Omelia Festa di Presentazione di Gesù al Tempio – 2019

XXIII Giornata della Vita Consacrata
02-02-2019

FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO

XXIII Giornata della Vita Consacrata

2 febbraio 2019, Basilica Sant’Antonio di Padova

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Omelia del vescovo Claudio

 

Sorelle e fratelli,

voi che avete messo a disposizione la vita, tutta la vita, in tutti i suoi particolari, per rispondere alla chiamata del Signore e che avete rinunciato anche a una vita affettiva secondo la natura umana, voi che avete scelto di astenervi dal seguire una vostra volontà e dal costruirvi vostre sicurezze personali, vi radunate oggi con il vescovo di questa Chiesa diocesana, ospiti della basilica del Santo, per imitare il gesto che Maria e Giuseppe hanno compiuto per Gesù.

Facciamo memoria di questo momento evangelico in un duplice movimento:

io, come Maria e Giuseppe, vorrei presentare voi a Dio e cantare le sue lodi perché siete manifestazioni della sua Pasqua, della potenza della sua Pasqua: siete annuncio dei cieli nuovi e della terra nuova verso i quali tutta la Chiesa e il mondo sono incamminati. Ringrazio il Signore perché si manifesta nella vostra vita personale, nel carisma dei fondatori di cui proseguite le ispirazioni, nella esperienza fraterna e comunitaria che ponete davanti agli occhi di tutti.

L’incontro di oggi è particolarmente significativo per me perché è una celebrazione che, nel suo ripetersi annuale, vi collega alla Chiesa locale di Padova non solo per un fatto casuale, di fortuite coincidenze, ma perché chiamati insieme a una precisa esperienza spirituale e sacramentale. Si tratta di un’adesione che mette in moto i nostri atteggiamenti e sentimenti umani ma già contenuta nella riflessione ecclesiale circa la vita consacrata.

Con l’offerta al Signore da parte mia dei vostri carismi, ci manifestiamo uniti e in pace di fronte a Dio e voi manifestate la vostra capacità di riconoscere paternità e maternità spirituali alla Chiesa che abita dove voi abitate in questo momento, in obbedienza ai vostri superiori: si accorciano le distanze, si uniscono sentimenti e progetti, si cammina verso quel «un cuore solo e un’anima sola» che rende la nostra Chiesa testimone di comunione. Diventate anche voi voce del Signore che chiama a seguirlo.

Dobbiamo ancora essere molto guardinghi però perché i nostri beni materiali, le nostre case o palazzi, le nostre stesse chiese e opere, in sostanza le ricchezze che ci sono state affidate dalla Provvidenza per la nostra missione, nascondono anche una forza tale che può portare a separarci tra noi, a dividerci gli uni dagli altri. È una forza che si oppone a quella di Dio che invece è comunione.

Come avviene nel mondo, così avviene, se non siamo prudenti e attenti, nella Chiesa. E nessuno può mai sentirsi completamente immune dal pericolo dell’autoreferenzialità.

La vostra presenza, invece, è segno e testimonianza di una volontà di comunione e di un cammino lungo il quale già abbiamo fatto molti passi.

In particolare, a voi mi affido perché di comunione ha bisogno il nostro mondo. Quindi – e questo è il secondo movimento – mentre presento voi e i vostri carismi al Signore, vorrei presentare a voi il nostro mondo, la nostra società, la nostra Chiesa di Padova.

Ve li presento perché, come Simeone, possiate prenderli sulle vostre braccia e stringerli, come tra l’altro fa l’icona tradizionale di sant’Antonio che sempre porta sulle braccia il bambino Gesù. Così vorrei chiedere anche a voi di prendere in braccio la nostra storia come Simeone ha preso tra le braccia il Figlio di Dio incarnato, e vorrei invitarvi a guardare e contemplare, come la profetessa Anna, il Signore Gesù che ha assunto la carne degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Vi presento la nostra umanità perché ha bisogno di essere amata e riconciliata, di essere incoraggiata a camminare sulle strade della carità e della fraternità proprio come ci ha insegnato il Signore Gesù.

Voi vivete tutti e tutte in comunità e in fraternità, piccole o grandi che siano. La vostra testimonianza di fraternità è annuncio profetico. È vocazione alla quale voi stessi, per conto del Signore, chiamate le nostre comunità parrocchiali e le nostre famiglie.

Soprattutto, la situazione delle nostre famiglie e delle nostre parrocchie, infatti, rende preziosa la vostra testimonianza in ordine alla fraternità.

La riduzione del numero dei presbiteri verso cui stiamo andando restituisce l’importanza della vita fraterna. Non ci sarà più un presbitero per ogni parrocchia e per ogni servizio religioso e questa nuova situazione evidenzia l’urgenza di chiamare altri perché continui l’annuncio del Vangelo in mezzo alle nostre case, tra la gente e, soprattutto, tra la povera gente. Penso non a individui o a leader isolati, ma a comunità fraterne che possano tenere viva la fiamma della fede e il seme del Vangelo.

Le nostre parrocchie non hanno ancora maturato in modo sufficiente la consapevolezza di essere comunità a cui il Signore ha affidato l’annuncio del suo amore, né si percepisce la coscienza della comune vocazione a vivere in fraternità cristiane, familiari o comunitarie. Siamo cresciuti sentendoci utenti della struttura ecclesiastica, affezionati, disponibili, collaboratori…, ma utenti: è una forma di clericalismo a cui ci siamo adattati tutti noi cristiani.

Qualcuno pensa impossibile che i cristiani possano sentirsi fratelli e sorelle, che possano sentirsi famiglia, che possano aiutarsi reciprocamente, sostenere qualcuno: è impossibile – si pensa – sopportarsi, superare i nostri individualismi, i nostri edonismi soprattutto in una dedizione che porti a dire quella difficile condizione “per sempre”. Ma è proprio questo lo spazio della vostra testimonianza e missione: l’impossibile per il mondo.

Carissime sorelle e fratelli consacrati al Signore, costituiti come segno della consacrazione di ogni battezzato: abbiamo bisogno della vostra testimonianza, della vostra profezia, della vostra parola. Ne hanno bisogno i vostri fratelli e sorelle cristiani che vivono nel mondo tra rovi, sassi, terra battuta… ne hanno bisogno presbiteri, diaconi, sposi, catechisti e animatori di liturgie, di carità, uomini e donne cristiani inseriti in professioni e nei mondi della scienza, della cultura, della politica… Tutti hanno bisogno della vostra testimonianza.

Diteci, raccontateci che è possibile la fraternità! Volersi bene vuol dire anche manifestare quanto bene vogliamo a Gesù.

Diteci che ci sono oasi di fraternità dove comunicarci esperienze di fede, dove respirare pace, dove incontrare il silenzio.

I vostri “no” al denaro e alle ricchezze di questo mondo, i “no” all’istinto sessuale e all’istinto di far valere la propria volontà, i “no” alla ricerca di potere, sono in realtà un grande “Sì”. Sono il Sì cristiano, un grande “Sì” alla vita fraterna per la quale il Signore Gesù è stato e tuttora abita tra noi e sempre dice: «amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi».

Per rendere possibile la vita fraterna e comunitaria, per cantarne la coerenza con il mistero stesso di Dio che è comunione, voi rinunciate a piccole cose umane e belle, ma in realtà scegliete la parte migliore: Gesù e il suo Vangelo.

Venite a dirlo nelle nostre comunità, annunciate nelle nostre case com’è bello e gioioso che i fratelli vivano insieme, raccontate che ci riconosceranno suoi discepoli dall’intensità dell’amore fraterno.

Annunciate che è possibile vivere l’amore e la carità nella gioia.

Vivete per annunciare il Vangelo, con tutto voi stessi.

+ Claudio Cipolla

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