È tornato al padre don Mario Bazzolo

Le esequie giovedì 20 dicembre alle 10 a Ronchi di Casalserugo (Pd)

Il suo ultimo compleanno, l’8 dicembre, lo aveva celebrato al Policlinico dell’Ospedale di Padova, dove era entrato due giorni prima per disturbi di deambulazione e per accertamenti. E in realtà si palesò subito una pesante situazione di salute, ma non tale da prevedere un decesso così rapido, come successo il 17 dicembre scorso.

Don Mario nasce a Voltabarozzo, in Padova, il giorno dell’Immacolata 1934: di qui anche il nome che gli fu dato in onore della Vergine Maria, verso la quale nutrì un amore grande e filiale che cercò sempre di tenere vivo anche nei fedeli delle comunità in cui svolse il suo ministero. Ordinato presbitero il 10 luglio 1960, qualche settimana dopo la canonizzazione di san Gregorio Barbarigo, fu dapprima vicario parrocchiale a Santa Giustina in Colle (1960-1963), poi presso la parrocchia di Cave in Padova (1963-1967), da poco istituita; nel 1967 è vicario a Brugine. Nel febbraio 1972 diventa parroco a Santa Maria Assunta di Campolongo Maggiore, per passare nell’ottobre 1984 a Ronchi di Casalserugo, dove rimane per ben 31 anni, rinunciando per limiti di età il 26 giugno 2015. Salutata la comunità la prima domenica di ottobre, si ritira accanto al fratello nella parrocchia di origine, continuando però il suo servizio pastorale: nel 2015 accetta volentieri di tornare come collaboratore festivo e penitenziere nella parrocchia di Brugine, con tanta voglia di fare il prete e di raccontarsi, ricambiato e cercato dalle persone. Inoltre, sempre dal 2015, accetta volentieri di essere assistente del Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani, il MASCI di Padova 5.

Amava presentarsi con l’epiteto che si era sentito accollare nel passaggio dalla comunità di Santa Maria Assunta a quella di Ronchi: «il prete rosso». Delle due comunità di cui era stato parroco in precedenza parlava con viva memoria e affetto, anche se si intuiva che non erano mancate le difficoltà, dati i contesti particolari.

Il ministero più lungo e intenso è stato per don Mario quello di Ronchi, dove in un secolo si erano succeduti soltanto tre parroci: l’ultimo, mons. Angelo Salmaso, rimastovi per ben 50 anni, restava nel cuore dei fedeli per la sua sapiente, lungimirante e paterna azione pastorale, avendo in pratica creata ex-novo la parrocchia, dotandola di tutte le strutture, a quasi un chilometro di distanza dall’antico centro dove ancora rimane la bella chiesa romanica. Don Mario si trovò, quindi, a prendere in mano un’importante eredità con giovanile slancio e rispetto, non mancando tuttavia di lasciare i segni del suo stile e del suo carattere: immediato e cordiale, sapeva riconoscere i propri limiti, ma era altresì pronto a dire quanto non approvava negli altri o nella società. Restò sempre legato alla parrocchia, quasi geloso della comunità. Le sue assenze erano davvero rare: di sicuro partecipava ogni anno agli esercizi spirituali, che faceva sempre a Villa Immacolata. Fu insegnante di religione nella scuola media inferiore fino al pensionamento. Si trovava a suo agio soprattutto con i piccoli del catechismo, preparandoli con vera passione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Una attenzione particolare era quella per i malati, che andava a trovare sempre anche all’ospedale, non mancando di ricordarli a ogni santa messa e invitando gli altri a farlo. Don Mario, avvalendosi del generoso apporto dei laici, curò con diligenza e scrupolosa trasparenza economica gli edifici della comunità di Ronchi (chiesa, scuola materna, canonica, centro parrocchiale con palazzetto sportivo). Lasciò la parrocchia con un senso di avvertito distacco, ma tanto serenamente, ritornandovi poi volentieri su frequente invito del successore.

Sempre informato sugli eventi della Chiesa universale e diocesana, don Mario è ricordato per il suo carattere estroverso, esuberante e cordiale. La sua presenza scherzosa aveva la capacità di alzare sempre il tono della compagnia e della conversazione con accenti di vivacità e cordialità. Nell’esprimere qualche parere o giudizio era immediato come un lampo e magari dirompente come un terremoto, ma nello stesso tempo gli veniva naturale mantenere e mostrare un animo benevolo verso tutti. Continuava a vivere la vita di fede come un buon seminarista e, quando necessario, come un soldato deciso a difendere ogni posizione, tanto che i compagni di classe, per il suo stampo tradizionale, lo chiamavano «il cattolico». Uomo dalla presenza forte e buona e dal sorriso rassicurante, ha vissuto in modo esemplare la fedeltà al Signore nell’ordinarietà.

I funerali si celebreranno nella chiesa di Ronchi di Casalserugo, giovedì 20 dicembre, alle ore 10, presieduti dal vescovo Claudio.

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Dal testamento spirituale:

«Grazie, grazie, grazie, Signore Gesù, per tutto l’amore che hai avuto e hai per me. Io sono un dono del tuo amore e dell’amore di papà e mamma che spero di raggiungere in Paradiso, per ringraziarli e per ringraziare soprattutto TE, o Signore, per tutta l’eternità. Grazie, Signore, per il dono della fede, per il SACERDOZIO e per tutti gli innumerevoli doni che mi hai dato. Io confido, o Gesù, nella tua infinita misericordia. Mi getto tra le tue braccia come da bambino mi gettavo fra le braccia di mamma e papà. Grazie, Gesù, per mio zio don Placido. Io credo che Tu mi ami e che non ti stanchi mai di perdonarmi. A Maria SS.ma Immacolata, mamma Tua tenerissima e mia, affido tutta la mia vita. Ringrazio tutte le persone che mi hanno aiutato tanto con la loro comprensione e con il loro perdono.
Chiedo di tutto cuore perdono per tutte le mie miserie che hanno causato a loro dolore e incomprensione».

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