La pace? Un “terzo tempo” fatto di fratellanza

Un'intervista a Marco Illotti, presidente del Csi Padova

La non violenza: stile di una politica per la pace” è lo slogan della marcia della pace che come ogni anno il 1 gennaio anima in forme diverse le vie della città. Il messaggio di papa Francesco, in occasione della 50ma giornata mondiale della pace, diffuso lo scorso 8 dicembre, è ovviamente il centro della proposta.

Organizzata dalla diocesi di Padova, con il patrocinio del comune di Padova, la marcia per la pace vede ogni anno il coinvolgimento di tante persone e realtà impegnate sul fronte della pace, declinata nelle sue più diverse sfumature.

«Siamo grati al papa per i suoi ripetuti appelli al dialogo e alla pacificazione, come quello lanciato in questo Natale, per la “martoriata Siria” e la città di Aleppo, teatro, come ha detto “di una delle battaglie più atroci” – sottolinea Marco Illotti, presidente del Csi Padova, una delle realtà, che assieme a comunità di Sant’Egidio, Noi associazione, Fuci, associazione Papa Giovanni XXIII, Acli Padova, Ordine francescano secolare, Csi Padova, Movimento dei focolari, coordinano la marcia – L’impegno di papa Francesco è un impegno costante per la costruzione di un mondo di pace per tutti, a partire dai più poveri e dalle periferie umane e geografiche del nostro pianeta. Facciamo nostro il desiderio del papa: “Possa la nonviolenza” scrive nel messaggio di questo primo gennaio “diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme. La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato».

La marcia prende avvio alle 15 sul sagrato della Cattedrale a Padova e si conclude, dopo una tappa davanti al Municipio e sul sagrato della chiesa di San Gaetano, dentro Santa Sofia, dove alle 17, il vescovo Claudio prediede la celebrazione eucaristica.

«C’è bisogno infine che i credenti, ma anche le istituzioni, scelgano la solidarietà come espressione della nonviolenza nella vita delle città e dei paesi in cui abitiamo verso i migranti, i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura.

È con questo passo di pace che il primo gennaio, qui come in tante altre parti del mondo, vogliamo cominciare un nuovo anno di lavoro e di speranza. Perché, ce lo chiedono con forza i poveri e le vittime di tante guerre, sia presto pace in tutte le terre!».

La marcia silenziosa attraversa il centro di Padova.

«La marcia sarà l’occasione, pur camminando, di “sostare”, come richiama l’anno pastorale in corso – aggiunge Illotti – nel senso di fermarsi e prendere consapevolezza dei tanti conflitti vicini e lontani e cogliere stili virtuosi di non violenza, per favorire una convivenza rispettosa che dia spazio alla dignità di ciascuno. Sostare nella nostra città per ridare i colori di pace ripensando nuove modalità, nuove strade, metodi e atteggiamenti per vivere insieme e costruire in maniera concreta la pace».

Anche lo sport può essere via di pacificazione, proprio nel suo obiettivo educativo.

«Lo sport mette in campo tutti, mette in contatto tutti – aggiunge il presidente del Csi Padova – in un continuo confronto che alla fine, indipendentemente da chi vince o chi perde, introduce a un “terzo tempo” fatto di umanità, fratellanza e comunione che da spazio alla dignità e rispetto di ciascuno facendoti sentire, in un certo senso, amico per sempre. Mi piace ricordare la partita per la pace voluta recentemente da papa Francesco con tutti i più grandi campioni del mondo del calcio e il miracolo del 25 dicembre 1914 definito “Il silenzio delle armi”, la tregua di Natale. Tedeschi e inglesi al fronte non più nemici per una notte e un giorno. Fu un iniziativa presa dal basso, dai soldati che uscirono dalle trincee del fronte occidentale per andare a salutare e fare gli auguri ai nemici senza nessun comando dall’alto. Il miracolo di una partita di calcio giocata nella terra di nessuno, tra i due fronti, che sarebbe finita tre a due per i tedeschi con alla fine scambio di doni, bottoni, tabacco e sigarette. Questo momento tregua di Natale venne quindi vista come la dimostrazione che gli uomini sono fondamentalmente buoni e che erano spinti alla guerra da governi stupidi e irresponsabili, tanto che appena liberi di farlo avevano scelto la pace e la fratellanza…..e una partita a pallone!».

Claudia Belleffi

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