Veglia dei giovani – 2018

Chiesa degli Eremitani in Padova, mercoledì 12 dicembre 2018
12-12-2018

A ciascuno lascio la decisione di porre l’accento al titolo della veglia: orièntati o orientàti e di arricchire di motivi e riferimenti la sua scelta.
Stasera vorrei con voi pensare a situazioni della nostra vita che sono “citate” in questo racconto teologico: racconto teologico perché ci vuole parlare di Dio, ma di riflesso parla di noi.

Nella figura dei pastori, di quei poveracci, non tanto ben visti, ci siamo anche noi giovani: un po’ perbenisti, un po’ menefreghisti, adolescenti in eterno – dicono –, senza politica e senza fede, senza speranze né obiettivi se non quelli individuali e talora egoistici: proprio così come si è stati educati dagli adulti.

Strano ma proprio a loro, ai pastori, si presenta l’Angelo del Signore e li avvolge di luce: di sogni come dice il Papa, di prospettive, di visioni nuove e belle di vita. Proprio a loro, ai pastori! Chissà quanti altri profeti e Angeli si sono avvicinati ai pastori di ieri e di oggi, nelle notti inquiete e senza luci.

Solo due anni fa qui agli Eremitani un rotolo di carta che attraversava tutta la chiesa aveva raccolto tante domande sul senso della vita: Dove devo andare? Che cosa vuoi che io faccia? Indicami la strada, la mia strada!

Quanti pensieri e parole belle abbiamo frequentato con il nostro Sinodo! Così belle che abbiamo potuto consegnarle anche al Santo Padre e ai vescovi provenienti da tutto il mondo.

Ma la dimensione esistenziale più significativa contenuta in questo brano è: “Andiamo dunque!”. Perché è una decisione!
I pastori si sono aiutati l’un l’altro per essere in grado di prendere questa decisione e di mettersi in cammino. Forse isolatamente, ciascuno per proprio conto, non ci sarebbero riusciti.

A proposito: Avete trovato un padre spirituale? O una madre? O almeno un fratello o sorella, un gruppo? Insisto perché so che da soli non vi alzerete mai, non prenderete mai la decisione di lasciare quella poltrona, né uscirete mai da quella casa o da quel piccolo mondo che è stato costruito a vostra misura.

Ecco la nota importante: I pastori decidono, fanno il primo passo, si mettono in cammino!
Quanto è difficile decidere per gli altri, ma molto più difficile è decidere per se stessi, scegliere un orientamento per la propria vita.

Aspettiamo, rinviamo, “indugiamo” a metterci in cammino perché sprovvisti di fiducia. Dare credito agli angeli, ai nostri angeli, a quelle chiamate interiori e profonde, a quella luce che avvolge, a quella voce che ritorna nella nostra testa, richiede esperienze di fiducia data e accolta. Come quando si recita una preghiera.

In questa difficile decisione c’è l’angelo, la luce, la voce  – immagini di Dio –, ma ci sono anch’io con la mia libertà e la mia umanità, con carattere e personalità particolari, unico, con una storia familiare e con tante storie di relazioni e di amicizia che mi hanno plasmato.

In quell’”andiamo dunque” c’è l’uomo che decide, che sa decidere. “Andiamo dunque” è un canto del giovane e della giovane, alle sue possibilità, alla sua unicità, alla sua bellezza, alla sua capacità di mettersi in sintonia con Dio e di decidersi per lui. Quando non ci si alza per andare dove Dio ci chiama, di fatto non mettiamo in gioco la nostra umanità, e restiamo più deboli, fragili, incompiuti.

C’è un altro aspetto che può bloccare la nostra decisione: la prospettiva della meta… Betlemme!

Betlemme non è solo meta geografica: è incontro con il Signore! È ingresso in una relazione con Dio che sembrava impossibile mentre Lui la rende possibile facendosi piccolo, scegliendo e abitando un pezzetto di terra.

Ogni relazione è avventura, perché non dipende solo da noi ma anche dall’altro. Andare verso Betlemme, verso un Dio accessibile, porta con sé il rischio di scombinare la vita, il rischio di introdursi in un cammino senza ritorno, in un’avventura di cui non siamo più gli unici a determinarne il corso.

In realtà i pastori tornano. Tornano ma non sono più gli stessi: cantano e glorificano Dio per tutto quello che hanno visto. Si tratta di una visione sulla quale si soffermeranno a lungo, perché da questa visione è dipeso un nuovo orientamento della loro vita. È una visione che può essere raccontata tante volte e che ha bisogno di tanti racconti per essere compresa e approfondita. È stato un incontro con Dio e ci vuole una storia intera per comunicarlo.

Sono proprio loro, quei poveracci di pastori, a darci coraggio perché anche noi, poveracci di oggi, possiamo decidere di orientare la nostra vita verso Betlemme, all’incontro con il Dio accessibile ai poveracci.

Forse per noi che abbiamo già osato qualche passo, Betlemme si presenta città mobile: si sposta continuamente un po’ più in là rispetto a dove pensavamo si trovasse. Per ogni stagione e per ogni condizione di vita c’è una chiamata nuova e quella meta per essere raggiunta richiede ancora altri passi: perché il Signore sa che possiamo compierli!

Tu hai deciso di metterti in cammino. Hai scelto una meta, sai dove andare: la tua vita ha una direzione, un orientamento, un senso: Betlemme! Ovvero la volontà di Dio visibile nella carne e nella storia di Gesù. Il senso è una vita donata per l’amore e per amare. Per sempre!

Bisogna essere dei poveracci come i pastori per osare di andare a Betlemme! Dobbiamo essere persone che non hanno molto da perdere, che non si preoccupano dei giudizi e delle chiacchiere degli altri.

I pastori sono forti della loro luce interiore e della compagnia che si fanno l’un l’altro. L’un l’altro, come fratelli, si incoraggiano e si incamminano contando sul desiderio di raggiungere una meta alta che dà gioia alla propria vita. Il mondo farà la sua strada. I pastori vanno a Betlemme: c’è qualcosa di rivoluzionario e di alternativo che li attrae.

Adesso scendiamo al particolare: a te!

Vieni a Betlemme!

Abbi fiducia in te stesso e nello sguardo di Dio su di te che ti avvolge della sua luce.

+ Claudio, vescovo

Mercoledì 12 dicembre 2018

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