Omelia funerale Nicolò Berto

06-06-2025

Funerale di Nicolò Berto

venerdì 6 giugno 2025

Parrocchia di Cartura (Pd)

Omelia

Ho desiderato essere qui oggi per manifestare vicinanza, partecipazione e solidarietà alla famiglia di Nicolò: alla mamma Roberta, al papà Luca, al fratello Manuel, al nonno e a tutta la famiglia.

Ho desiderato esserci anche per gli amici; per la comunità di Cartura, sia quella civile che quella ecclesiale, per don Giuseppe. Sono a presiedere la preghiera di saluto a Nicolò non solo a titolo personale, ma a nome dell’intera Chiesa padovana, composta da tanti cristiani e anche da molti giovani come Nicolò. Vorrei portarvi una parola di bene nel nome di Gesù, un segno di affetto.

Le nostre parole, i nostri abbracci, le nostre lacrime sono un balsamo cosparso sul volto di chi è colpito così profondamente. Le parole di Gesù però vanno oltre: hanno il potere di aprirci uno squarcio verso quella speranza che supera le nostre speranze. Non sono parole soltanto umane e non vengono pronunciate solo con le nostre labbra, ma sono pronunciate dal cuore di Dio, toccano i cuori poiché scendono dal cielo. Ci portano a dire “Signore, tu lo sai che ti amo!”.

C’è una certezza che vorrei condividere: la morte di Nicolò non è stata voluta da Dio, non fa parte della volontà di Dio e non era nei suoi disegni. Dio non vuole mai la morte perché è Padre, non è possibile che Dio l’abbia voluta. L’onnipotenza di Dio infatti sta nell’amore. Dio non vuole mai la morte di nessuno perché è Padre e Madre, è fratello e amico: Dio è amore!

Per questo i cristiani sono coloro che amano e che imparano ad amare continuamente, avendo davanti il Vangelo, avendo come meta l’amore dell’uomo che ha saputo amare perfettamente: Gesù! Chiunque ama è da Dio, ogni amore viene da Dio. È per questo che cerchiamo segni di amore ovunque anche nelle altre religioni o nelle altre culture, perché quelli dell’amore sono segni della presenza di Dio. Così ci sentiamo fratelli e sorelle di ogni persona che cammina nell’amore.

Nicolò è stato un dono d’amore per tutti noi, così come la sua vitalità, il suo entusiasmo, la sua generosità che custodiremo come esempi e ricordi preziosi.

Anche il dono degli organi del corpo di Nicolò è un gesto di generosità e di amore: sette uomini o donne avranno una vita più bella e dignitosa grazie a questo gesto; grazie a Nicolò e alla sua famiglia. Queste persone ringrazieranno. E Dio benedirà Nicolò, la sua famiglia e quanti hanno concorso a maturare questa decisione.

Dalla morte è scaturito altro amore! Lo so, lo sento, in questo momento di croce facciamo comunque fatica anche a dirlo.

Ogni morte è dolore, fa male al cuore, fa perdere il senso della vita e confonde i nostri animi. Ci sentiamo persi, frastornati! E adesso che cosa facciamo senza nostro figlio, senza il mio fratello, senza il nostro amico? La morte nessuno può sfuggirla, è una sconfitta lacerante.

Vengono meno infatti la bellezza e la gioia dell’amicizia e degli affetti; viene rovinata la bellezza della giovinezza con tutte quelle arti che permettono di presentarsi al mondo con doti e doni.

Viene bloccata la bellezza dell’apertura al futuro, con la ricerca della propria vocazione per offrire un contributo al bene del prossimo e della società; si spegne la bellezza dei sogni dell’amore, del lavoro, del mondo da scoprire.

Tutto viene spento: questa non può essere la volontà di Dio, di quel Dio di cui Gesù ci ha rivelato il cuore.

Anzi proprio perché noi non abbiamo parole per combattere la morte, lasciamo spazio al Padre di ogni creatura e sotto il peso della nostra precarietà accogliamo l’invito di Gesù a Pietro: “Seguimi!”.

Questo invito di Gesù rivolto a Pietro viene dopo tre domande: “Mi ami tu?”. Ma le tre domande hanno ricordato i tre rinnegamenti: “Non lo conosco”.

Anche per noi, nella sconfitta amarissima e dolorosa che stiamo vivendo, si apre una strada, una parola, una speranza: “Seguimi”. È una parola che viene dall’alto e che viene pronunciata da un pulpito prezioso: il nostro dolore e la morte di Nicolò.

D’altronde: “Signore da chi andremo: tu solo hai parole di vita eterna!”.

Con l’animo affranto ci uniamo alle troppe famiglie che in questi mesi hanno vissuto tragedie così devastanti: qualche mese fa a Conselve, la settimana scorsa a Bosco di Rubano, oggi qui a Cartura e tanti altri…

Il nostro cuore frastornato ricordi anche i tanti giovani e bambini che muoiono a causa di noi uomini nella Striscia di Gaza e in Ucraina, solo per citare le guerre di cui siamo più informati. Pensiamo alle loro mamme ai fratelli, alle sorelle, ai loro nonni…

“Mi ami tu più di costoro? Pasci i miei agnelli!” dice Gesù a Pietro. Pascere i figli di Dio, come il Signore chiede a Pietro, significa servire la pace, permettere al bene che c’è in ciascuno di emergere, insegnare ad amare, fare la giustizia, rispettare i piccoli e i deboli…

Anche in questa tragedia Gesù, solo Gesù ha ancora una parola di vita e ci spinge a vivere in pienezza.

La sua presenza ravviva e dà senso alla nostra vita. Questa sì è sua volontà: salvarci dalla morte. Nella morte non ci abbandona, ci chiama e ci prende tra le sue braccia: lì deponiamo la vita di Nicolò!

+ Claudio Cipolla

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