Festa di Santa Giustina, vergine e martire e rito di dedizione definitiva di Luisa Ruzza – 2019

Padova, Basilica di Santa Giustina
07-10-2019

FESTA DI SANTA GIUSTINA, VERGINE E MARTIRE

E RITO DI DEDIZIONE DEFINITIVA DI LUISA RUZZA NELLE COLLABORATRICI APOSTOLICHE DIOCESANE

Lunedì 7 ottobre 2019 – Basilica di S. Giustina di Padova

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Omelia

Mi sembra che questa sera siamo un po’ più numerosi rispetto agli anni scorsi e questo mi fa molto piacere. Durante l’assemblea diocesana di sabato ho dato appuntamento, a tutte le nostre parrocchie e a tutti i nostri cristiani, attorno al fonte battesimale. Un appuntamento spirituale.

Io ho già frequentato quel fonte in questi giorni:

– nel pomeriggio di sabato quando ho introdotto Stefano, qui presente, nel suo nuovo servizio di abate di Praglia;

– nella mattinata di domenica quando ho presieduto la consacrazione al Signore nell’Ordo Virginum di Ivana e di Silvia;

– sono passato spiritualmente da quel fonte anche per l’inizio del ministero episcopale di Michele, nella Chiesa che vive in Treviso, sollecitato soprattutto quando, citando Agostino, si diceva: «Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Quel nome – vescovo – è segno dell’incarico ricevuto, questo – cristiano – della Grazia».

Da quel fonte, dunque, sgorga vita, vita divina: è la Grazia, il dono “fondamentale”, essenziale che fa di ogni cristiano una creatura nuova. Creature nuove che offrono se stesse in sacrificio spirituale a Dio gradito, si offrono alla Chiesa e con la Chiesa al mondo intero.

Da quel fonte, come da una sola sorgente nascono carismi e ministeri, diversi tra loro ma con una sola origine: il fonte, e un solo obiettivo: alimentare e dare energia al corpo di Cristo, la sua Chiesa, la sua sposa.

Anche la dedizione di Luisa nell’Associazione pubblica di fedeli delle Collaboratrici apostoliche diocesane è frutto e fiore le cui radici affondano in quello stesso fonte.

Assomiglia ad altri fiori, ma questo ha una sua intenzionalità precisa che la rende dono per la nostra Chiesa: Luisa, come le sue compagne, vuole mettere la sua vita a disposizione della nostra Chiesa diocesana, riconosciuta da loro come luogo in cui vive la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica.

La diocesanità, la Chiesa che vive in un tempo e in un luogo concreti, la Chiesa con il suo apostolo e i suoi figli e figlie, con una storia e una cultura proprie, con i suoi carismi e i suoi ministeri viene accolta da Luisa come propria figlia per la quale esprimere la sua naturale maternità.

Ricordiamo le parole di Gesù sulla croce: «Donna ecco tuo figlio». Luisa, anche tu realizzi quell’affidamento di Giovanni, immagine della Chiesa, a Maria; ecco, quindi la tua famiglia per la quale dedicarti con amore di madre con tutto te stessa.

Si, c’è un momento nella vita nel quale ci si assumono responsabilità e da figli si diventa responsabili della vita, delle decisioni e delle scelte. Da figlie si diventa madri, da figli padri.

Mi sembra un modo per riconoscere ed esprimere quello che il Santo Padre Francesco ha scritto nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium:

«Ogni Chiesa particolare, porzione della Chiesa Cattolica sotto la guida del suo Vescovo, è anch’essa chiamata alla conversione missionaria. Essa è il soggetto dell’evangelizzazione, in quanto è la manifestazione concreta dell’unica Chiesa in un luogo del mondo, e in essa “è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica”».

E prosegue: «È la Chiesa incarnata in uno spazio determinato, provvista di tutti i mezzi di salvezza donati da Cristo, però con un volto locale […] Si impegna a stare sempre lì dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto. Affinché questo impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare a entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma» (EG 30).

Quindi, non si tratta di un nuovo Istituto religioso ma di una disponibilità personale offerta al Vescovo, frutto maturo del tuo battesimo, Luisa, della tua fede, della tua obbedienza alla sua parola che ti chiama a servire.

Sono contento anche di accogliere questa dedizione alla Chiesa diocesana in questa basilica dedicata a santa Giustina, vergine e martire. Un po’ è per invocare la sua preghiera e protezione su di te e su tutti noi, un po’ per ispirarci a lei.

Lei ha dato testimonianza della sua fede con i doni della verginità e del martirio; guardate che cosa è sgorgato sempre da quel fonte: martirio e verginità! A me evocano adesione totale e piena, adesione definitiva, “per sempre”, ma anche una testimonianza di convinzione e di amore tali che possiamo riconoscere come per Giustina Gesù fosse tutto: il suo tesoro e la sua perla preziosa.

Domenica prossima, 13 ottobre alle ore 16, ammetterò al catecumenato ventisette persone adulte. Prima di entrare in Chiesa li “marcherò”, li segnerò con il segno della Croce: sulla fronte perché conoscano Gesù con l’intelligenza, sulle orecchie perché ascoltino la sua parola, sugli occhi perché vedano lo splendore del volto di Dio, sulla bocca perché parlino di Dio, sul cuore perché Cristo vi abiti come nella propria casa, sulle spalle perché possano sostenere il giogo soave di Cristo.

Vorrei invitarvi a partecipare, carissimi fratelli e sorelle, perché vediate. Vi invito a pregare ma anche ad attingere acqua fresca, nuova, proprio dal loro desiderio di incontrare Gesù.

Vedrete lo stesso desiderio che ha mosso Giustina e pregheremo per percepire la potenza della stessa Croce che a santa Giustina si è mostrata come forza tale da renderla capace di donare la sua verginità e la sua vita. Quella croce dia forza ai nuovi catecumeni, dia forza a noi e anche a te Luisa, e ci renda capaci di donare la nostra vita a Gesù per sempre e con tutto noi stessi. Come Giustina e come preghiamo sia per te, Luisa.

Ma c’è un altro aspetto che vorrei sottolineare: Giustina era donna!

Il legame con Gesù, stabilito nelle nozze battesimali, ha fatto di lei una grande donna, tanto che noi stessi da secoli guardiamo a lei e a lei ci affidiamo. Era donna! C’è dunque un carisma legato all’essere donna che non va disperso, ma tra i tanti carismi ha sue caratteristiche, suoi ricami, sue sfumature, tonalità, gradazioni.

Che non sia opportuno studiare il carisma femminile nella Chiesa?

Forse i passi compiuti dalla cultura in questi ultimi secoli e decenni, il nuovo equilibrio tra dimensione maschile e femminile possono rendere veramente arricchente questa ricerca.

Da sempre le nostre comunità sono debitrici alle donne. Le donne hanno sostenuto nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta generosa e “senza utile” – per citare il vangelo di domenica – di tempo ed energie. Hanno educato, hanno evangelizzato, hanno testimoniato, hanno sofferto.

Il battesimo le ha costituite figlie di Dio e dal battesimo sono state abilitate a offrire il culto che piace a Dio, quello della vita. È arrivato il tempo di ascoltare e vedere la loro profezia!

Mi piacerebbe tanto che attorno a questa festa e a questa santa partisse un nuovo cammino che dal battesimo porti al discernimento del carisma femminile nella vita della nostra Chiesa. E per questo onoriamo santa Giustina, invocando la sua protezione e il suo aiuto.

+ Claudio Cipolla, vescovo

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