Santo Natale 2025
Messa della Notte
Mercoledì 24 dicembre 2025
Padova, Basilica Cattedrale
In questi giorni ho ricevuto un augurio natalizio che riportava una frase di Edith Stein, filosofa, ebrea di origine e poi monaca carmelitana, che dice: «Ho sempre pensato – e forse è un assurdo – che il mistero dell’Incarnazione sia più grande di quello della risurrezione. Perché un Dio che si fa bambino… e poi ragazzo… e poi uomo, quando muore non può che risorgere».
È un condensato di teologia che risponde alla domanda: chi è Gesù? La stessa domanda che 1700 anni fa portò al Concilio di Nicea, che quest’anno è stato ricordato e celebrato.
Nella primavera del 325, infatti, convocati da Costantino, tutti i vescovi cristiani si sono incontrati in una località della Turchia denominata Nicea.
La grande questione, che rischiava di spaccare la fragile compagine dell’Impero romano, era percepita da Costantino in quella religione che aveva avuto il riconoscimento di legittimità solo da una decina d’anni con l’Editto di Milano nel 313. Prima i cristiani erano perseguitati e uccisi. Anche a Padova ci sono stati uomini e donne vittime della visione di Diocleziano che considerava la religione cristiana illegittima e nefasta per la sua concezione politica. A quel periodo si riferisce per esempio il martirio di santa Giustina. Ma nonostante le persecuzioni, o forse proprio a causa di esse, la fede dei cristiani si era talmente diffusa da presentarsi a Costantino come opportunità per tenere unito l’impero d’Oriente e d’Occidente.
Ma all’interno della nuova religione erano sorte interpretazioni diverse su questioni fondamentali. Tra tutte una domanda – chi è Gesù? – era stata provocata dalla posizione di un prete libico, Ario, che operava ad Alessandria d’Egitto.
Ario sosteneva che Gesù non è da sempre, eterno come Dio, ma una sua creatura, seppur perfetta.
Chi è Gesù?
La risposta a questa domanda avrebbe dovuto essere il riconoscimento di appartenenza alla Chiesa dei cristiani, altrimenti si sarebbero costruite tante chiese diverse tra loro. L’imperatore stesso quindi convocò l’assise dei vescovi.
Il concilio di Nicea condensò la risposta a quell’interrogativo nel Credo Niceno-Costantinopolitano che così recita:
Gesù è Dio da Dio, luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose furono create.
E subito si proclama la fede di tutta la Chiesa e di tutte le Chiese nel mistero del Natale:
Dio per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.
Dal 325 ad oggi questa è la fede della Chiesa in Gesù. Chi ha ricevuto il dono di questa fede è cristiano! Abbiamo una storia lunga che, pur contagiata spesso dal male, ha offerto santi e profeti, ha ispirato arte e scienza, ha orientato politiche e filosofie, abitando i tempi che passavano e ricercando in essi, i segni della Grazia.
Abbiamo una storia lunga, dicevo. “Abbiamo” è un verbo coniugato alla prima persona plurale. È stata una grande conquista – il Credo niceno-costantinopolitano era inizialmente coniugato alla prima persona plurale – perché indicava che noi siamo un popolo composto da tante comunità.
E allora cosa ci dice la nostra fede in Gesù, Figlio di Dio, che anche stanotte celebriamo il mistero dell’incarnazione, il mistero del Natale?
Propongo allora solo qualche cenno di attualizzazione:
La fede in Gesù, Figlio di Dio e nostro Salvatore, ci sprona a continuare la sua missione di servizio all’umanità: stiamo nel mondo e nella storia per continuare la strada da lui indicata come uomo, come se fosse venuto per accompagnarci prendendoci per mano. Saremo là dove c’è bisogno di giustizia, di fraternità, di dignità, di pace: volti dell’amore di Dio manifestati da Gesù.
La vita di Gesù inoltre è la massima realizzazione dell’uomo in forza della sua divinità. Lui è l’uomo perfetto e ci chiama a rileggere la formazione dei nostri figli e soprattutto la nostra formazione conformando alla sua vita la nostra. È un percorso mai concluso ma profondamente umanizzante. Un giorno però saremo anche noi dove lui è attraversando la morte come culmine del suo amore.
Gesù è per noi il massimo punto di incontro tra Dio che ci ama ed entra in relazione e noi uomini, rappresentati da Gesù uomo perfetto, che gli rispondiamo con amore.
Chiediamo in questa notte il dono di accettare di non poter conquistare con le nostre sole forze il senso della storia, del creato o della nostra stessa vita, ma con umana umiltà di accogliere come dono della Grazia la “svelamento” del senso delle cose profondamente umane.
Continuiamo ora la nostra celebrazione: riguarda sempre il mistero di Dio, il quale dal momento che si è fatto uno di noi, dona l’Eucaristia come segno della sua permanente presenza e della sua fedeltà. “Un noi”, la Chiesa, da allora lo accoglie, lo riconosce, lo adora. Come Tommaso vuole proclamare e cantare “Signore mio e Dio mio”.
+ Claudio Cipolla
