Messa crismale

In occasione della Messa crismale del Giovedì Santo, che quest’anno ha visto anche la presenza del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede S. E. Card. William Joseph Levada (che trascorre la settimana santa nell’Abbazia di Praglia) e dei vescovi emeriti mons. Alfredo Magarotto e mons. Antonio Menegazzo, il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, ha invitato i preti a rinnovare le promesse di vivere il proprio ministero «con spirito di fede, di generoso servizio ispirato dalla carità verso il Signore e le comunità a voi affidate, di fiducia incrollabile nella grazia dello Spirito Santo ricevuto nell’ordinazione». Ma in particolare, anche alla luce della ormai imminente visita del Papa Benedetto XVI alle Chiese del Nordest, ha sottolineato «la dimensione essenziale della comunione ecclesiale». «È importante – ha detto durante l’omelia – che sappiamo interiorizzare e integrare la figura e il ministero del Papa nella nostra vita ordinaria di fede, radicata nella Chiesa universale».
«Chiesa universale e Chiesa particolare – ha ripreso – sono inclusive una nell’altra. L’unità della comunione ecclesiale si manifesta e si rinnova nella celebrazione dell’Eucaristia che unisce le diverse Chiese particolari nell’unico Signore. L’Eucaristia è il sacramento che ha come effetto l’unità della comunità, unita dal respiro cattolico universale (…) Proprio dalla celebrazione eucaristica ben compresa sorge quindi l’esigenza dell’apertura di ciascuna comunità celebrante verso la comunione con il proprio vescovo, principio visibile di unità della Diocesi, e di ogni Chiesa particolare verso il Papa, principio visibile di unità per tutta la Chiesa. Perciò il Papa dev’essere considerato come una presenza “immediata” nella vita della Chiesa diocesana. Il vescovo con l’ordinazione diviene allo stesso tempo principio visibile di unità della Chiesa locale e membro del Collegio apostolico con il Papa riconoscendo nel Papa, quale successore di Pietro, il Pastore universale. Come membro del Collegio apostolico unito al Papa, al vescovo compete la “sollecitudine per tutte le Chiese” (Christus Dominus, 3). Di conseguenza, anche i presbiteri, quali collaboratori del vescovo, hanno una missione non ristretta alla comunità che servono, ma aperta alla missione universale».
 
Il vescovo ha quindi invitato a «superare un’impostazione spirituale e pastorale “intimistica-individualistica-localistica” della comunità cristiana e della vita e del ministero presbiterale, aprendoci alla relazione-comunione con il Papa e il vescovo, articolando la parrocchia con la Diocesi, il locale con l’universale senza disgiungerli o contrapporli».
E ha sollecitato a «custodire e praticare le forme di unità cattolica che sono: l’unità di fede; l’unità di disciplina accogliendo e rispettando l’autorità di governo della Chiesa; l’unità di culto e dei sacramenti (…) l’osservare la disciplina e le norme del diritto non è estraneo alla autentica carità; ne è piuttosto un’espressione. Diversamente rischiamo di agire in modo soggettivistico, per non dire arbitrario, col rischio di rompere la comunione, di non tener conto dei diritti e delle legittime esigenze degli altri; il che non sarebbe esercizio di autentica carità e comunione».
 
Infine il vescovo ha evidenziato «il ministero di guida e di discernimento della fede» proprio del successore di Pietro: «Di questo discernimento abbiamo particolarmente necessità nel nostro tempo caratterizzato da rapide e profonde trasformazioni culturali, dalla complessità, dal pluralismo e dal relativismo, dalla confusione sul piano dottrinale ed etico. Ricordiamo che a noi, come ministri ordinati, incombe la grave responsabilità di predicare integralmente la rivelazione e la fede della Chiesa; mentre i fedeli hanno il diritto di conoscere non tanto le nostre idee e opinioni personali, ma la rivelazione di Dio».
In allegato il testo integrale dell'omelia
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