Chiusura del processo diocesano per la beatificazione della Serva di Dio Maria Borgato

Sabato 6 ottobre alle ore 16 nella chiesa parrocchiale di Saonara (Pd)

Si chiude sabato 6 ottobre 2018, con la 52a e ultima sessione, il processo informativo diocesano per la causa di beatificazione o dichiarazione di martirio della Serva di Dio, Luigia Maria Pulcheria Borgato (a tutti nota come Maria Borgato), fedele laica consacrata alla Compagnia di Sant’Orsola – Istituto secolare di Sant’Angela Merici. Una vita, la sua, consacrata a Cristo e ai fratelli, Maria Borgato operò nella catena di solidarietà avviata da padre Placido Cortese nell’aiuto ai soldati in fuga; tradita da uno di loro fu arrestata il 13 marzo 1944 e poi deportata nel campo di Ravensbrück e successivamente venne trasferita allo Jugendlager, da dove non uscì più.

La chiusura del processo si terrà alle ore 16, e sarà presieduta dal vescovo Claudio Cipolla, nella chiesa di San Martino di Saonara (Pd). Ad aprire ci sarà il saluto del parroco di Saonara, don Francesco Monetti, cui seguirà l’intervento del coordinatore generale della causa e vice postulatore mons. Pietro Brazzale, che illustrerà i passi fatti in questi tre anni di lavoro e il materiale raccolto che sarà trasmesso alla Congregazione vaticana per le Cause dei Santi.

Ci saranno poi i momenti ufficiali di chiusura del processo diocesano: la lettura del verbale da parte del notaio attuario, don Emilio Moro; il giuramento del postulatore mons. Giuseppe Magrin, nominato portatore del processo a Roma; la firma del verbale da parte del vescovo e dei membri del tribunale; la chiusura dei tre contenitori dei documenti e il sigillo al plico delle lettere.

Luigia Maria Pulcheria Borgato venne alla luce a Saonara di Padova il 7 settembre 1898 da Antonio Borgato e Rosa Pagnin, prima di quattro figli. Nacque con una lussazione all’anca destra e nonostante un primo intervento a sei anni, rimase “zoppa” e rifiutò ulteriori interventi.

Cresciuta in una tranquilla famiglia di contadini, monto devota, si alimentò fin da giovane dei valori della fede e della dottrina cristiana e ben presto manifestò il desiderio di farsi suora, con il sogno di essere missionaria in Africa, ma la sua menomazione le impedì di perseguirlo. Perciò Maria Borgato visse la sua dedizione agli altri con vero spirito di carità, consacrandosi a Cristo nel suo ambiente di vita, frequentando e seguendo la regola di vita della Compagnia di Sant’Orsola, fondata da sant’Angela Merici.

Fu soprattutto nel periodo della seconda guerra mondiale che Maria Borgato diede testimonianza di gratuito sacrificio e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si prodigò per aiutare e dare ospitalità ai soldati che fuggivano dai campi di lavoro, ricercati dai tedeschi. Maria li ospitava in casa o nel fienile, procurava loro vestiti, documenti e li accompagnava di notte alla stazione di Padova dove venivano aiutati ad espatriare grazie alla catena di solidarietà guidata dal francescano padre Placido Cortese. La sua opera continuò fino al 13 marzo 1944 quando venne arrestata insieme al fratello Giovanni e alla nipote Delfina a seguito del tradimento da parte di una persona che aveva ospitato. Condotta in caserma venne più volte brutalmente interrogata ma, nonostante le minacce e le percosse, non rivelò alcun nome. Venne quindi reclusa prima nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia e successivamente nel carcere di smistamento di Bolzano. Da qui, il 6 settembre 1944, chiusa in un carro bestiame, fu deportata nel lager di Ravensbrück a 80 chilometri da Berlino. Maria Borgato divenne “l’angelo” del campo e pregava incessantemente nonostante le proibizioni. La sua inabilità al lavoro le aprì presto la strada del “forno crematorio”: venne trasferita allo Jugendlager alla fine di marzo 1945 e da lì non uscì più.

 

fonte: ufficio stampa della diocesi di Padova

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