Solennità dell’Immacolata – Omaggio alla Madonna dei Noli

Lunedì 8 dicembre 2025 - piazza Garibaldi - Padova

Anche oggi, lunedì 8 dicembre 2025, solennità dell’Immacolata concezione di Maria, Padova ha omaggiato la Madonna dei Noli in piazza Garibaldi, con il saluto dell’Amministrazione comunale e il discorso alla città del vescovo Claudio, che viene pubblicato di seguito:

Sono sempre grato al sindaco Sergio Giordani per l’invito a questo appuntamento così sentito dai padovani: l’omaggio alla Madonna dei Noli, nella solennità liturgica dell’Immacolata concezione di Maria.

Il mio saluto affettuoso e sincero va alle autorità civili e militari presenti e a quanti si sono riuniti stamane davanti alla colonna che sostiene la statua della Madonna dei Noli.

E un saluto particolare rivolgo ai bambini di Gaza presenti qui con noi stamane e a quanti li hanno accolti qui a Padova e li stanno accompagnando e seguendo. Ci auguriamo che qui possano ritrovare salute, serenità e il sorriso.

Siamo qui insieme, e fra poco insieme volgeremo gli occhi verso l’alto, le sirene suoneranno e i vigili del fuoco a nome della città deporranno le corone di fiori ai piedi della statua di Maria.

Saranno occhi che guardano in alto, con speranza e fiducia. E proprio la speranza è stata celebrata e invocata dalla Chiesa in questo 2025, anno del Giubileo che fra pochi giorni si concluderà con una solenne celebrazione in cattedrale.

La speranza ha intessuto quest’anno ancor di più le nostre celebrazioni religiose, i nostri incontri. Abbiamo cercato di dare sostanza a questa virtù: la più piccina, ma la più forte!

Con questi occhi rivolti verso l’alto e con la forza che ci arriva dalla speranza vorrei rivolgere un pensiero alla città, in particolare pensando ai ragazzi e alle ragazze, ai giovani che la abitano, la frequentano per studio o lavoro, la vivono nei momenti del tempo libero. Sono “un presente” a cui dobbiamo dedicare tempo, attenzione, servizi, possibilità per sostenere la loro realizzazione come persone.

Ma questo mio pensiero coglie anche un disagio: viviamo quotidianamente esperienze di fatiche di parte della nostra gioventù, di malessere psicologico e spirituale, di fragilità che troppo spesso sfocia in episodi di violenza, di aggressività e bullismo, di autolesionismo, di chiusura nelle proprie case fino a epiloghi più tragici e disperanti. I dati raccolti dalle ricerche sociologiche ci parlano dell’aumento dei disturbi di ansia, di depressione tra le fasce più giovani della popolazioni e le statistiche registrano, sempre in queste fasce di età, un dato preoccupante: il primato del suicidio tra le cause di morte tra i giovanissimi e giovani in Europa e anche in Italia.

Sono situazioni che ci interrogano come istituzioni tutte, dalla Chiesa alla scuola, dalle pubbliche amministrazioni alle forze dell’ordine, e come persone e famiglie. Insieme cogliamo il malessere che alberga in parte della nostra gioventù e cerchiamo di capirne le radici e di individuare possibili forme di aiuto e di sostegno

È indubbio che viviamo un tempo complesso, difficile, dove le sollecitazioni esterne sono molte e altrettanti sono i timori per il futuro; è un tempo in cui percepiamo una crisi evidente di quei valori che ci fanno sentire parte di una comunità, che fanno da collante per un vivere civile sereno. Riguarda tutti, giovani e adulti, ma le conseguenze vengono a rendere fragili i giovani e i giovanissimi. Siamo anche capaci di cogliere dei fattori di responsabilità: la dipendenza dai social, la mancanza di tempo nelle famiglie, le conseguenze dell’isolamento dovuto alla pandemia, l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, il crollo di un senso civico che purtroppo non ha età e ci riguarda un po’ tutti, la mancanza di adulti significativi che accompagnino la crescita di queste generazioni.

Ma il nocciolo della questione che ci deve interrogare tutti è “perché?” e subito dopo “cosa possiamo fare?”.

Cosa – possiamo – fare?

Penso sia importante ridare struttura e valore – forse ripensare – due dimensioni: l’ascolto e la fiducia.

Le giovani generazioni hanno bisogno di trovare negli adulti non solo figure di riferimento, esempi e testimoni, ma anche qualcuno che sappia ascoltare le loro fatiche, comprenderle, aiutarli a collocarle e a trovare vie per superarle; qualcuno che li faccia sentire persone e non li identifichi con le loro fragilità.

Sta prima di tutto a noi adulti, agenzie educative e istituzioni trovare strade nuove, alleanze e nuovi linguaggi per dialogare con quella gioventù fragile, in cerca di una propria identità, spaventata dall’insuccesso, che rincorre idoli effimeri; che preferisce isolarsi davanti a uno schermo piuttosto che entrare in relazione; sta a noi ricostruire una fiducia che sembra sempre più sfilacciata, trovare il modo per metterci in ascolto efficace e cogliere nella loro aggressività un grido d’aiuto. Sta a noi recuperare autenticità e testimonianza. «La vita viene destata ed accesa dalla vita» diceva Romano Guardini ed “educare significa dare ad un giovane coraggio verso se stesso”.  Proprio il fatto che io – adulto – lotti per migliorarmi dà credibilità alla mia sollecitudine pedagogica. Anche noi adulti dunque dobbiamo riflettere sulla nostra capacità di suscitare vita nei nostri ragazzi con la nostra vita, guardando ai valori spirituali, sociali, culturali, politici che ci orientano; con la nostra vigilanza nel discernere ciò che è bene nel contesto culturale in cui scienza, tecnica e finanza ci fanno apparire che tutto è possibile e permesso: questo è vero ed è segno di progresso, ma ci ha resi e ci rende più umani?   

Non si tratta di giudicare o giustificare, ma di incontrare, di dialogare, di mettersi in gioco, di avere la pazienza dell’ascolto, di ripensare politiche giovanili culturalmente e socialmente inclusive.

Come istituzioni lo possiamo fare, unendo competenze e strumenti, alleandoci per essere sempre più comunità educanti, dove chiunque si possa sentire a casa.

Non è utopia, è possibilità. Gli esempi non mancano, semplicemente non fanno rumore.

Al fragore della violenza di alcuni si contrappone, infatti, una presenza silenziosa di giovani che hanno scelto di essere parte della comunità, di impegnarsi per il bene in contesti di volontariato, di sostegno, di aiuto, che hanno trovato sogni e rincorrono passioni. Giovani che lottano e scendono in piazza contro la guerra e il riarmo. Giovani che s’impegnano in politica e per la difesa dell’ambiente e della casa comune. Giovani che si prendono cura dei propri coetanei e adolescenti facendo gli educatori e animatori in tante comunità. Giovani che, rischiando la vita, attraversano il Mediterraneo e la rotta balcanica per costruire un futuro per se stessi e con la voglia di lavorare in questo nostro paese. Giovani che vivono e scelgono il servizio civile.

Tanti sono i giovani che partano e vanno all’estero a loro auguriamo di fare delle esperienze lavorative e formative di crescita, di allargare la mente e il cuore e auguriamo poi anche di tornare per contribuire a migliorare questo nostro paese.

Padova è città ricca di stimoli sociali, culturali, anche spirituali. È divenuta un crocevia di culture non solo per la presenza di immigrati, ma anche per un panorama studentesco internazionale che deve rappresentare una ricchezza per tutti e non solo un’opportunità di formazione.

Con questa consapevolezza che i nostri giovani sono prima di tutto un presente da ascoltare, che hanno potenzialità che vanno aiutate a emergere, ci rivolgiamo a Maria, Madre della Speranza.

+ Claudio Cipolla, Vescovo di Padova

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