don Ravazzolo«Anzitutto precisiamo che la pastorale universitaria è un settore della vita diocesana che ha contenuto nella misura in cui c’è una comunità di pastorale universitaria. Quest’ultima è fatta da tutti coloro che cercano di vivere l’Università da credenti, non solo dagli operatori (preti, religiosi/e, alcuni laici impegnati nelle strutture di pastorale). Nella nostra diocesi tale comunità è molto articolata, anche se a volte poco visibile, e ha una lunga storia. La messa d’inizio anno è l’epifania di questa comunità, il momento in cui ci si incontra insieme attorno all’unica sorgente: il mistero della morte e resurrezione del Signore. La presenza del vescovo, che ci conferma e accompagna nel discernimento pastorale, è garanzia di comunione con tutta la comunità diocesana. Molti dei partecipanti sono fuori sede, non pochi sono stranieri, spesso ospiti nei collegi. La messa diventa il benvenuto ufficiale della nostra Chiesa, accogliente perché fa sentire in famiglia anche chi è lontano da casa e offre un punto di riferimento a chi si sente spaesato. Quest’anno la celebrazione si inserirà nel cammino del Sinodo dei Giovani. Molti universitari, anche fuori sede, hanno desiderato far parte di un gruppo sinodale. Pregheremo perché, anche grazie a questo ascolto dei giovani, la nostra Chiesa possa capire meglio cosa il Signore le chiede e riesca a rinnovarsi nello spirito dell’Evangelo. Un’altra celebrazione significativa è quella di quaresima, pensata come preparazione alla Pasqua. Un auspicio per il futuro è che studenti e docenti della Facoltà Teologica, dell’ISSR e e dell’Istituto di Liturgia Pastorale possano celebrare uno di questi due momenti insieme a quelli dell’Università e del Conservatorio. Potrebbe essere tassello di un nuovo dialogo e una nuova collaborazione tra la fede cristiana e i diversi saperi, senza confusione e senza separazione, ma condividendo la medesima aspirazione a servire l’uomo nella sua pienezza».

E agli studenti universitari don Ravazzolo rivolge due auspici: «Anzitutto di non essere settoriali nella propria formazione, perché, parafrasando Newman, scopo dell’educazione universitaria non è insegnare medicina, legge,…, ma abilitare a un servizio verso la società umana in quanto tale, verso la condizione cui apparteniamo, verso la sfera in cui ci muoviamo, verso gli individui a cui siamo in vario modo legati, e che incontriamo in periodi successivi della nostra vita. Il che non significa naturalmente non studiare questa o quella disciplina, ma non perdere di vista che l’obiettivo è più ampio e va perseguito e custodito. In secondo luogo auguro di trovare nella Chiesa una comunità che educa alla vita e apre alla spiritualità e alla religiosità oltre che all’intelligenza e al senso morale, perché per arrivare alla meta non bisogna solo guardare la strada, è necessario scrutare il cielo e le stelle e imparare a riconoscere i passi di Qualcuno che ci cammina a fianco e le cui parole sono in grado di riscaldare il cuore». 

 

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