Don Franco Callegari riposa tra le braccia del Padre

Il funerale lunedì 3 maggio alle ore 10 nella chiesa parrocchiale di Montegalda

È mancato all’alba di giovedì 29 aprile 2021 don Franco Callegari. Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo settembre.


don FRANCO CALLEGARI

 Montebelluna (Tv), 01.09.1941 – Montegalda (Vi), 29.04.2021

Don Franco nasce a Montebelluna (TV) il primo settembre 1941, terzogenito di Luigi e Piera Pagnan. La famiglia comprende anche Carla, Maria e Paolo (ora residenti, rispettivamente, a Milano, Feltre e Codigoro). Siccome la famiglia segue gli spostamenti di lavoro del papà, enologo dedito al settore agricolo, le intenzioni vocazionali di don Franco sono quelle di appoggiarsi subito al Seminario di Udine (la famiglia abitava nel frattempo a Latisana), anche se poi si concretizzano prima a Treviso (quando la famiglia torna a Montebelluna) e finalmente a Padova (una volta trovata residenza nella città del Santo). A Padova don Franco diventa presbitero il primo aprile 1967.

Il primo incarico lo vede cooperatore a Cassola. Tre anni dopo è cooperatore a Montegalda, dove rimane per cinque anni fino all’estate 1975, quando viene inviato all’Immacolata, in Padova. Vi si trattiene per sei anni, prima di essere nominato vicario a Carrè. Tre anni dopo, nel novembre 1984, è nominato parroco di San Vito di Vigonza. Quattro anni dura il suo servizio prima di passare come parroco a San Lazzaro in Padova, nell’autunno 1988. A novembre 1992 viene trasferito come parroco alla Madonna delle Grazie di Piove di Sacco. Negli anni 1990-1993, 1996-1999 è membro del Consiglio presbiterale per il vicariato di Piove di Sacco. Per motivi di età e di salute rinuncia alla parrocchia nell’estate 2014.

«Mi sono detto: “Ho compiuto 75 anni, ma posso ancora amare!”. Se fosse anche un giorno solo, sarebbe il più bello tra altri mille. È da santi ricominciare» (settembre 2016).

Alle Grazie rimane come penitenziere fino a poco prima del Natale 2017, quando si trasferisce al Cenacolo di Montegalda. All’inizio del 2021 giunge la positività al Covid 19, ma la situazione poi rientra, per quanto indebolendolo. Proprio al Cenacolo la morte lo raggiunge improvvisamente e senza far rumore nel mattino di giovedì 29 aprile 2021.

«Mi trovo più spesso con il pensiero della morte e mi permette di ravvivare il dono della speranza. A volte mi trovo a pensare che sarà meraviglioso trovarsi nell’amore di Dio e sento la gioia del paradiso» (maggio 2016).

«Il paradiso è rimanere presi dentro alla vita di Dio da non desiderare altro».

Dopo circa tre anni dall’ordinazione presbiterale don Franco incontra la spiritualità del Movimento dei Focolari (Opera di Maria) che fa subito sua e che guiderà, senza mai affievolirsi, i passaggi difficili della vita dovuti a un precario stato di salute, lavorandone comunque il carattere e la sensibilità.

«Tutto mi si è “illuminato” quando ho conosciuto l’Ideale di Chiara. È stato un “raggio” che ha reso grande, bello ogni attimo della vita. Non si può dire… un aprirsi sempre nuovo alla vita, alla gioia, all’amore. Un “filo d’oro” ha legato tutto! Tutto è diventato amore, specie il dolore. Il Vangelo è diventato l’unica Via. Il cuore si è fissato sul Padre, su Maria» (Testamento spirituale, settembre 1998).

Nella sua prima lettera a Chiara Lubich del 1973 offre per l’Opera di Maria la volontà di Dio su di lui, in particolare i suoi occhi malati, scrivendo che «la luce del cuore vale di più». Frequenta la Scuola sacerdotale del Movimento dei Focolari, una prima volta a Frascati (1978-1979), una seconda volta (16 anni dopo) presso l’attuale Centro di spiritualità Vinea Mea di Loppiano. In particolare ad accompagnarlo è un versetto consegnatogli da Chiara: «La Sapienza tutto può … tutto rinnova» (Sap 7,27):

«La Sapienza mi ha accompagnato come luce e con lei tutto è stato possibile, tutto si è trasformato. La Sapienza è sgorgata dalla Croce, da Gesù nel suo abbandono» (Testamento spirituale).

Don Franco, uomo di grande spessore, umanità e delicatezza, appartiene a quelle persone umili e semplici cui Gesù fa riferimento e che lasciano un segno del loro passaggio. Inzuppata la vita di credente e di prete nella Parola di Dio e preso come modello la Madre di Dio, don Franco ha incarnato quel “profilo mariano” e “femminile” della Chiesa più che mai necessario, in quanto capace di appianare tensioni, costruire riconciliazione, superare rigidità e chiusure, praticare una concreta attenzione verso i più piccoli e bisognosi. Proprio da qui partono gli atteggiamenti migliori che vengono riconosciuti a don Franco: la preghiera intensa, il tempo dato alla contemplazione dell’Eucaristia e il senso di Dio prima di ogni cosa; il fine rispetto della sensibilità altrui, l’astensione dal giudizio e dai confronti, la fiducia accordata a tutti e senza gelosia, i toni pacati; il “farsi uno” con tutti, a partire dai bambini e dai ragazzi; il tempo dato all’incontro gratuito; le intuizioni catechetiche (come il dare un nome nuovo alla via dove si abita oppure i gruppi in cammino oltre le classi e le età); l’affetto verso i preti e le piccole attenzioni nei loro confronti; la continua meraviglia e la spontanea gratitudine, espresse in un convinto e ripetuto: «Che bello!»; l’accoglienza verso giovani senza lavoro, immigrati o famiglie straniere; la visita alle famiglie, agli ammalati e ai carcerati.

Secondo lo stile del Movimento dei Focolari, don Franco aveva approfondito la dialettica tra la croce e il mistero pasquale, a partire dal quale giunge il dono di una fraternità che è per tutti.

«In questo periodo di Pasqua, davanti al Crocifisso, una voce interiore mi diceva: “Guarda che sei ancora lontano da Me… da quell’amore che vedi. È quell’amore che dona tutto, che ama tutti”. Con la Risurrezione Cristo vive! Non devo lasciarmi prendere la speranza».

Gesù Risorto, «Gesù in mezzo», era diventato il motivo di una profondità spirituale che si vestiva di compostezza, di silenzio, di consenso interiore e non di apparenza; di gusto della vita e di fedeltà al quotidiano; di uno “stare” nelle situazioni con libertà e in obbedienza al progetto divino che passa attraverso la Chiesa. Alcuni tratti della sua persona potevano sembrare debolezza e suscitare smarrimento, ma in realtà, oltre a possedere lo spessore della fede, erano frutto di autocontrollo, di un carattere temperato da quelle «virtù passive», quali la pazienza, la premura e la sobrietà, che nel tempo hanno generato consenso nei suoi confronti. In lui vi era il tentativo di riconoscere in chiunque i tratti di Gesù, nutrendosi dei doni altrui, oltre che un continuo affinamento della fede e del ministero presbiterale.

«La gente è contenta di me, parla bene, mi sento compiaciuto, mi dicono cose belle, che ho una spiritualità, ho momenti belli di preghiera, ho amici preti che sono pronti a dare la vita per me… Questo non mi sembra tutto. Vorrei che Gesù mi chiamasse fuori e mi dicesse nuovamente: “Seguimi”. Ci deve essere un di più, una nuova scelta di Dio» (giugno 2016).

«Non posso fidarmi di me, non ho nulla cui appoggiarmi, ho solo da rivolgermi a Te, non posso nulla senza di Te. Sei Tu il mio sì» (luglio 2016).

Non va taciuto un fatto. Il tempo trascorso alle Grazie di Piove di Sacco si caratterizza per una forte esperienza di condivisione che don Franco vive con don G. Battista Crivellaro, arrivato nel santuario nel 2011: l’intesa, il vicendevole incoraggiamento, il reciproco sostegno fisico, pur nella diversità delle persone, rimangono un esempio di reale ed esemplare fraternità.

«Sono circondato da persone che mi amano e mi sembra un bel dono: sono stati il segno di una Provvidenza mai mancata» (giugno 2016).

Chi ha conosciuto don Franco ne ha apprezzato il sorriso disarmante. Scriveva:

«Conservo nel cuore una serenità che certamente è dono di Dio» (febbraio 2003).

«Semina la gioia nel campo del fratello e la vedrai fiorire nel tuo».

Le esequie di don Franco saranno presiedute dal vescovo Claudio nella chiesa parrocchiale di Montegalda, lunedì 3 maggio alle ore 10. Nella stessa chiesa vi sarà la preghiera del rosario domenica 2 maggio, alle ore 19. La celebrazione di commiato sarà animata dalla parrocchia delle Grazie di Piove di Sacco, nel cui santuario don Franco coltivava una squisita devozione a Maria: «Con lei tutto è più semplice» (maggio 2004). Dopo il rito, la salma di don Franco sarà tumulata a Montebelluna, nella tomba di famiglia.

Presso il Cenacolo di Montegalda è possibile far visita alla salma nelle giornate di sabato 1 e domenica 2 maggio.

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