GRANELLI DI PACE
Staffetta diocesana di preghiera per la pace
Messaggio
La pace del Cristo Risorto è «una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente». Sono le prime parole di papa Leone XIV e sono parole che ci accompagnano in questo tempo così drammatico, in cui la guerra sta prendendo il sopravvento e sembrano troppo spesso allontanarsi le prospettive di pace. Il Signore Gesù è la nostra speranza e ci dice che una pace è possibile. Con questa speranza e con la certezza che la preghiera è una forza potente dell’amore di Dio accogliamo l’invito di papa Leone XIV di pregare il rosario quotidianamente nel mese di ottobre. E lo faremo passandoci il testimone della pace che vorremmo, della pace che speriamo e per cui sentiamo di doverci impegnare di più e quotidianamente. Perché coltivare la speranza della pace è essenziale e costitutivo per la comunità cristiana e per il suo essere testimone del Vangelo del Signore Gesù.
Cristo è la nostra pace e come cristiani abbiamo la responsabilità personale e comunitaria di testimoniare il Vangelo della vita e l’annuncio della Salvezza. Questo significa che abbiamo anche una responsabilità nell’educare e motivare alla pace, contrastando le logiche della guerra, della violenza, della prevaricazione.
La pace parte dai sentimenti e dai pensieri che coltiviamo; la preghiera è strumento di purificazione dell’anima e della mente, che consente di assimilare gli atteggiamenti di mitezza ed umiltà di Gesù, per essere uomini e donne di dialogo e di incontro.
Questa conversione trasforma le relazioni interpersonali e quelle istituzionali e ha bisogno di un costante lavoro personale e comunitario. Ogni ambito: la religione e la cultura, l’economia, la politica e la comunicazione è chiamato, ad ogni livello, a assumere il compito di educare alla pace.
Le manifestazioni di piazza di queste settimane – al di là di reali o pretestuose manipolazioni – parlano di un malumore diffuso, esprimono un bisogno di pace, che chiede un ascolto e una riflessione importante e sollecita.
L’impotenza e la paura delle persone sono amplificate dal mancato riconoscimento del diritto internazionale e degli organismi sovranazionali, destituiti della loro autorevolezza nel governare i conflitti, garantire la pace e agire per il bene e lo sviluppo dei popoli.
Non è certo il tempo di impoverire il ruolo degli organismi internazionali quanto di potenziarne le funzioni avviando delle serie riforme.
A “governare i conflitti” siamo chiamati quotidianamente perché i conflitti esistono, ma vanno gestiti e orientati al bene comune e allo sviluppo umano; vanno attraversati e superati senza rimanerne ingabbiati, lasciando spazio al confronto e al dialogo tra posizioni diverse senza usare la logica della violenza e del potere.
Il tema del governo del conflitti è stato il fulcro del recente incontro con gli amministratori in occasione del Giubileo dei sindaci e “Governare i conflitti” sarà anche il tema della Formazione all’impegno sociale e politica della Diocesi di Padova che inizia proprio il prossimo sabato.
Ritengo centrale la necessità di “educarci”, educarci alla pace significa: trasfigurare i conflitti, gestirli saggiamente, orientarli alla crescita e allo sviluppo dell’umanità, partendo dalle relazioni familiari e amicali, per passare poi ai diversi livelli comunitari, sociali, civili in cui la conflittualità naturalmente s’insinua. È proprio nella gestione e nel governo dei conflitti che può nascere un nuovo spazio di dialogo e di incontro. È paradossale, ma la pace è “una sfida” che ci tocca personalmente, che chiede tempo e dedizione, impegno, sacrificio, scelte coraggiose e spesso apparentemente solitarie. Essere operatori e artigiani di pace chiede di contrastare la logica delle armi e dei connessi interessi economici, chiede un linguaggio non ostile, una comunicazione non violenta, chiede la disponibilità all’ascolto delle ragioni dell’altro e la reale volontà di trovare soluzioni legittime.
Maria Regina della Pace ci dia la forza di essere operatori e artigiani di pace.
+ Claudio Cipolla
