La parrocchia e il bene comune

Domenica scorsa abbiamo considerato le “dieci parole” che Dio ha consegnato al suo popolo come legge di sapienza e di vita per il bene comune di ciascuno e di tutti. Oggi, la prima Lettura ci ricorda un’epoca dolorosa attraversata dal popolo dell’Alleanza. Il popolo d’Israele si trova in esilio, lontano dalla Terra Promessa, senza il Tempio. 

Il racconto biblico ci fa sapere di una diffusa disobbedienza alla legge di Dio. Era venuto meno il senso del bene comune spirituale e materiale. Ma Dio non abbandonò il suo popolo. Mosso da compassione, ispirò il re di Persia, Ciro, ad emanare un decreto in cui era detto agli Ebrei: «Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga» (Cf 36, 23 ), torni cioè a Gerusalemme. Possiamo applicare a noi e alla nostra odierna situazione queste parole. 

Anzitutto, prendiamo coscienza della nostra appartenenza al popolo di Dio, che è la Chiesa, di cui la parrocchia forma una “cellula” viva. Il Concilio Vaticano II ha così messo in luce il valore di questa appartenenza: «Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che Lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse» (LG 9). Ciascuno di noi, in forza del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia è membro del popolo di Dio, che è definito anche come “corpo”, corpo di Cristo e della Chiesa. 

Come popolo di Dio, che vive nella società e nella storia, stiamo attraversando un momento complesso e critico che potrebbe essere paragonato al periodo difficile vissuto dal popolo di Dio dell’Antica Alleanza. Dio, tuttavia, non smette di offrirci il “ritorno” ad una vita rinnovata dall’esperienza dell’esilio, la conversione da un’esistenza “alienata” da tante “dipendenze” alla vera libertà. Una delle peggiori dipendenze è quella dall’egoismo. Dio ci chiama a “salire” in alto, a liberarci dalle schiavitù, a ricostruire il Tempio, e cioè la relazione con Lui, e insieme la relazione con la nostra comunità. Il cammino quaresimale e la Parola di Dio ci stimolano ad una partecipazione attiva e responsabile alla vita della nostra comunità parrocchiale, per attingervi luce e forza spirituale nell’incontro con Dio. Ricordiamoci poi che «a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune» (ICor 12,9). 

Ciascuno di noi, quindi, può e deve contribuire al bene della propria comunità mettendo al servizio del prossimo i “talenti” che ha ricevuto. Un malato, ad esempio, può contribuire moltissimo al bene comune della parrocchia con la preghiera e unendo le proprie sofferenze a quelle di Cristo. Il discernimento e l’attuazione del bene comune della parrocchia devono essere l’obiettivo fondamentale del Consiglio pastorale e del Consiglio per gli affari economici, senza trascurare le necessità dei poveri. Il Vangelo ci ha riportato l’incontro di Nicodemo con Gesù. Anche nelle comunità parrocchiali ci sono i Nicodemo, che cercano Gesù di nascosto, che sono alla ricerca di chiarimenti ai loro dubbi e di un senso più alto da dare alla vita. Lo siamo anche noi, almeno qualche volta. Gesù apre un orizzonte nuovo ed eccelso: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). 

È l’orizzonte dell’Amore sconfinato e universale di Dio. Ci crediamo veramente? Oggi alle nostre comunità si aprono nuovi spazi e frontiere d’incontro con il “mondo”: persone che si erano allontanate e fanno ritorno; persone che cercano riferimenti sicuri in una società frammentata e smarrita; persone provenienti da culture e religioni diverse alla ricerca di un futuro migliore e che talora chiedono di conoscere la fede cristiana; persone sole che domandano o attendono silenziosamente un po’ di attenzione e di ascolto. Anche un uomo non appartenente al popolo dell’Alleanza – come Ciro – può diventare portavoce di Dio. La Quaresima è tempo di grazia che sollecita le nostre comunità a riconoscere i segni e le “sorprese” di Dio. E noi, siamo attenti agli appelli e alle attese che ci vengono da questo “mondo” amato da Dio? La ricerca del bene comune ci chiede di sapervi rispondere con generoso impegno. Vi accompagno nel cammino verso la Pasqua con la mia benedizione. 

Antonio, vescovo

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