Religione, innovazione e digital humanities. Una ricerca sui giovani e la Chiesa Cattolica a Padova

L’esperienza del Sinodo dei Giovani

“Religione, innovazione e digital humanities. Una ricerca sui giovani e la Chiesa Cattolica a Padova” è stato il tema del workshop che si è svolto questa mattina, martedì 5 novembre, nella sede del Centro ISR della Fondazione Bruno Kessler di Trento: un momento per esaminare l’esperienza del Sinodo dei Giovani di Padova come caso di innovazione religiosa.

Marco Guglielmi, giovane ricercatore del Centro Kessler, ha condotto un’analisi di topic modelling, attraverso dei particolari software, del notevole corpus di dati testuali a disposizione con l’obiettivo di individuare le questioni e gli argomenti più tematizzati: oltre 2000 pagine di relazioni dei gruppi sinodali che hanno coinvolto quasi 5000 giovani partecipanti alla prima fase del Sinodo (giugno-ottobre 2017).

«Un dato interessante che emerge dalla ricerca, che dovrebbe confluire a breve in una pubblicazione, è che l’idea di fede dei giovani partecipanti è quella di una fede “significante”, osserva Guglielmi,  una fede cioè capace di significare, di dare un significato in un mondo indifferente o dai molteplici significati».

Diverse provocazioni sono emerse dall’analisi del lessico usato dai giovani per narrare la propria vita, i propri spazi, gli ambienti aggregativi e l’idea stessa di parrocchia, connotata da una serie di esperienze positive (Grest, momenti estivi,…) e alcuni lemmi problematici (chiusura, esclusione, giudizio).

Il processo del Sinodo, illustrato nelle sue fasi principali nella relazione di don Paolo Zaramella e Giorgio Pusceddu per l’Ufficio diocesano di Pastorale dei Giovani della diocesi di Padova, secondo i giovani dei gruppi sinodali non deve fermarsi: la principale proposta che emerge dall’analisi dei dati è che «possa riproporsi ciclicamente nella Chiesa, per valorizzare i consigli e le prospettive dei giovani all’interno della Chiesa stessa», conclude Guglielmi.

 

condividi su