Un supplemento d'anima per il bene comune

Siamo giunti alla quinta domenica di Quaresima e dovremmo fare una verifica: qual è il nostro impegno per “ascoltare” il Signore, per entrare in colloquio con Lui nella preghiera, per uno stile di vita sobrio, partecipare attivamente alla vita della nostra comunità, avendo a cuore il bene comune?

La Pasqua si avvicina e sarebbe triste lasciar passare invano il dono che la Bontà di Dio ci offre. Scuotiamoci, dunque, e diamo una svolta salutare alla nostra vita. Le Letture di questa domenica ci dispensano un insegnamento molto denso. Colpisce la domanda di alcuni Greci: «vogliamo vedere Gesù». In verità, Gesù si può “vedere” solo con gli occhi della fede, lo si può riconoscere solo lasciandoci “attirare” da Lui, dal suo sconfinato Amore manifestato dalla Croce e Risurrezione. Cerchiamo di conoscere più profondamente Gesù, lasciamoci “attirare” dal suo sconfinato Amore! È stato detto che si vede bene soltanto con il “cuore”. Ed ecco che la I Lettura ci ha riportato la promessa divina: «porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore» (Ger 31, 33). Il dono della Nuova Alleanza è precisamente “un cuore nuovo”, “uno spirito nuovo”. Questo dono l’abbiamo ricevuto nel Battesimo e nella Cresima. Il “cuore” sta a significare il centro più intimo di noi stessi, da cui nascono i desideri e le intenzioni, buoni o cattivi. Gesù ha dato un valore preminente all’“interiorità”, alla rettitudine e alla “pulizia” interiore, denunciando il perbenismo di facciata che nasconde il marciume. Attenzione, tuttavia, ad un altro atteggiamento errato. Non dobbiamo essere noi a “giustificarci”. 

Nella II Lettura abbiamo ascoltato che Gesù, «pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì» (Eb 5, 8). San Paolo dice: «facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2, 8). Penso che, riflettendo a fondo, troviamo qui delle indicazioni di grande importanza per il discernimento del bene comune e la sua attuazione. Anzitutto, a ben considerare, la crisi attuale in vari campi, è una crisi di “valori”; riguarda cioè il bene, le scelte etiche e di libertà che noi facciamo. Il bene e la verità, come il male e la menzogna partono dall’interno dell’uomo e poi si cristallizzano nelle “strutture” sociali le quali, a loro volta ci condizionano. Il Papa ha detto: «Se al progresso tecnico non corrisponde un progresso etico dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore, allora esso non è un progresso, ma una minaccia per l’uomo» (Benedetto XVI, Spe Salvi, n. 31). 

C’è davvero bisogno di un cuore nuovo e di uno spirito nuovo; c’è bisogno di rivedere il concetto e la prassi di un benessere che ha portato anche tanto malessere. In secondo luogo, occorre convertirsi dall’idolatria del proprio Io, dal considerare il nostro Io, la nostra libertà come fonte autonoma di verità e di bene. Noi siamo nel Bene e nel Giusto non quando obbediamo al nostro Io, ma alla Verità. Gesù ha affermato: «La verità vi farà liberi» (Gv 8, 32). Quando, disobbedendo alla retta coscienza, non si compie il bene lo Stato è sempre più costretto a ricorrere al controllo e ad una caterva di leggi esterne, come accade oggi. La libertà allora si rovescia nel suo contrario. Al posto dell’individualismo e della ricerca di interessi privati, siamo chiamati a proporci la comunione interpersonale e la ricerca del bene comune. Nella fase attuale della società il compito dei cristiani e delle comunità cristiane è diventato ancora più importante e urgente. Siamo più che mai chiamati a immettere un cuore nuovo e uno spirito nuovo nella società odierna, nelle sue istituzioni, nella famiglia, nel mondo del lavoro, dell’economia e della politica. 

Già un autore dei primi secoli aveva la convinzione che «ciò che l’anima è nel corpo, i cristiani lo sono nel mondo» (Lettera a Diogneto). E rendendosi conto della necessità di questo compito diceva: «è tanto nobile il posto che Dio ha assegnato ai cristiani che a nessuno è permesso disertare». Un cristianesimo debole e insignificante non rende un autentico servizio al bene comune della società. Accogliamo la grazia della Quaresima per rinnovarci interiormente e testimoniare i valori cristiani nel nostro ambiente di vita. Sono stato contento di accompagnarvi con le mie riflessioni durante questo tempo di Quaresima. 

Vi auguro di vivere intensamente la settimana santa e di celebrare con intima gioia la santa Pasqua. Implorando la benedizione del Signore mi confermo 

Vostro aff.mo in Cristo 
Antonio, vescovo

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