Veglia delle vocazioni 2025

19-05-2025

Veglia vocazionale 2025

Lunedì 19 maggio 2025

Padova, chiesa di Santa Sofia

La preparazione di questo incontro mi ha costretto a riflettere e a ripensare alla mia storia di fede e alla mia personale relazione con il Signore. Grazie.

Avrei tante esperienze da raccontare, tanti ricordi, la memoria di momenti belli e meno belli, ma ho preferito individuare nella mia storia le caratteristiche che, come costanti – un fil rouge – si sono ripetute.

Fin dalla mia giovinezza ho capito che la sfida del mio essere e diventare uomo era quella dell’amore: imparare ad amare! Per la testimonianza e la vicinanza di tanti amici e amiche, ho riconosciuto nel Vangelo e nella persona di Gesù la strada migliore di tutte.

Ho desiderato certamente seguirla ma subito si è affacciata l’ombra della titubanza: c’era anche il mio “io”! Qualcosa in me si opponeva come dubbio e riteneva quella strada rischiosa, se non sbagliata.

Anzi talvolta ho pensato che fosse proprio sbagliata. Ci avrebbe rimesso lui: il mio “io”.

Il mio “io” vive ancora e tuttora, come sempre, si affaccia nelle situazioni più impensabili anche in quelle della generosità, della preghiera, del mio ministero.

Questo è il primo filo conduttore: “un difficile abbandono” alle logiche del Vangelo… Sempre preoccupato per me stesso, per quello che pensavano gli altri, di apparire almeno decente, di essere riconosciuto…

Sapevo e so che “chi non dimentica se stesso…” “chi non lascia suo padre, sua madre…” o addirittura “chi non si oppone a se stesso…” (il testo dice “odia”), chi non combatte i diversi volti del narcisismo non può entrare nelle logiche di Gesù, cioè nel suo Regno.

Abbandonarsi al Vangelo e a Gesù è stato ed è una continua lotta… Una lotta di fede, una lotta che modifica le attese e le speranze, che modifica la verità dell’amore.

Un secondo filo conduttore è stata la fatica di accettare me stesso con le mie imperfezioni e fragilità. Mi sarei visto bene a seguire il Signore se fossi stato migliore, o meglio ancora perfetto. Ma anche in questo pensiero ho capito che era nascosto il mio “io”. Ho dovuto accettare di amare nell’imperfezione, nel limite. Ho dovuto umiliarmi e imparare l’umiltà: accettare di amare ma come potevo non come volevo, con le mie limitate risorse non con le risorse ideali che non possedevo.

La tentazione di scegliere il Vangelo “perfettamente” oppure niente, e di svilire il mio poco amore perché non era grande, di deprezzarmi di fronte agli insuccessi era nascosta dietro ogni angolo, lungo ogni giornata.

Adesso posso dire grazie al Signore perché ha accolto il mio amore insufficiente imperfetto e mi ha sostenuto nei momenti nei quali ero tentato dal sogno del perfezionismo.

Presenterò al Signore, quando sarà il momento, tutti i piccoli e imperfetti gesti, parole, azioni di amore che nella mia fragilità ho potuto vivere.

Un terzo filo conduttore ha collegato vari momenti della vita: la responsabilità di dire dei “sì”, di osare il passo che devo e posso fare esattamente in quel momento, nella logica del Vangelo.

Possiamo e dobbiamo valutare e discernere bene se questo gesto, questa parola, questo sentimento è amore. Ma quando abbiamo scoperto che è amore a noi si è presentata la volontà di Dio, e quello è il momento del passo, della decisione, dell’abbandono nelle mani di Dio. L’amore, infatti, chiede un’altra parola, una parola forte e scomoda per il nostro “io”: l’amore chiede “obbedienza”. La consapevole decisione di obbedire è la misura della nostra libertà. E la libertà dal nostro “io” dona intensità e qualità al nostro amare. Su questi passi Gesù ci è amico e compagno, ci incoraggia e ci dona gioia.

Non perché sei bravo o perché sei perfetto, non perché è facile o perché lo fanno i miei amici ma perché quella è la strada che il Signore ha pensato per te; è scritta dentro di te! La tentazione di sottrarci e di non compiere quel piccolo iniziale passo è da far risalire ancora una volta al nostro “io”. Quella è la strada del Signore, quella che il Signore ha pensato per te: è la tua strada per realizzarti come uomo.

«Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa’ ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene».

+ Claudio Cipolla, vescovo

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