Don Marcello Volpato è tornato al Padre

Martedì 9 luglio le esequie presiedute dal vescovo Claudio

È mancato venerdì 5 luglio 2019 all’Opera della Provvidenza di Sarmeola di Rubano (Pd) dove era ospitato dalla primavera, don Marcello Volpato (1934-2019).

La Chiesa di Padova ha annoverato tra i suoi sacerdoti, per 61 anni, la cara e bella figura di don Marcello, un presbitero innamorato della vocazione che Dio gli aveva messo nel cuore e che ha cercato fino all’ultimo di dare corpo a quella paternità che derivava dal ministero sacerdotale.

Don Marcello, nato a Montegalda il 28 giugno 1934 in una famiglia dalle profonde radici cristiane, visse gli anni della sua infanzia a contatto con dei sacerdoti che ne hanno segnato la crescita umana e cristiana, tanto da essere ricordati con profondo affetto nel testamento spirituale (don Igino Strazzacappa, don Antonio Zamperetti, don Romolo Marangoni). Nel contesto semplice e genuino della famiglia e della comunità cristiana di Montegalda si sviluppò il suo desiderio di diventare prete ed entrò nel seminario del “Barcon” nell’ottobre del 1945, a guerra appena terminata, con tutte le difficoltà che segnavano le famiglie, la società civile e anche la Chiesa di quel tempo. Ogni anno, fino a non molto tempo fa, in occasione dell’anniversario dell’entrata in Seminario, partecipava volentieri all’incontro con i compagni di classe e anche con gli amici che, dopo qualche tempo trascorso in Seminario, avevano preso altre strade. Recentemente, quando con il sopraggiungere delle difficoltà aveva chiesto di poter entrare nella comunità dei preti dell’OPSA, uno dei libri che aveva gradito portare con sé era stato proprio quello che porta il titolo: Caro vecchio Barcon, del quale amava sfogliare le pagine e guardare le foto, rivivendo i dolci ricordi di quegli anni, difficili e belli allo stesso tempo. Don Marcello ha voluto ricordare nel testamento spirituale anche i superiori e i formatori del Seminario, riconoscendovi il tempo e il luogo necessario per la giusta preparazione al successivo ministero.

Il 13 luglio del 1958 venne ordinato sacerdote e ricevette l’incarico di cappellano a Conselve. Vi giunse la prima volta, ma in modo particolare: partito da Montegalda e arrivato a Padova, si trovò senza i soldi per l’autobus che doveva portarlo a destinazione. Fermatosi alla parrocchia della Guizza, chiese un aiuto al parroco don Fortunato Gambin il quale, preso da commozione nei confronti del pretino novello, gli diede i soldi mancanti e lo abbracciò paternamente.

Nel 1962 passò come cappellano alla parrocchia cittadina del Carmine: don Marcello ricordava di aver ricevuto una cartolina nella quale si indicava il giorno dell’arrivo, lo si invitava a presentarsi al vicario foraneo e gli veniva comunicato che avrebbe vissuto in una casa per conto proprio. Di quella esperienza ricordava soprattutto la figura esemplare di mons. Alfredo Battisti, allora vicario generale, che viveva al Carmine e celebrava la santa messa in Basilica con un altissimo concorso di popolo.

Nel 1968 gli fu chiesto di diventare arciprete di Castelbaldo: un’esperienza che lo avrebbe segnato in modo indelebile. Il predecessore lo aveva consigliato di voler bene a tutti, indistintamente, senza guardare a simboli, colori e appartenenze. Facendo tesoro di questo, don Marcello riuscì a entrare in tutte le famiglie.

Nel 1977 divenne parroco a San Tommaso di Albignasego. Il paese stava vivendo una prima importante espansione ed era necessario dare un’impostazione pastorale alla comunità. Vi rimase per 35 anni, dando prova di una convinta paternità. Oltre al riordino delle opere parrocchiali, volle in maniera lungimirante l’ampliamento della Scuola dell’Infanzia che sarebbe diventata un servizio importante per le numerose nuove famiglie che nel decennio del 2000 si insediarono nel quartiere.

Don Marcello è stato un prete ordinario e tradizionale in ambito pastorale, ma straordinario nelle relazioni umane. Ha avuto anche la grazia di essere sempre amato dalla sua famiglia, dai fratelli, dalle sorelle e dai nipoti, tra i quali è rimasto fino all’ultimo, custodito e coccolato. Negli ultimi mesi, consapevole del declino fisico, aveva chiesto l’accoglienza dell’OPSA: vi si era recato in modo sobrio, portando praticamente nulla con sé se non le sue doti di uomo e di prete dal cuore grande.

Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio martedì 9 luglio, alle ore 16, nella parrocchia di San Tommaso di Albignasego.

«Chiedo perdono a quanti non sono stato di buon esempio, o che ho disgustato. Cerchiamo di essere sempre accoglienti e con il sorriso, specialmente con i piccoli, attraverso i quali possiamo arrivare alle famiglie. Siamo pazienti e forti con i giovani; sempre misericordiosi e pieni di pietà verso anziani e malati» (Testamento spirituale).

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