FESTA DI SAN LEOPOLDO MANDIC
12 maggio 2025 – Santuario di san Leopoldo, Padova
In Illo uno unum (nello stesso Cristo siamo uno)
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Omelia
Immagino che, come me, anche voi abbiate seguito con attenzione la scelta del nuovo vescovo di Roma, il nostro Papa Leone XIV. Adesso siamo tutti nell’atteggiamento di chi lo sta studiando, in questo momento con cuore benevolo, e stiamo scrutando nei particolari tutte le cose nuove e belle che propone. Dobbiamo però custodire queste cose belle, questi atteggiamenti di accoglienze e questi nostri sentimenti positivi così che anche nei – prevedibili – momenti di dissenso, quando dirà qualche cosa che ci può infastidire, per noi il vescovo di Roma sarà sempre il Papa della Chiesa universale, il segno visibile dell’unità.
In queste ispezioni nella vita di Leone XIV mi ha colpito il suo motto episcopale. Quando si sceglie un motto, si desidera comunicare qualche cosa che è ritenuto importante: In Illo uno unum, cioè tutti facendo riferimento allo stesso Gesù, siamo uniti, siamo una cosa sola. È un’espressione presa dal commento di sant’Agostino a un salmo. Riprende tanti passaggi del Vangelo. Vorrei mettere insieme questo motto di papa Leone XIV con una preghiera che ripetiamo spessissimo quando riceviamo l’Eucaristia. Subito dopo le parole di consacrazione, chiediamo: «A noi che ci nutriamo del corpo e del sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo, perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito» (Prece III). Questi due richiami – veramente potrebbero essere tantissimi –, vogliono portarci a capire che Gesù, il Figlio di Dio, vuole attivare un processo di unificazione non soltanto con Lui ma anche tra coloro, che attraverso di Lui, attraverso la sua Pasqua, ha costituito figli di Dio, fino al punto di sognare un solo gregge e un solo pastore, una sola famiglia umana.
Viviamo in questo tempo e su questa terra! E ci sono le guerre. Le guerre sono il segno, come punta di un iceberg, che a livello mondiale, l’umanità non è unita: il sogno e la visione cristiana non si sono ancora realizzati; la fraternità umana, tanto invocata da molti pontefici e da molti profeti, non è ancora una realtà.
Per raggiungere la fraternità di tutta l’umanità, comprese le popolazioni più povere, quelle ai margini e spesso sfruttate, la Chiesa ha la missione di dare testimonianza e indicare profeticamente la visione che era nel cuore di Gesù e che viene da Dio: un banchetto aperto a tutti i popoli! Una prefigurazione della bellezza di sentirci fratelli e sorelle nella quale un giorno vivremo pienamente, ma alla quale tutti noi siamo chiamati a partecipare: un banchetto per tutti i popoli. Un sogno da custodire per tutti e aperto a tutti: un banchetto preparato non soltanto per noi cristiani. È un sogno che vogliamo condividere con tutti alleandoci con gli uomini e le donne di buona volontà, anche con appartenenti ad altre religioni, come ha manifestato papa Francesco; anche con le diverse confessioni cristiane, come san Leopoldo ci ha invitato a fare.
Le nostre divisioni tra Chiese e comunità cristiane, di cui purtroppo abbiamo tutti esperienza, sono sempre una contro-testimonianza che rende fragile e poco credibile il nostro annuncio. La divisione soprattutto tra noi cristiani è un peccato grave.
Tra i tanti che hanno pregato e lavorato per l’unità dei cristiani c’è anche san Leopoldo al quale ancora oggi ci rivolgiamo perché interceda per noi: il Padre e il Figlio ci facciano dono dello Spirito dell’unità, perché faccia di noi un solo corpo, forzi la nostra resistenza, così che possiamo essere uniti anche visibilmente, storicamente; e il mondo, vedendo che noi siamo uniti, creda che Gesù è il Signore: «Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri» (Gv 13,35), dice Gesù.
Nella seconda Lettura che abbiamo ascoltato, a Dio è stato attribuito il nome più bello: “Dio è amore” (1Gv 4,8.16). Quanto abbiamo ancora da imparare, quanto ancora dobbiamo trasmettere ai nostri figli. Invece di soldi e di un concetto di libertà finalizzato solo a se stessi dovremmo ricordare loro che: Dio è amore!
Questa preghiera ci porta a guardare a Papa Leone XIV, Vescovo di Roma e al suo ministero come segno visibile dell’unità della nostra Chiesa cattolica, quella Chiesa che in queste settimane abbiamo visto sparsa su tutta la terra: preghiamo perché Papa Leone XIV possa essere uomo di dialogo con le altre religioni e con il mondo intero: non sono le contrapposizioni che dobbiamo evidenziare ma i cammini fatti insieme, ha sottolineato nel saluto iniziale.
Preghiamo però anche per noi, la Chiesa santa che vive a Padova, che ha ospitato nella sua storia e sulle sue terre tante belle testimonianze, tra cui quella di san Leopoldo. Anche alla nostra Chiesa è chiesto dallo Spirito di partecipare alla costruzione del Regno di Dio per cui anch’io, nel mio piccolo, sono segno di comunione e di unità tra tutti i cristiani.
Un Vescovo, e anche un Papa, non è tale per i suoi propri meriti ma per Grazia: la prima e fondante unità è dunque quella che nasce dallo sguardo che insieme rivolgiamo verso l’Uno, Gesù. Uno sguardo che rivolgiamo quando ascoltiamo la sua Parola, quando guardiamo il Crocifisso, quando celebriamo insieme l’Eucaristia.
Dallo sguardo rivolto verso Gesù, siamo invitati ad abbassare i nostri occhi e a guardare i nostri giorni, le nostre case, le nostre comunità ecclesiali e civili – come Gesù quando era sulla Croce guardava verso di noi –, e siamo invitati a lasciarci interpellare vedendo le guerre e le divisioni che ci sono non solo a livello mondiale tra stati e continenti, tra religioni e confessioni ma anche tra noi. Anche questo è scandalo.
C’è una bellissima preghiera, che risale al VII o VIII secolo, che ho utilizzato negli incontri di questi ultimi mesi con i Consigli pastorali delle nostre parrocchie. Dice così: «O Dio che unisci in un solo volere le menti dei tuoi fedeli…» (XXI domenica per A). È una preghiera bellissima: indica che sempre la Chiesa è stata in cammino verso l’unità, è Dio che unisce in un solo volere le menti dei fedeli.
Venendo da un passato glorioso, in cui abbiamo influito molto sulla società come Chiesa e come cristiani, soprattutto a livello europeo – un passato glorioso che ha messo a disposizione tante risorse – ci siamo isolati gli uni dagli altri, abbiamo maturato autonomia e stabilito confronti ritenendo il nostro giardino più bello di quello degli altri. La ricchezza dei carismi per il bene di tutti si è trasformata talora in proprietà privata di qualcuno.
Il progressivo impoverimento a cui assistiamo, guardando ai nostri figli, ai nostri giovani, ci porta a chiedere l’intercessione ancora una volta di san Leopoldo perché anche nella nostra Chiesa ci sia unità delle menti, dei pensieri, delle visioni e dei sogni; si attivi e si generi un solo volere, una sola passione, e si ristabilisca anche visibilmente quell’unità che permetta al mondo di vedere il volto del Padre e a noi di sentirci consolati e rafforzati nella nostra vocazione di discepoli. Se la potenza e la forza ci separano gli uni dagli altri, il cammino verso la debolezza e l’insignificanza sociale ci unisca gli uni agli altri, e sapremo parlare meglio la lingua del Vangelo.
La comunione dei vescovi con il santo Padre (ubi Petrus ibi ecclesia – sant’Ambrogio), dei presbiteri e i diaconi con il Vescovo (ubi episcopus ibi ecclesia – sant’Ignazio di Antiochia), dei cristiani attorno ai presbiteri, affinché quelli che si nutrono del corpo e sangue di Cristo siano un solo corpo è la domanda che consegniamo stasera a san Leopoldo.
Così ogni Eucarestia è e continua a essere scuola di formazione dell’unità di tutta la Chiesa e di ogni Chiesa, cioè “In Illo uno unum” cioè uniti a Cristo siamo fratelli e sorelle tra noi. E il mondo veda.
Proveniamo dalla celebrazione di un lungo cammino, il Sinodo diocesano, e abbiamo accolto dal Signore per la nostra Chiesa la visione di orizzonti luminosi. Abbiamo parlato di fraternità, condivisione o prossimità, annuncio ai lontani dell’amore e della misericordia di Dio, ascolto della Parola in esperienze di piccole fraternità, riconoscimento della dignità di ogni battezzato e di ogni persona, presenza della Chiesa discreta umile e missionaria, celebrazioni comunitarie dell’Eucaristia che scaldino il nostro cuore e ci rendano fratelli e sorelle… Sono solo alcuni dei colori di cui è dipinto il panorama del nostro futuro.
Il Signore unisca ora in un solo volere le nostre menti perché amiamo ciò che egli comanda e desideriamo ciò che egli promette. Non una Chiesa potente, ma umile, che valorizzi tutte le sue briciole, contribuisca a essere fermento di una nuova umanità e apra processi di fratellanza per l’umanità intera.
San Leopoldo, secondo il mondo, è stato una briciola, perché era piccolo, perché era semplice, ma questa briciola è stata raccolta: lui interceda per l’unità nella nostra Chiesa.
+ Claudio Cipolla, vescovo
