Intervento del vescovo Claudio in occasione dell’omaggio floreale alla Madonna dei noli – 2015

08-12-2015

Intervento del vescovo mons. Claudio Cipolla
Madonna dei Noli – Padova, 8 dicembre 2015

Saluto con gratitudine e cordialità la comunità della Città di Padova con tutte le sue istituzioni, autorità e associazioni. Saluto e ringrazio il Sindaco, e con lui l’Amministrazione comunale, che, insieme con i tassisti e le altre organizzazioni cittadine, anche quest’anno ha voluto rinnovare il tradizionale omaggio alla Madonna dei Noli, di cui con piacere in questi giorni ho appreso la storia. Per la prima volta accolgo l’invito a questo momento intenso, in cui la città si raccoglie per rimotivarsi nell’impegno per il bene comune, invocando la protezione di Maria. Esprimo gratitudine per questo invito, che si rinnova anche con me, da poco Vescovo di Padova. È un modo ulteriore per “vivere” da cittadino in questo territorio.

Quando il Sindaco mi ha accolto sul sagrato della Cattedrale, meno di due mesi fa, ha fatto riferimento alla lunga tradizione spirituale cristiana vissuta da tante persone nella nostra città, che è stata capace di generare numerose opere e iniziative per lo sviluppo culturale, sociale ed economico dei padovani. Nel tempo si è testimoniata creatività e fantasia nel leggere e “sentire” i bisogni della gente e capacità “generativa” di bene comune.

Credo sia importante ricordare che questa tradizione spirituale è radicata nella fede in Gesù: fede profonda, sincera, semplice; capace di attivare intelligenza e cuore e di innescare processi che accompagnano con sicurezza verso il futuro. Anche oggi, come cristiani, crediamo che Gesù è vivo e presente in mezzo a noi, sempre. È vivo e presente anche nella nostra Padova.

Nella fede lo adoriamo nelle numerose chiese sparse in tutti gli angoli della città, che sono il luogo dove vive visibilmente la Chiesa, radunata come comunità fraterna di credenti.

Ma, obbedienti al Vangelo, come cristiani crediamo che Gesù è presente in ugual misura nei poveri e nei sofferenti: «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me», ci ricorda il Vangelo di Matteo. È proprio questa fede nella presenza di Gesù nei bisognosi che spinge ancora oggi tanti uomini e donne a compiere le opere di misericordia spirituali e corporali: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti; dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.

Papa Francesco ci invita a riscoprire tali opere nell’anno del Giubileo, che domenica prossima inizierà anche per la nostra città e Diocesi, con l’apertura della Porta della Misericordia della Cattedrale.

Le opere di misericordia non sono un appello rivolto solo alla coscienza individuale. Lo dimostra questa adunanza: noi, che oggi facciamo da corona alla statua di Maria in questa piazza; la storia della nostra città; le sue migliori tradizioni culturali e giuridiche, ci dicono che le opere di misericordia sono diventate il fondamento etico di un modo di costruire la società; come un corpo dinamico e aperto, tutto teso, a non lasciare nessuno indietro, nessuno solo, nessuno nella paura, nessuno in difficoltà!

Le realtà che voi rappresentate sono il volto di questo corpo vivo, che persegue l’ideale profondamente cristiano di una comunità «dove nessuno è nel bisogno». Voi siete il segno di una tradizione forte, che si coglie ancora viva. Ci fate pensare che una città, per vivere nel bene e nella pace, ha bisogno soprattutto della sostanza delle proprie tradizioni e di riscoprirne sempre il valore fondante.

Domandiamoci sempre, insieme: quanto è viva in noi questa sostanza? Quanto il fondamento etico del nostro stare insieme è saldo?
E, per i cristiani, quanto è viva la fede? Dobbiamo sempre vigilare, affinché l’ispirazione profonda di ciò che abbiamo costruito non si spenga.

Il tempo del Giubileo può essere un tempo di rinnovamento delle nostre motivazioni e della nostra forza di fare il bene, attingendola dall’alto e dalla nostra bella storia cittadina.

Vorrei concludere ricordando uno dei quattro “principi” che orientano lo sviluppo della convivenza sociale, individuati da papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: “Il tempo è superiore allo spazio”.
È un principio che ci «permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi».
[…]
«Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci».
Sono parole che tutti possiamo fare nostre: valorizziamo insieme i processi che permettono alla nostra cultura cittadina di crescere, costruiamo insieme la nostra città, valorizzando l’apporto di tutti, e senza permettere che tra noi nessuno sia nel bisogno, nemmeno l’ultimo arrivato.

Maria, da lassù, ci indica continuamente Gesù. E Gesù ci affida continuamente a Maria. Questa è la nostra sicurezza. A lei ora ci rivolgiamo nella preghiera.

Padova, 8 dicembre 2015

condividi su