Ero forestiero e mi avete ospitato (Mt 25,35)

Alle comunità cristiane della diocesi
La Chiesa di Padova di fronte all’emergenza di migranti dal Nord Africa

 

La Chiesa di Padova è direttamente interpellata dall’emergenza profughi e migranti che sta riguardando il nostro Paese in questo periodo. Alla Caritas Diocesana viene ora richiesto, anche dalle competenti Autorità e in particolare dalla Prefettura di Padova un aiuto concreto per favorire una risposta umanitaria di accoglienza.
 
In pochi mesi le nostre comunità si sono sentite interpellate da emergenze diverse: prima la crisi economica e i suoi riflessi negativi sulle famiglie; poi l’alluvione che ha colpito molte parti del territorio delle nostre province; ora la richiesta di ospitalità per questi migranti. Le comunità cristiane non si sono mai fatte pregare; attraverso le Caritas parrocchiali ha preso consistenza una grande ed efficace rete di solidarietà, collaborando in vario modo con le istituzioni civili. Concretamente ci viene chiesto di dare ospitalità ad un certo numero di immigrati in strutture edilizie che in qualche modo fanno capo alla comunità cristiana e alle comunità religiose e che siano attualmente fruibili.
 
Questa richiesta umanitaria arriva a noi nell’imminenza della Pasqua in cui celebriamo i misteri della Croce e della Risurrezione di Cristo. Per questo non riusciamo a veder questa emergenza estranea alla Pasqua di Cristo immolato e risorto per tutta l’umanità.
 
Non ci nascondiamo la complessità della situazione, le implicanze di natura politica, ideologica, economica, di ordine pubblico, ecc.; siamo consapevoli anche delle competenze che spettano ai pubblici poteri piuttosto che alle realtà ecclesiali. Tuttavia la Diocesi, attraverso la Caritas diocesana ha ritenuto di potere e dovere accogliere l’appello, in spirito di collaborazione, senza alcuna pretesa di sostituirsi alle istituzioni pubbliche, e senza illudere nessuno di poter risolvere da sola il problema, ma offrendo un aiuto parziale e limitato nel tempo.
 
Questi immigrati sono persone: sono persone in pericolo, senza possibilità di vivere in modo conforme alla propria dignità e ai propri diritti; spesso si tratta di famiglie divise ingiustamente e violentemente. Per noi cristiani sono fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre nostro, al di là del colore della pelle, della lingua che parlano, della religione che professano.
 
Sappiamo per esperienza che tutto questo creerà qualche problema alle comunità parrocchiali che accolgono: è inevitabile. Sarà forse motivo di dibattiti e di confronti. Il flusso migratorio in pochi anni ha già cambiato e cambierà ancora il tessuto demografico, etnico, culturale e religioso dell’Italia e del nostro territorio. Dobbiamo prenderne atto senza chiusure e senza paure; con capacità di seria riflessione culturale e facendo appello alle convinzioni religiose e morali che hanno sempre contraddistinto la fede e la prassi cristiana delle nostre popolazioni.
La Diocesi avrà cura di accompagnare queste esperienze di accoglienza attraverso gli organismi pastorali che operano nel settore.
 
Vogliamo anche sperare che emergenze come questa siano per le comunità cristiane, anche questa volta, gesto concreto di amore a Dio e al prossimo, occasione di discernimento in vista del bene comune, esempio di solidarietà, segno e profezia per il mondo di oggi e di domani.
 
 Antonio Mattiazzo, vescovo
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