Padova Urbs picta, con “I cicli affrescati del XIV secolo”, è stata inserita oggi nella World Heritage List, la lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. La proclamazione è avvenuta sabato 24 luglio 2021 nel corso della 44a sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale, in programma fino al 27 luglio a Fuzhou in Cina, con la partecipazione da remoto di delegazioni da 192 Paesi e una copertura globale in streaming dell’evento.
La candidatura di Padova Urbs picta è stata l’unica presentata dall’Italia per il 2020. L’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale arriva quest’anno, dopo il rinvio della sessione del Comitato UNESCO del 2020 a causa della pandemia da Covid-19. Vengono dunque proclamate nel corso di questa sessione sia le candidature del 2020 sia quelle del 2021, che per l’Italia vede in discussione la possibile proclamazione de “I Portici di Bologna”.
Questi i principali passaggi con cui l’UNESCO motiva l’inserimento di Padova Urbs picta nella lista del Patrimonio Mondiale: «Il cicli affrescati padovani illustrano l’importante scambio di idee che esisteva tra i protagonisti del mondo della scienza, della letteratura e delle arti visive nel clima preumanista di Padova all’inizio del XIV secolo. Gli artisti hanno mostrato grande abilità nel dare forma visiva a queste idee e le loro capacità tecniche hanno permesso ai cicli affrescati padovani non solo di diventare un modello per gli altri, ma anche di dimostrarsi notevolmente resistenti al passare del tempo. Il gruppo di artisti in cerca di innovazione, riuniti a Padova, favorì allo stesso tempo uno scambio di idee e un know-how che portò a un nuovo stile nell’affresco. Questo nuovo stile non solo influenzò Padova per tutto il XIV secolo, ma costituì la base ispiratrice per secoli di lavori di affresco nel Rinascimento italiano e oltre. Con questa vera e propria rinascita di una tecnica pittorica antica, Padova ha fornito un nuovo modo di vedere e rappresentare il mondo, annunciando l’avvento della prospettiva rinascimentale. Queste innovazioni segnano una nuova era nella storia dell’arte, producendo un irreversibile cambio di direzione».
Padova ha proposto l’iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO un “sito seriale” che comprende tutti i preziosi e grandi cicli affrescati del Trecento conservati in otto edifici e complessi monumentali della città: la Cappella degli Scrovegni, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, il Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Carrarese, il Battistero della Cattedrale, la Basilica e il Convento di Sant’Antonio l’Oratorio di San Giorgio e l’Oratorio di San Michele. Ad affrescare le pareti di questi luoghi, nel corso del XIV secolo, alcuni dei più straordinari artisti dell’epoca: Giotto, che con gli affreschi della Cappella degli Scrovegni realizza il suo capolavoro assoluto, Guariento di Arpo, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona.
Ed è proprio Giotto che quando giunge a Padova intorno al 1302 porta in città un linguaggio artistico nuovo dal quale si sviluppa una straordinaria stagione di cultura ed arte che proseguirà per tutto il XIV secolo. I grandi cicli affrescati padovani del Trecento rappresentano un esempio unico al mondo di un sistema di eccezionale valore universale – outstanding universal value per usare la terminologia UNESCO – per la loro rilevanza storico-artistica, per la loro ampiezza (oltre 3600 mq di pitture murali), perché all’interno di un’area definita, ovvero il centro storico di Padova, in un contesto territoriale in cui la tradizione della parete dipinta è documentata sin dal X secolo.
Gli affreschi in questi otto luoghi, distanti tra loro poche centinaia di metri e che compongono quindi un itinerario nel cuore della città medievale percorribile a piedi, offrono anche a chi non è un conoscitore della storia dell’arte, visioni uniche: grazie a Giotto, i sentimenti e le emozioni vengono rappresentati per la prima volta negli affreschi. Nella Cappella degli Scrovegni abbiamo la prima rappresentazione pittorica di un bacio, il bacio tra Gioacchino e Anna alla porta di Gerusalemme, e altrettanto sorprendente è la lacrima che riga il volto di una donna nella scena della Strage degli Innocenti. A Padova nei circa 90 anni che vanno dal 1305 al 1397 avviene una rivoluzione nell’arte figurativa che, oltre alla rappresentazione dei sentimenti, si fonda su una riscoperta della tecnica dell’affresco, un uso innovativo del colore e l’invenzione della prospettiva che sarà poi perfezionata nei secoli successivi.
Il Comune di Padova è capofila del Comitato per la candidatura, composto dagli altri tre enti proprietari degli edifici e complessi monumentali che conservano i cicli affrescati – Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti; Basilica e Convento di Sant’Antonio; Delegazione Pontificia e Veneranda Arca del Santo; Diocesi di Padova – con la Regione del Veneto e la consulenza scientifica del Ministero della Cultura attraverso l’Ufficio Unesco e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso oltre che dell’Università degli Studi di Padova.
Il sindaco di Padova Sergio Giordani commenta: «Abbiamo dovuto aspettare un anno in più per ricevere questo riconoscimento, a causa della pandemia, ma l’emozione che ho provato al momento della proclamazione è stata grandissima. Questo è il riconoscimento del ruolo importantissimo svolto dalla città nella storia dell’arte, ma anche della intuizione e del coraggio che abbiamo avuto nel proporre con successo un sito seriale oltre alla capacità di fare squadra tra tutti gli enti proprietari degli edifici e complessi monumentali che custodiscono questi capolavori. Una squadra che comprende anche le altre istituzioni, a partire dalla Soprintendenza e dall’Università e che si allarga a tutte le associazioni che hanno collaborato al progetto. Un impegno corale di tutta la città. Ringrazio UNESCO, il Ministero della Cultura e tutte le istituzioni ed enti che a ogni livello hanno creduto in noi. Adesso abbiamo una grande responsabilità di cui siamo consapevoli. Quello di oggi quindi non è un traguardo, ma il punto di partenza di un nuovo impegno che con il supporto di UNESCO intraprendiamo per essere all’altezza di questo prestigioso riconoscimento che avrà effetti positivi sulla nostra città sia per le sue radici e la sua identità, che per le sue ricadute economiche. Da oggi gli affreschi della nostra “Padova meravigliosa” sono finalmente Patrimonio Mondiale. E’ una gioia immensa che non dimenticherò mai».
La Diocesi di Padova è proprietaria di due dei complessi monumentali, lo splendido Battistero del Duomo capolavoro di Giusto de Menabuoi e la chiesa degli Eremitani a due passi dalla Cappella degli Scrovegni. Il vescovo monsignor Claudio Cipolla sottolinea: »Siamo molto felici di questo importante riconoscimento che porta Padova e una parte significativa del suo patrimonio artistico, culturale, ma anche religioso a un’appartenenza mondiale dell’umanità, riconoscendone il valore universale. Essere “patrimonio” indica non solo la preziosità del bene ma anche il suo essere generativo di altri beni per l’oggi e per il futuro, qualcosa da tutelare, custodire e tramandare. Sono beni che danno lustro alla città, ma che rendono merito anche alla sua storia e alla sua cultura, così pregne di testimonianze di fede. Tutti i siti che fanno parte del circuito di Padova Urbs picta raccontano infatti una Padova del Trecento in cui vita e fede, concretezza e spiritualità, ambito civile e religioso si intrecciano fortemente. Se pensiamo al Battistero, con lo splendido ciclo di affreschi di Giusto de Menabuoi siamo di fronte all’intera storia della Salvezza, un gioiello artistico che ancora oggi è aperto al culto per vivere in particolare il sacramento del Battesimo, punto d’inizio della vita cristiana. Luogo di culto è anche la chiesa degli Eremitani, che porta anche il segno e la memoria di altre storie: la ferita dei bombardamenti e l’impegno del recupero. Chi visiterà questi ambienti, come pure gli altri siti riferiti alla realtà antoniana, potrà ammirare la bellezza artistica nel contesto di una vita religiosa tuttora presente e praticata. C’è l’augurio che queste realtà siano colte dal visitatore anche nel loro valore di testimonianza di fede. Inoltre, in questo tempo in cui la Chiesa di Padova si è incamminata in un percorso sinodale mi sta molto a cuore sottolineare il valore dell’esperienza di forte collaborazione e condivisione vissuta in questi anni dai diversi enti e realtà nell’obiettivo comune del riconoscimento che oggi celebriamo: è stata occasione di arricchimento reciproco che ci auguriamo porti sempre nuovi frutti».
L’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti è invece proprietaria della Reggia Carrarese con la splendida Cappella affrescata da Guariento. Il presidente Antonio Daniele commenta: «L’Accademia Galileiana ha condiviso attivamente il progetto di candidatura e sviluppato la collaborazione con gli altri soggetti coinvolti. Ci auguriamo che il conseguimento dell’iscrizione possa attirare nuove simpatie e solidarietà, interesse dei pubblici poteri e occasioni di mecenatismo attivo tali da metterci nella condizione, altrimenti impari alle nostre risorse, di rafforzare l’opera di conservazione, tutela e valorizzazione del complesso monumentale della Reggia Carrarese. L’Accademia, grazie al contributo e alla competenza dei suoi soci, non mancherà di offrire il suo apporto costante in termini di approfondimenti scientifici e ampie occasioni divulgative, tali da far progredire la consapevolezza collettiva e specialistica rispetto a un bene architettonico e pittorico che merita senz’altro la definizione di patrimonio universale dell’umanità».
La Basilica e il Convento di Sant’Antonio, con il limitrofo l’Oratorio di San Giorgio. rappresentano un altro straordinario complesso monumentale di Padova Urbs picta. Il rettore della Basilica di Sant’Antonio Padre Oliviero Svanera riflette: «La proclamazione UNESCO, che vede in prima fila la Basilica con i suoi tre siti, diventa motivo non solo di un rinnovato impegno nel custodire e diffondere un patrimonio d’arte unico al mondo. Di più, per noi Chiesa diventa una opportunità per rinnovare una proposta di incontro con la fede che ha originato queste opere. Attraverso gli affreschi presenti nella Basilica – ricordo anche l’immenso patrimonio d’arte rappresentato dalle sculture della tomba del Santo piuttosto che dal Donatello del presbiterio – vogliamo far emergere, oltre agli aspetti turistici o tecnici o culturali di sguardo sulla bellezza di queste opere, la possibilità di incontro con Colui che in queste opere è significato, Cristo Salvatore. È la via del Vangelo, della evangelizzazione attraverso la via pulchritudinis di cui parla papa Francesco in Evangelii gaudium. La Via della bellezza, che a partire dall’esperienza dell’incontro con la bellezza dell’arte che suscita stupore, può aprire la strada della ricerca di Dio e disporre il cuore e la mente all’incontro col Cristo, Bellezza Incarnata offerta da Dio agli uomini per la loro Salvezza».
L’Università di Padova ha affiancato per la parte scientifica il Comitato nella lunga fase di messa a punto della candidatura. Il rettore Rosario Rizzuto commenta: «Un’eccellente notizia per Padova, per la quale gioisco come cittadino. Al sindaco Sergio Giordani, all’Assessore Colasio ed a tutti coloro che si sono spesi in questi due anni con generosità e impegno per questo risultato, vanno le mie congratulazioni. Veder inserita Padova Urbs picta nella World Heritage List dell’Unesco è una soddisfazione anche per l’Università di Padova e per tutto il mondo accademico che con entusiasmo ha dato il suo contributo al successo della proposta. L’idea – innovativa nel suo campo – di proporre un sito seriale per la candidatura si è rivelata vincente e restituisce al meglio l’idea di una città, qual è Padova, nella quale arte e cultura sono diffuse capillarmente, capaci di innervare tutto il territorio. L’Urbs Picta si affianca così, nei patrimoni UNESCO della città, all’Orto Botanico dell’Università di Padova, in un’efficace sinergia con l’obiettivo di valorizzare sempre più la nostra splendida città».
Fondamentale è stato anche il contributo della Soprintendenza, attraverso gli interventi di restauro condotti a termine. Il Soprintendente Fabrizio Magani spiega: «La Soprintendenza che dirigo ha preso parte, unitamente al Comune, all’Università di Padova, agli Enti proprietari e ad esperti del settore, al Comitato di studio che ha portato Padova a conquistare questo prestigioso riconoscimento internazionale, proclamandola capitale mondiale della pittura del Trecento. Fondamentale è stato il ruolo di coordinamento e di indirizzo svolto dall’Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura, che ha partecipato alla Delegazione italiana in questo 44° Comitato del Patrimonio Mondiale, appena concluso. La Soprintendenza ha espresso un costante impegno per la tutela del patrimonio d’arte di Padova, anche grazie ad importanti interventi di restauro condotti con finanziamenti ministeriali, che hanno concorso a sostenere con maggiore forza il lungo iter di questa candidatura. La Cappella degli Scrovegni, ad esempio, è un modello virtuoso di tutela preventiva integrata, che gode del contributo della Commissione scientifica interdisciplinare, istituita dal Comune di Padova, ed ha guidato la transizione da un concetto di intervento d’emergenza a quello di tutela programmata e preventiva, con l’apporto della ricerca scientifica e delle nuove tecnologie. Va ricordato, inoltre, il restauro, da poco concluso, degli affreschi di Giusto de’ Menabuoi al Battistero della Cattedrale, progettato e condotto dalla Soprintendenza, che ha restituito il suo splendore ad uno dei complessi decorativi più prestigiosi della Padova del Trecento. L’inserimento dei cicli trecenteschi ad affresco nella lista del patrimonio mondiale UNESCO rappresenta senza dubbio un elemento identificativo della cultura padovana; per noi, un ulteriore richiamo alla tutela del patrimonio storico e artistico della città, e alla sua equilibrata valorizzazione».